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Ucraina - La lotta degli oligarchi per la spartizione del bottino

(9 Aprile 2015)

Scritto da Jorge Martin, da www.marxist.com

petroporoshenko

Petro Poroshenko e Igor Kolomoisky

La cosiddetta “Rivoluzione di Maidan” doveva essere a sostegno della democrazia e dei valori occidentali, contro la corruzione e l’oligarchia. Il risultato è stata la sostituzione del dominio di un gruppo di oligarchi con quello di un altro gruppo e adesso quelli che hanno beneficiato del cambiamento si fanno la guerra a vicenda per spartirsi il bottino.
La lotta per il potere che è in corso è emersa drammaticamente a fine marzo quando Igor Kolomoisky, governatore del Dnepropetrovsk e oligarca miliardario, ha inviato un gruppo di uomini della propria milizia privata a prendere possesso con le armi della sede centrale di due aziende statali in cui ha interessi personali. Lo scontro si è concluso con la defenestrazione di Kolomoisky da governatore da parte del presidente Poroshenko, lui stesso membro dell’oligarchia, mercoledì 25 marzo.

Questo è stato seguito, lo stesso giorno, dall’arresto in diretta tv di due alti funzionari di stato, accusati di corruzione, durante una riunione di governo. Questi avvenimenti sono stati descritti da alcuni media occidentali come la dimostrazione della volontà di Poroshenko di contrastare l’oligarchia e combattere la corruzione. Niente di più lontano dal vero.
Igor Kolomoisky è uno dei principali rappresentanti di quell’oligarchia ucraina che si è arricchita saccheggiando le proprietà dello Stato dopo il collasso dell’Unione Sovietica. Kolomoisky ha perfezionato la tecnica dell’utilizzo di bande armate per prendere il controllo delle aziende in cui avesse qualche interesse. Forbes descrive una di queste espropriazioni come “un vero e proprio raid nell’acciaieria Kremenchuck nel 2006, in cui centinaia di vandali mercenari armati di mazze da baseball, spranghe di ferro, gas, pistole con proiettili di gomma e motoseghe si sono impossessati della fabbrica con la forza”.
Sempre secondo Forbes Kolomoisky ha interessi per 1.3 miliardi di dollari, anche se probabilmente questa cifra è molto sottostimata. I suoi affari toccano il settore energetico, quello bancario, l’aviazione, i media. Attraverso il controllo di Privat Group i suoi affari si estendono ulteriormente nel settore bancario, in quello industriale, in quello minerario ecc. È stato uno dei principali beneficiari della ristrutturazione del potere oligarchico seguita al rovesciamento di Yanukovitch lo scorso anno. È stato nominato governatore della regione industriale orientale del Dnepropetrovsk dalle autorità post-Maidan dopo la vittoria.
Alcuni media occidentali ne hanno intessuto le lodi per aver evitato il diffondersi del movimento anti-Maidan nel Dnepropetrovsk. Quello che non hanno sottolineato altrettanto volentieri è che ha usato gli stessi metodi contro i propri rivali in affari e per schiacciare qualsiasi opposizione politica. Ha armato, finanziato e organizzato bande di estrema destra, provenienti da Pravy sektor e dagli ultras delle tifoserie del FC Dnipro, di sua proprietà, e di altre squadre, in vere e proprie milizie armate col compito di terrorizzare chiunque si opponesse al suo governo. La sua influenza arriva anche ai battaglioni Azov, Donbass, Dnipro-1 e altri battaglioni formati da squadristi di estrema destra che ora sono stati incorporati nella Guarda Nazionale, ma su cui continua comunque ad esercitare un certo controllo.
Immediatamente dopo il massacro di Odessa del 2 maggio, quando decine di manifestanti anti-Maidan sono stati uccisi da un’orda di fascisti che ha dato alle fiamme la Casa dei sindacati, il suo fedele alleato e collega in affari l’oligarca Ilhor Palytsia è stato nominato governatore della regione di Odessa.
La ragione che ha scatenato lo scontro attuale è stata il tentativo da parte del governo di riprendere il controllo di due aziende del gas di cui lo stato detiene la maggioranza delle quote ma che di fatto erano sotto il controllo di Kolomoisky. Le aziende del gas in questione sono il primo produttore di gas del Paese UkrNafta (di cui Kolomoisky detiene il 42%) e una società controllata di distribuzion, la UkrTransNafta. Il controllo di Kolomoisky su queste due aziende (che da anni non pagano alcun dividendo all’ente statale proprietario Natfogaz) gli ha permesso di essere uno dei principali protagonisti del settore petrolifero e del gas. La sua Burisma Holding, che lo scorso anno ha assunto tra i propri dirigenti il figlio del vice presidente americano Joe Biden, è ad oggi la più grande azienda del gas privata in Ucraina.
In tutta risposta Kolomoisky ha inviato centinaia di uomini armati nelle sedi centrali di entrambe le aziende. La tensione ha raggiunto l’apice dopo pochi giorni con la minaccia da parte di Kolomoisky di inviare 2000 uomini armati nella capitale per imporre le proprie ragioni. Ha persino giocato con l’idea dell’appoggio ai movimenti “federalisti” sia ad Odessa che nel Dnepropetrovsk. Ha anche cominciato a muovere qualcuna delle sue pedine in parlamento, compreso il gruppo del presidente Poroshenko. Pedine che sono convenientemente distribuite in vari gruppi parlamentari.
Il governo di Kiev ha risposto mandando all’attacco il capo delle Forze Speciali Ucraine, Nalyvaichenko. Nalyvaichenko ha accusato i due vice di Kolomoisky nel Dnepropetrovsk, Korban e Oliynyk, di essere coinvolti in attività criminali, compresi il contrabbando e l’omicidio di funzionari di stato. Molto probabilmente queste accuse sono vere, ma le tempistiche con cui sono state mosse sono sospette. Gennady Korban ha risposto a tono dichiarando: “Oggi a Kiev siedono dei ladri, ed è il momento che questi ladri se ne vadano”. Naturalmente anche le sue accuse sono vere! La frase: “Ladri che combattono contro altri ladri per il bottino” descrive bene la classe capitalista Ucraina oggi.
Con la deposizione di Kolomoisky da governatore, lo scontro si è per il momento risolto a favore di Poroshenko. Ovviamente niente di tutto ciò ha a che fare con le dichiarazioni del presidente a favore di “trasparenza” e “legalità”. Il nuovo amministratore delegato della UkrTransNafta è un ex dipendente del parlamentare Igor Yeremeyev, un oligarca con interessi nel settore petrolifero e del gas, rivale di Kolomoisky e che ha recentemente aderito alla coalizione di governo.
Il nuovo governatore del Dnepropetrovsk Valentin Reznichenko, è un ex socio in affari dell’oligarca magnate dei media Boris Lozhkin, e che ora è il capo dell’amministrazione presidenziale di Poroshenko. Naturalmente Lozhkin, Reznichenko e Poroshenko sono stati soci in affari in passato.
Se tutto questo sembra un intreccio complicato di affari, associazioni criminali e rivalità che si riflettono in politica attraverso il controllo dei seggi e dei gruppi in parlamento...è perchè in realtà è esattamente questo.
Ovviamente un fattore rilevante nell’intera lotta tra I clan di oligarchi è la necessità del governo di dimostrare ai propri “partner” (leggi padroni) occidentali di essere in grado di operare un giro di vite rispetto alla corruzione e agli affari illegali. La nomina di un americano, Jaresko, come ministro delle finanze è un modo per rassicurare i capitalisti occidentali del fatto che il governo sta costringendo gli uomini d’affari a “ripulire le proprie attività”.
L’alto profilo e l’arresto in diretta del capo del Servizio d’Emergenza nazionale e del suo vice, ammanettati durante una riunione di governo a cui stavano partecipando, sono soltanto mosse ad effetto per rassicurare il FMI e l’Unione Europea che hanno in mano i cordoni della borsa della malconcia economia ucraina.
La corruzione permea ogni livello di governo, compreso, e soprattutto, il lucrativo affare della cosiddetta “Operazione anti-terrorismo” contro il Donbass.
La combinazione tra il permanere del dominio degli oligarchi (nonostante tutte le promesse e le illusioni alimentate dalla “rivoluzione” di Maidan), l’iperinflazione, la chiusura delle fabbriche, l’infinita guerra nell’Est, il crollo spaventoso dell’economia e le brutali misure di austerity imposte dal FMI sta portando al limite la pazienza del popolo ucraino. Negli ultimi giorni i minatori hanno manifestato per il pagamento dei salari arretrati. Ci sono state esplosioni di rabbia in varie fabbriche e posti di lavoro.
Cercando di spaventare i Paesi creditori in modo da ottenere qualche concessione, il ministro delle finanze Natalie Jaresko, ha lanciato la seguente minaccia: “Se, (Dio ce ne scampi!), ci sarà un’altra rivoluzione, non sarà dello stesso tipo”. Probabilmente ha ragione.


27 marzo 2015

marxismo.net

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