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MICROCHIP NEGLI SCARPONI E LA CONCEZIONE DEL LAVORO IN MARX

(25 Marzo 2015)

microchipscarp

Nella proposta di contratto integrativo di Fincantieri è contenuta una proposta che davvero ci consegna l’idea del “ritorno all’indietro” nei rapporti di lavoro, quasi un ristabilimento di un concetto da “servo della gleba”.

L’idea è quella dei “microchip” da introdurre negli scarponi da lavoro di ogni dipendente, misura ufficialmente ritenuta utile dall’azienda ai fini della sicurezza, in realtà tendente a stabilire un controllo elettronico totale sui lavoratori.

Franco Grondona, ex-segretario della FIOM genovese, ha commentato: “Questo è uno dei primi effetti del job act: l’introduzione dello Statuto dei Lavoratori aveva vietato di utilizzare la vigilanza per controllare la presenza sul lavoro (i metodi di Valletta alla Fiat, nei tempi dello “scelbismo" e dei sindacati gialli, tanto per intenderci: n.d.r.) ed era stata una conquista importante, oggi il Job Act prevede la possibilità di introdurre sistemi di vigilanza elettronica e la Fincantieri sta dimostrando di voler anticipare i tempi”.

Il segnale è chiaro e al di là dell’esito della vicenda e della lotta che sicuramente i lavoratori di Fincantieri sapranno portare avanti in quest’occasione si può ben affermare che l’intendimento dell’azienda è quello di umiliare i lavoratori, affermare una sorta di dispotismo dell’azienda, cancellare del tutto le già impallidite conquiste dei decenni trascorsi.

C’è già capitato di analizzare il fenomeno in molte occasioni: ma questo è davvero un segno concreto di arretramento storico, di attacco diretto alla concezione del lavoro come tramite fondamentale del riscatto sociale, di tentativo di far soggiacere quanto rimane di classe operaia al ricatto quotidiano del più forte in un quadro di disoccupazione e di impoverimento generalizzato.

E’ l’idea dell’esercito di riserva collegato a quella di un moderno schiavismo elettronico.

E’ necessario, da questo punto di vista, tornare a scuotere le coscienze, far comprendere che cosa rappresenta il lavoro nella vita dell’uomo, gli aspetti che ne derivano nella dignità di ogni giorno e nella costruzione del futuro.

Secondo Marx l’essenza dell’uomo è determinabile nei rapporti esterni nei rapporti esterni con gli altri uomini, e nei rapporti esterni con la natura che fornisce all’uomo i mezzi di sussistenza. “Si possono distinguere gli uomini dagli animali per la coscienza, per la religione, per tutto quello che si vuole; ma essi cominciarono a distinguersi dagli animali allorché cominciarono a produrre i loro mezzi di sussistenza, un progresso che è condizionato dalla loro organizzazione fisica. Producendo i loro mezzi di sussistenza, gli uomini producono indirettamente la loro stessa vita materiale.” (da “Ideologia Tedesca” scritta nel 1845 ma pubblicata postuma). L’uomo è dunque il creatore di se stesso attraverso il lavoro, inteso come rapporto attivo con la natura. L’esistenza materiale dell’uomo si riflette infatti nel suo modo d’essere come capacità di realizzazione di sé.

L’essenza dell’essere umano non è dunque nell’interiorità o nella coscienza, ma nell’esteriorità, nel lavoro inteso come rapporto attivo con la natura e con la società. Il lavoro non è dunque una condanna per l’uomo, ma il lavoro è l’uomo stesso nel suo modo specifico di farsi uomo.

Il lavoro è l’unica manifestazione della libertà umana, ovvero della capacità di formare la propria esistenza specifica. Ma tale libertà non è una libertà illimitata in quanto è condizionata dai bisogni materiali e dai fattori di produzione già consolidati.

Ricordare l’originario insegnamento marxiano, ricordare la capacità dell’uomo nella realizzazione di sé attraverso il lavoro può rappresentare, in questo momento di vero e proprio oscurantismo, un ritorno alle ragioni di fondo della lotta di classe.

Lotta di classe che può esprimersi in molti modi: anche respingendo una tecnologia oppressiva come quella proposta alla Fincantieri.



Lotta di classe che in questo modo si traduce in lotta d’avanguardia sulla base di antichi ma sempre nuovi,indefettibili principi.

Franco Astengo

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