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Su una foglia portata dai venti

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(29 Giugno 2010) Enzo Apicella
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    IMMEDESIMARSI NELLA STRAGE?

    (4 Aprile 2015)

    stragegarissa

    Paolo Giordano, in un fondo apparso oggi sulle colonne del “Corriere della Sera”, chiede a noi “occidentali” di “immedesimarsi nella strage”.
    Il riferimento è naturalmente all’eccidio di Ganassa, all’immagine delle centinaia di corpi stesi per terra, all’efferatezza del massacro.
    Giordano chiede di “azzerare per un istante la distanza dal Kenya” e aggiunge: “ se proviamo a riguardare l’immagine e a sostituire alla pelle scura dei volti schiacciati, una carnagione chiara ci riconosceremo” e conclude: “ Sapremmo tollerare la stessa impietosa prospettiva aerea nei cortili della Sapienza, della Sorbonne, della Humboldt ? Che una qualunque delle nostre università venisse trasformata per un giorno in una fossa comune? Io non riesco neppure a immaginarlo. Eppure, a quanto pare, è già successo”.
    Lo scopo dichiarato dell’articolo è quello di : “Rompere il nocciolo dell’apatia”.
    Affermazioni apparentemente giuste, forse anche banali: ma non si sfugge all’impressione che qualcosa manchi.
    Non c’è il ragionamento sul ruolo che l’Occidente post-coloniale ha avuto nel ricreare per l’Africa condizioni d’intollerante dominio, di costruzione di barbarie e di fanatismi: di proseguire nel ritenere quella parte del mondo un territorio da sfruttare, nel mantenere quelle popolazioni nella diseguaglianza estrema dettata dalle convenienze economiche delle borghesie locali intrecciate a quelle delle grandi multinazionali.
    Soprattutto, però, manca la riflessione sul riaffermarsi dei fondamentalismi di tutti i tipi utilizzati per combattere le idee di giustizia, di equità, di socialismo: quelle idee che, illudendoci all’interno di un mondo molto diverso da quello di oggi, leggevamo più di cinquant’anni fa sulla “Jeune Afrique” pensando che la liberazione coniale avrebbe prodotto una formidabile spinta verso il socialismo.
    Quando ci schieravamo con la mente e con il cuore per la libertà dell’Algeria e Nasser, unico leader del mondo arabo, non aderiva al patto di Bagdad e, invece, partecipava alla Conferenza di Bandung.
    In quale strage dovremmo allora immedesimarci?
    Nella strage della nostra capacità collettiva di pensare a un mondo diverso, all’eguaglianza, a quella che definivamo come “solidarietà tra i popoli”, all’idea di una regolazione universale dei conflitti, all’equilibrio che sarebbe derivato dal profilarsi sempre e comunque delle “magnifiche sorti e progressive”.
    Lo smarrimento di queste idee, quelle che – ancora forse ingenuamente – avevamo definito idee di progresso ci ha restituito ancora l’orrore che attraversa le aree più povere e dimenticate, quelle da sfruttare: da rapinare nel suolo e negli esseri umani.
    Il modello del “pensiero unico”, dell’affermazione del potere e del denaro suscita reazione : senza dubbio la più orribile.
    Non possiamo però permetterci il lusso di dimenticare le origini vere di questo dramma epocale.
    Non possiamo “rompere il nocciolo dell’apatia” per riaffermare la centralità assoluta di un Occidente che ha smarrito la capacità di parlare al mondo con il linguaggio del pensiero e della cultura universale, di un umanesimo di fondo, di una concreta tolleranza illuministica.
    Non è questione di ritorno al “terzomondismo” in luogo della globalizzazione capitalistica e senza giustificazioni per nessuno, beninteso: meno che mai per gli stragisti da Garissa e di tutti gli altri teatri di tragedia umana cui assistiamo dagli schermi televisivi, e di cui leggiamo, magari distrattamente, nelle cronache dei giornali senza pensare che il mostro non è vicino a noi ma è dentro di noi.

    Franco Astengo

    Fonte

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