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L’altra voce del Sudafrica in lotta :
Ruth First

- Parte seconda -
L’Antigone sudafricana che difese i diritti dei Neri e degli sfruttati.

(25 Marzo 2015)

ruthfirst

Ruth First nasce a Johannesburg il 4 maggio 1925 e muore assassinata a Maputo (Mozambico) il 17 agosto 1982 dagli agenti della Sezione A della polizia politica di Pretoria. E’ una delle più note attiviste dell’ANC, l’organizzazione guidata da Nelson Mandela. I suoi genitori, Matilde Leventon e Julius First, ebrei originari della Lettonia, si erano stabiliti, fin dal 1906, in Sudafrica. Fondarono il Partito Comunista Sudafricano (South African Communist Party - SACP -). Ruth crebbe a Johannesburg, dove frequentò la scuola superiore, aderendo al Partito Comunista e all’ANC, appoggiando da subito la lotta per i diritti dei Neri e contro l’apartheid. Dopo il liceo Ruth First si iscrive all’Università – facoltà di sociologia -, dove si laurea nel 1946. In quegli anni partecipò alla creazione della Federazione degli Studenti Progressisti e divenne segretaria della Lega dei Giovani Comunisti. In seguito lavorò come sociologa ricercatrice presso la sezione di Assistenza Sociale di Johannesburg; contemporaneamente insegnò politica nelle scuole serali per i cittadini di colore. Divenne giornalista, collaborando con il settimanale radicale vicino al Partito Comunista, il “Guardian”, di cui divenne anche redattrice capo. I giornalisti del “Guardian” sono un avanguardia che cerca di ribellarsi allo status quo, per questo il giornale viene chiuso dal regime Afrikaner, Nel 1953, Ruth fonda, insieme ad altri militanti, il “Congresso dei Democratici”, una organizzazione anti apartheid e collabora con la rivista dell’organizzazione “Fighting Talk” Nei suoi articoli vengono denunciate le discriminazioni razziali, la totale assenza di garanzie e diritti per i lavoratori e le lavoratrici neri; altri articoli sostenevano, inoltre, la campagna di abolizione del lasciapassare, un documento obbligatorio per chi si spostava da Pretoria per lavorare in altre città del Sudafrica; che doveva essere esibito ad ogni posto di blocco. La legge del lasciapassare impone, dal 1952, alla popolazione di colore dai sedici anni in su, di possedere e mostrare il documento, che schedava i lavoratori Neri e gli Indiani sudafricani. In questo periodo le carceri si riempiono di lavoratori che non rispettano quest’obbligo. Nel 1955 circa 35.000 mila Neri vengono condannati dai Tribunali governativi per reati di natura amministrativa connessi al lasciapassare. Secondo la Legge questo provvedimento dovrebbe prevenire il crimine e garantire la sicurezza della popolazione, ma la sua vera natura è quella di ottenere lavoro forzato e a buon mercato. “La schiavitù in Sudafrica”, si legge in uno degli articoli di Ruth, “è stata abolita nel 1834, ma la legge sul lasciapassare vincola ancora i lavoratori neri ai loro capi ed impedisce loro l’ingresso nelle città”. La denuncia della First si estende al sistema giudiziario che si basa su una legislazione sfavorevole ai Neri. Inoltre segnalò la terribile condizione lavorativa dei minatori impiegati come schiavi nel settore estrattivo; sostenendone lo sciopero del 1946; stesso appoggio fu dato, nei suoi articoli, ai raccoglitori di patate
.Nel 1949 Ruth First sposa Joe Slovo giornalista e sindacalista sudafricano. Insieme diventano membri dell’ANC ed aprirono la loro casa di Roosevelt Park ai molti militanti e sostenitori del partito del futuro Premio Nobel per la Pace (1993), Nelson Mandela.
Possiamo considerare, simbolicamente, Ruth First una Antigone sudafricana per il suo coraggioso patrocinio legale che la portò a difendere 156 attivisti neri anti apartheid accusati di tradimento contro lo Stato, Fra questi c’era anche Nelson Mandela. La scelta politica e morale si fa impegno concreto dopo la tragica estate del 1946. In agosto circa 80.000 minatori africani, alcuni dei quali guadagnavano appena due scellini al giorno, scioperano per una settimana, paralizzando la federazione capitalista più grande del mondo, la Camera delle Miniere. I lavoratori chiedono un aumento di salario minimo di dieci scellini al giorno, un alloggio dove abitare con la propria famiglia e due settimane di ferie pagate l’anno, ma le loro ragionevoli richieste vengono respinte dalla società mineraria e la rappresaglia nei loro confronti è spietata. I lavoratori esasperati sono rinchiusi all’interno di recinti controllati dall’esercito; i leader sindacali sono arrestati (fra loro anche Joe Slovo), la polizia carica un corteo ed uccide 12 operai, un migliaio di lavoratori e lavoratrici, rimangono per le violente cariche ed i pestaggi. Ruth segue passo passo gli sviluppi dello sciopero ed organizza diversi volontari per sostenere i minatori, ma la situazione precipita e lo sciopero viene represso nel sangue. Per questo loro coraggioso sostegno attivo alla lotta dei minatori, Slovo e Ruth furono considerati dei pericolosi comunisti da controllare costantemente. Nonostante il continuo controllo Ruth prosegue le sue corrispondenze giornalistiche clandestine all’interno dell’African National Congress.
In seguito al massacro di Sharpeville - 21 marzo 1960 - quando la polizia apre il fuoco sui manifestanti disarmati che protestano contro la legge del lasciapassare, vengono uccisi diversi manifestanti. Ruth e Slovo (1962) aderiscono all’ANC e Slovo in particolare entra in clandestinità e passa alla lotta armata attuata, fondando il gruppo “Umkhonto we size” (Lancia armata). Ruth, intanto, viene schedata e privata dei suoi diritti civili. Le viene vietato di partecipare a riunioni politiche, non può pubblicare articoli sui giornali con la sua firma e, nessun altro giornalista poteva citarla o nominarla pubblicamente, Per questo motivo si trasferì col marito e le tre figlie nello Swaziland. Tornò in Sudafrica sei mesi più tardi per proseguire con l’attività clandestina (seguendo l’esempio del marito); riprese così l’attività giornalistica di inchiesta per il giornale dell’Alleanza del Congresso “New Age”. Finché visse in Sudafrica Ruth fu sottoposta ad una dura repressione. Fu incarcerata nel 1963 e detenuta in isolamento per 117 giorni nel carcere di Pretoria senza che il Governo avesse formulato nei suoi confronti accuse precise. (il provvedimento derivava dall’Attuazione della Legge dei Novanta Giorni che dava un potere assoluto alla polizia politica (Ninety Day Detention”) di arrestare gli oppositori anche in assenza di prove certe.. I suoi aguzzini erano gli stessi della famigerata Sezione A che aveva già torturato ed assassinato Stephen Biko nel 1977..Ruth fu così la prima donna bianca a subire l’applicazione di questo provvedimento. Durante il lungo periodo di detenzione fu torturata dagli agenti che successivamente prepararono l’ordigno che la uccise a Maputo. Dopo il suo rilascio fu sottoposta ad una costante sorveglianza. Le torture subite durante la detenzione diventarono un libro dal titolo “Un mondo a parte”, racconto autobiografico della sua prigionia. Ad esso segue (pubblicato dopo la sua morte), il libro ”Black Gold. Minatori Proletari e Lavoratori”. Per sottraesi alla repressione governativa, si trasferì esule con la famiglia a Londra (marzo 1964) dove col marito Joe Slobo, prosegue la sua instancabile attività di contrasto all’apartheid. Nel 1972 lavora come ricercatrice presso l’Università di Manchester. Tra il 1973 .ed il 1978 insegnò all’Università di Durham. Nel novembre del 1978 viene nominata direttrice del programma di ricerca sociologica presso l’Università “Eduardo Madlane” di Maputo (Mozambico). Fu assassinata mentre si trovava nella facoltà di sociologia il pomeriggio del 17 agosto 1982 per mano di Craig Williamson, maggiore della South African Police di Pretoria che le fece consegnare una lettera dell’ONU che la Ruth aprì facendo così scattare la miccia dell’esplosivo contenuto nella busta.
Con questo attentato il Governo di Pretoria ha concluso la sua missione. Ha ucciso una pericolosa intellettuale, una donna, una donna bianca, che per tutta la sua vita si è battuta contro il regime dell’apartheid e per l’affermazione dei diritti civili degli sfruttati sudafricani e dei proletari mozambicani. Il suo ruolo e il contributo dato alla vittoria dell’ANC sul regime afrikaner venne ricordato, nel 1992, da Nelson Mandela durante un affollata cerimonia a Johannesburg che ricordava il suo assassinio politico avvenuto dieci anni prima.

Loredana Baglio

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