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Se non le donne, chi?

Se non le donne, chi?

(11 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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8 MARZO 2015: KOBANE INSEGNA

(7 Marzo 2015)

Il fenomeno dell'oppressione femminile, della discriminazione e della disuguaglianza è ben radicato nella società capitalistica: le donne sono da sempre marginalizzate nel lavoro e nella vita sociale/politica/sindacale.

Nei Paesi dipendenti le donne subiscono soprusi e violenze solo per il fatto di essere donne: vivono in miseria, economicamente dipendenti da mariti che spesso non hanno scelto, private dei diritti civili e umani, mutilate, sfregiate, rapite, violentate, uccise. Nei Paesi imperialisti le donne vivono una condizione di discriminazione e di disuguaglianza e violenza ma nella illusoria e pericolosa convinzione, però, di essere libere.

A questa ondata di violenza, che si configura come una vera e propria guerra, le donne stanno rispondendo in modi e toni che esulano dalla figura fragile e debole che l’ideologia dominante ci ha abituati a conoscere.

Spagna, Brasile, India, Siria, Egitto, Palestina, ma soprattutto Kobane dimostrano la forza della lotta delle donne. Alle compagne curde in particolare va tutta la nostra solidarietà, a loro che ci stanno dimostrando come la liberazione delle donne passi attraverso il ribaltamento di un sistema, come la liberazione delle donne debba avvenire con l’unione di uomini e donne, come il grado di evoluzione di una nazione si dimostri dal modo in cui tratta le donne.

E' necessario respingere l'attacco in corso e rivendicare il pieno impiego contro flessibilità e precarizzazione, uguali salari per uguali mansioni, servizi pubblici sotto il controllo delle donne e degli operatori come asili nido, lavanderie e mense sociali di quartiere, centri per anziani e disabili, è necessario riprenderci i consultori pubblici con libero accesso (senza limite di età) per le giovani donne che si avvicinano alla sessualità, per non tornare al passato quando le donne morivano a migliaia a causa degli aborti clandestini, difendiamo la legge 194 sull'aborto e la sua piena applicazione anche con l'uso della pillola RU486; non permettiamo al nostro Stato, come è avvenuto in Spagna, di modificare la legge limitandone la sua applicazione favorendo così il ritorno dell'aborto clandestino.

Solo con l'abbattimento del capitalismo si avrà la liberazione della donna, come di tutta la classe lavoratrice, dall'oppressione e dallo sfruttamento!

Patrizia Cammarata - Commissione Lavoro Donne del Partito di Alternativa Comunista
(sezione italiana della Lit-Qi-Lega Internazionale dei Lavoratori-Quarta Internazionale )

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