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Tunisia – Un attacco alla rivoluzione

(19 Marzo 2015)

tunisiattack

Il terribile attentato di ieri a Tunisi che ha causato più di venti morti è un attacco diretto alla rivoluzione tunisina. La strage al museo del Bardo mira a seminare il terrore tra la popolazione, che in gran parte, anche alle ultime elezioni, aveva rigettato le frange più estremiste dell’islamismo politico. I terroristi sperano così di far avanzare il loro progetto di costruzione di uno stato islamico attraverso il terrore e il caos. Colpendo i turisti stranieri puntano, d’altro canto, a colpire il settore trainante dell’economia tunisina, il turismo, che ora rischia di subire una nuova battuta di arresto.

Non è, però, la prima volta che i gruppi armati “islamisti” colpiscono il paese. Ricordiamo che solo due anni fa furono colpiti morte due dei principali esponenti della sinistra tunisina, Chokri Belaid e Mohamed Brahmi. I terroristi hanno, inoltre, cercato di seminare il terrore nei villaggi alla frontiera con l’Algeria. All’epoca furono poche le voci di sdegno che si sollevarono a livello internazionale. La reazione della popolazione tunisina, in particolare delle lavoratrici e dei lavoratori, non è mai tardata. Nel 2013, le città furono attraversate da grandi mobilitazioni che protestavano contro il partito islamista, Ennahda, allora al potere. Proprio questo partito ha in quegli anni protetto le milizie islamiste facilitandone la crescita. Le mobilitazioni lo indebolirono. Tuttavia, nonostante la vittoria delle forze laiche, alle ultime elezioni, Ennahda è stato accolto nel nuovo governo.

Non dobbiamo stupirci di ciò. L’attuale primo ministro, Habib Essib, e il ministro degli interni avevano già fatto parte della squadra del dittatore Ben Ali. Oggi chi governa in Tunisia non esprime le speranze della rivoluzione, ma è al servizio delle classi dominanti e non costituisce affatto, come pensano in molti oggi, un bastione contro l’avanzata dei gruppi terroristi che si richiamano all’Islam politico. Anzi, le loro politiche economiche schiettamente liberiste costituiscono uno dei terreni su prospera l’ “islamismo politico” che attraverso la rete delle moschee e le sue strutture caritatevoli costruisce attorno ad esso un forte consenso.

In questo frangente l’attentato rischia di rafforzare in “nome dell’unità nazionale” quelle misure repressive nei confronti di coloro che si mobilitano e lottano per i propri diritti nel paese, in particolare i militanti delle organizzazioni del movimento operaio (ricordiamo che in Tunisia è presente un movimento sindacale molto forte che si esprime attraverso la centrale sindacale della Ugtt) e delle forze di sinistra (presenti nel nuovo parlamento con 15 deputati).

Di fronte a coloro che cercano di affossare la rivoluzione, occorre sostenere la popolazione tunisina che si mobilita per conquistare una vera democrazia e per la giustizia sociale così come aveva fatto nel 2011 e nel 2013, che si batte quotidianamente contro il terrorismo dell’ “islamismo politico”, ma anche contro la politica repressiva del governo. Il Fsm mondiale che si terrà proprio a Tunisi dalla prossima settimana può essere anche l’occasione per riallacciare il filo della solidarietà internazionale e rappresentare un grande gesto di solidarietà con il popolo tunisino.

SINISTRA ANTICAPITALISTA

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