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(1 Agosto 2012) Enzo Apicella

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    MENZOGNE DI REGIME

    (1 Aprile 2015)

    menzognediregime

    Accade che un governo usi a piene mani, per comunicare con le cittadine e i cittadini del proprio Paese, le bubbole dell’ottimismo e della speranza, venate da una stupida, ripresa di nazionalismo d’accatto.
    Così vanno le cose in Italia, da qualche tempo, nel pieno favoleggiare delle menzogne di regime.

    Il Ministro del Lavoro ha appena pronunciato la fatidica frase sul “milione di posti di lavoro” (già sentita spesso negli ultimi trent’anni) e subito i dati s’incaricano di mostrare una situazione rovesciata: questo è un Paese dove il 42% dei giovani ancora compresi nelle statistiche è disoccupato e gli ordinativi dell’industria stanno calando a picco mentre appare ancora e ulteriormente penalizzata l’occupazione femminile (-0,2% nel solo mese di Febbraio 2015).

    Mancano i dati complessivi dell’impoverimento generale: non si dice che diminuiscono gli infortuni sul lavoro e la cassa integrazione perché il “lavoro vivo” si situa quantitativamente (e qualitativamente se pensiamo alle condizioni dell’industria) ai minimi storici.

    I fatti più eclatanti della cronaca politica riguardano ormai la corruzione nel triangolo delle Bermuda: amministrazione/politica/imprenditoria con il Partito Unico di Regime ormai, inevitabilmente, al centro di questo processo di degenerazione non semplicemente morale. Non stiliamo elenchi per carità, ma si spera che ci sarà che ne terrà conto al momento opportuno.
    Intanto che fine hanno fatto le proclamazioni sulla “spending rewiew”?
    Come stanno i temi dei costi della politica e delle prebende dei maggiorenti di Stato?

    I visitatori della tanto decantata Expo si aggireranno su “fondali di scena” come era capitato ai loro nonni a Roma nell’occasione della visita di Hitler (1938: e il paragone con l’Italietta di quei temi, quella dell’Impero, non è davvero campato in aria).
    In politica estera dentro ad una situazione drammatica tale da far presagire addirittura presagire conflitti globali, il Governo non dice nulla se non esprimere la smania di intervenire in Libia (qui il paragone è con gli anni’10: insomma l’arretramento morale, culturale, politico è di cent’anni).

    Si tenta di contrabbandare per democrazia il varo di un sistema elettorale che soffoca definitivamente la democrazia rappresentativa e muta la natura della Repubblica parlamentare.

    Si bara, addirittura, sul numero degli spettatori alle partite della Nazionale di Calcio: figuriamoci a quali livello ci siamo abbassati. Appunto quelli di un nazionalismo gretto e meschino, di un vero e proprio arretramento culturale ed etico.

    Il tutto (si veda il metodo e il merito della sostituzione di un ministro per ragioni di opportunità etica) contornato dalla realtà del “Giglio Magico” in una condizione di vero e proprio “familismo amorale” che avvolge il “generone” di potere in tutti i suoi gangli e meandri.

    L’elenco non sarebbe concluso ma ci si può fermare a questo punto.

    La domanda finale è la solita, assolutamente non retorica: e la sinistra? E l’opposizione?

    Franco Astengo

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