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    Contributi pensionistici per l’amianto

    Gli operai della Breda vincono la causa contro l’Inps e l’Inail

    (23 Aprile 2005)

    Questa mattina il giudice del Tribunale del Lavoro di Milano Dott.sa Peregallo ha condannato l’INPS a riconoscere i contributi pensionistici previsti dalla legge 257 del 1992 ad un primo gruppo di quattro lavoratori della ex Breda Fucine di Sesto S. Giovanni (MI).

    Questa battaglia è iniziata quando l’INAIL – l’ente che deve riconoscere l’esposizione all’amianto affinché i lavoratori esposti possano almeno godere dei cosiddetti “benefici pensionistici” previsti dalla suddetta legge per tutti coloro che sono stati esposti all’amianto – e il suo organismo tecnico, la CONTARP hanno rifiutato le oltre 100 domande presentate dai lavoratori, stabilendo che essi non possedevano i requisiti necessari. I lavoratori sono quindi stati costretti a fare causa per vedersi riconoscere i loro diritti.
    Tutto questo nonostante siano oltre 70 i morti della Breda, nonostante ci siano decine di ammalati, nonostante i rapporti dello SMAL (Servizio di Medicina per gli Ambienti di Lavoro) che denunciavano la presenza e l’uso massiccio dell’amianto nella fabbrica, cosa per altro riconosciuta anche nei due processi penali che hanno portato sul banco degli imputati i dirigenti della ex Breda per omicidio colposo.

    L’INAIL continua a comportarsi, nei confronti dei lavoratori già così duramente colpiti, peggio di un’assicurazione privata, pur di risparmiare sulla pelle degli operai, non riconoscendo neppure le malattie professionali contratte lavorando a contatto con l’amianto e altre sostanze nocive per decenni e decenni.

    Oggi il giudice ha riconosciuto le ragioni dei lavoratori, portate avanti da anni dal nostro Comitato e dai suoi avvocati Nicola Coccìa e Claudio Frugoni, condannando l’INPS (l’ente direttamente pagatore dei benefici pensionistici) a riconoscere tali benefici e a pagare le spese processuali.

    Questa è solo la prima delle 7 cause “pilota” fatte da gruppi di lavoratori che il Comitato ha intrapreso e apre la strada al riconoscimento dei diritti delle centinaia di lavoratori che hanno perso la salute e la vita in una “fabbrica di morte” a causa del profitto.

    Sesto S. Giovanni, 21 aprile 2005

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