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Invito alla lettura: "Corpi di scarto"

(3 Aprile 2015)

Elisabetta Bucciarelli “Corpi di scarto” Edizioni Verde/Nero noir di Ecomafie, 2011

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Qualche anno fa è stato pubblicato un interessante libro che raccontava la storia di alcuni “corpi di scarto”. Non oggetti qualunque di cui ci si può tranquillamente disfare, ma esseri umani, che per vari motivi sono considerati dalla società come “scartabili”, “inutili”. Uomini e donne, bambini ed animali che, improvvisamente, non trovano più una loro collocazione nella società in cui viviamo. La discarica allora, secondo questo racconto, diventa il luogo della marginalità, della ricerca di una felicità minima, ottenuta attraverso il mantenimento della propria identità precedente la vita randagia. Ma si può vivere in una discarica? E’ necessario chiederselo. Non solo perché nel capitalismo tutto può accadere e in altre parti del mondo si possono vedere bambini che cercano di sopravvivere rovistando fra i rifiuti, situazione questa, che non fa certo più notizia né a Rio de Janeiro, in Africa o in India, figuriamoci qui, nelle nostre moderne metropoli occidentali. Se di bambini si tratta, non sono certo i figli della vicina di casa, no, sono i piccoli “zingarelli”, i bimbi che chiedono l’elemosina. Non si tratta di luoghi comuni o pregiudizi, ma di molte persone di ogni età che hanno fame. Vedere dei ragazzini che pescano cibo o vestiti usati dovrebbe farci riflettere di più.
La discarica! Ci viene in mente Malagrotta, un cumulo stratificato di pacchi ed imballaggi scaricati quotidianamente dai camion dell’Ama. Miasmi e gabbiani che rovistano fra i rifiuti alimentari e domestici. Nessuno di noi ci vivrebbe! Eppure è la discarica il luogo prescelto da alcuni ragazzini : Iacopo, un adolescente cresciuto troppo in fretta che trascorre le sue giornate bighellonando tra la propria casa e la discarica con Lira Funesta, Tommi e Silvia. I bordi perimetrali dei rifiuti racchiudono un mondo in pieno fermento, abitato non solo da Iac ed i suoi amici, ma anche da Saddam lo Zoppo e dall’africano Argo Zambia. Ognuno di loro, all’interno della discarica ha un suo angolo dove vivere, una “tana”, una “baracca” o una “casa” vera e propria con tanto di cucina e stoviglie, luoghi dove trascorrere la notte ed i momenti di solitudine. L’unico che è “in transito” tra la discarica e la sua famiglia, che va e viene a seconda delle occasioni è Lira Funesta, che spesso marina la scuola per raggiungere i suoi amici e preparare battute di caccia tra i rifiuti che crescono ogni giorno di più. Dalla sommità della piramide formata dai cinque strati di cui si compone la discarica, Saddam divenuto Zoppo a causa della poliomielite contratta ad Istanbul, dove vendeva tappeti, tiene sotto controllo tutto lo spazio dei rifiuti, controlla chi va e chi viene. Tiene d’occhi gli Zingari che vengono a cercare rame, ferro, piccoli elettrodomestici. E lui ad avvisare, nell’arco della mattinata, l’arrivo dei “bestioni”, dei carri muniti di gru che scaricano altri rifiuti sopra quelli già impilati; balle e balle di rifiuti trattati ed altri “tossici” contenuti in bidoni di acciaio grigio, non proprio del tutto legali. Le vicende degli “stanziali” come Argo Zambia, si arricchiscono con la caccia ad una orribile e imprendibile “Cosa”, un animale del quale non si conosce né la dimensione e nemmeno la reale esistenza. Questa orribile e pericolosa “Cosa” vive sotto i rifiuti della “putrida”, la zona a nord della discarica, quella più vicina ai termovalorizzatori. D’un tratto, il tranquillo tran tran quotidiano si arricchisce di un mistero che coinvolge un nuovo “scarto”, un cane che Iac trova dentro un sacco nero della spazzatura, buttato tra i rifiuti da un uomo che se n’è disfatto. Iac lo adotta e lo cura, fino al giorno in cui il “quattro zampe”, improvvisamente, viene trovato ferito poco lontano dai container. Iac non sa cosa è accaduto, ma intuisce che la ragione della sua malattia si nasconde all’interno della zona dove sono i container che contengono molti bidoni grigi di sostanze altamente tossiche. La sua curiosità lo metterà in pericolo, perché non si tratta più di innocenti zingari con cui contendersi qualche “tesoro nascosto” tra i rifiuti, ma di affrontare loschi individui che si servono della discarica per bruciare sostanze tossiche che illegalmente vengono nascoste nei container e poi bruciate di notte. Un business vero e proprio quello dei rifiuti Ecco allora che il racconto ci riporta alla realtà, al business delle Ecomafie che ricavano ricchezza dagli scarichi industriali e farmaceutici, rifiuti tossici che vengono smaltiti senza tenere conto della loro tossicità. A questo punto Iac dovrà prendere una decisione : salvare il Nero, il suo cane ferito da chi brucia illegalmente i rifiuti tossici ed aiutare la polizia a scoprire i colpevoli di entrambi i reati. Ed è attraverso questa esperienza che Iac intravede un altro mondo, quello della vita normale, fatta di scelte consapevoli e coraggiose. Infatti non può rivelare ai poliziotti che ha visto bruciare nei termovalorizzatori i sacchi di immondizia che non venivano né aperti, né controllati. La merce scaricata arrugginiva, i tessuti si impregnavano di odori ed acqua ristagnante e putrida. Ma nessuno degli operatori differenziava bottiglie dalla stoffa o dal rame. Così tutto finiva “in fumo” senza tenere conto della nocività di quanto bruciato. La realtà di Iac diventa la scoperta di un mondo ancora più sporco della stessa discarica in cui vivono i suoi amici : la logica del profitto ad ogni costo che deturpa l’ambiente e rovina la salute dei cittadini.

Loredana Baglio

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