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EXPO 2015: CONTRO IL MERCATO,
...E NON SOLO A MILANO!

(19 Aprile 2015)

Editoriale del n. 28 di "Alternativa di Classe"

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Da quando esiste il mercato, cioè addirittura da prima del capitalismo, i venditori, “l'offerta”, hanno sempre organizzato eventi particolari, in cui promuovere i loro beni prima, le loro merci poi, ammantando tali “eventi” di significati etici, che avrebbero dovuto trascendere i reali contenuti promozionali, perlomeno agli occhi dei consumatori, “la domanda”, per invogliarli di più agli acquisti. La prima “Esposizione Universale” ebbe luogo a Londra nel 1851; in essa si “celebravano” gli “stupefacenti” prodotti della “industria di tutte le nazioni”.
Da allora è cambiato, in parte, il senso di questi eventi: nel 1928, ben dopo che gli imperialismi avevano prodotto la Prima Guerra Mondiale, con la Convenzione di Parigi, è nato il “Bureau International des Expositions (B.I.E.)”, organizzazione internazionale intergovernativa, che esaltava il dominio imperialista dei mercati, affidando ad essi la sostanza del business. Oggi formato da 168 Stati membri, il BIE ha definito nel 1988 la differenza fra “Esposizioni Universali” quinquennali, su temi generali ed aree espositive di dimensioni illimitate, ed “Esposizioni Internazionali”, su temi specifici e di durata e dimensioni più limitati.
Con l'Expò (Esposizione Universale) di Shanghai del 2010, in Cina, sul tema “Città migliore, vita migliore”, nonostante la crisi internazionale, vi è stato un afflusso da tutto il mondo di ben 73 milioni di visitatori, più di tre volte quelli del precedente Expò. Questi appuntamenti si caratterizzano oggi, dal punto di vista logistico, per opere ciclopiche e strutture smisurate, se non diversamente “riciclabili”, spesso inutili, una volta terminato l'evento, e non sempre smantellabili.
L'evento di Milano 2015, che viene fatto partire, non a caso, il 1° Maggio, e che durerà fino al 31 Ottobre, ha già portato a svuotamenti di case e sfratti (compresi documentati casi penosi), anche laddove si lasceranno edificare per milioni di metri cubi diversi speculatori, come a Rho, ad evento finito.
Nato con l'ambizioso motto “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, il prossimo expò, di cui si parla da più di un anno, dovrebbe rappresentare la “grande occasione” per l'Italia di Renzi, il quale, oltre alla conquista del ruolo di avanguardia nel Mediterraneo (vedi la controversia libica), punta ad un rilancio del “made in Italy” anche attraverso la “riuscita” di “Milano Expò 2015” sotto tutti gli aspetti.
Non si poteva, perciò, permettere lo scoppio di uno scandalo in pubblico proprio nei fatidici sei mesi di esposizione, ed è per questo che è dovuto balzare all'onore delle cronache quel mega-scandalo di quasi un anno fa, con le solite cosiddette “infiltrazioni mafiose e criminali”, che ha portato alla nomina del magistrato Raffaele Cantone a suo “garante”! Era, poi, il 19 Dicembre, quando Rossella Vodret, ex Soprintendente della Regione Lazio, ed ora impegnata nella supervisione del “percorso artistico” del Padiglione Italia, definiva l'evento, in quanto caratterizzato da “Ritardi e mazzette, megaconsulenze e bandi oscuri”....
Il carattere “umanitario” di un imperialismo come il nostro, che, noto nel mondo per cibi come pizza e spaghetti, anche quando guerreggia ha sempre un occhio verso l'obiettivo “civile”(!)... non poteva che far scegliere l'Italia. In realtà l'abbinamento del tema con l'Italia è stata una scelta lungimirante per il capitale nostrano: in barba a sprechi e fame nel mondo, anzi proprio per questi, si tratta di un mercato infinito, uno dei pochi in cui la domanda non può subire interruzioni, in patria come all'estero, dato che l'alimentazione è uno degli elementi fondamentali per la vita, umana e non, e l'industria nazionale di trasformazione alimentare non si lascia scappare questa occasione; di certo, poi, non guasta il fatto che permette grandi sproloqui sulla “sostenibilità”...
A questo va aggiunta l'altra ramificazione del tema, quella sull'energia, per un Paese, come il nostro, che è in Europa il terzo produttore di “energie rinnovabili” (con la grande crescita di uso dell'eolico, del fotovoltaico e delle combustioni di biomasse), e quindi “sostenibili”, su cui si basa la “green economy”, il modo “pulito” per asservire la natura ai bisogni del capitale!
Gli altri elementi su cui si è favoleggiato di più, oltre al grande “processo partecipativo” che l'evento rappresenterebbe, sono i due miliardi e mezzo di euro previsti per il fisco nazionale dai movimenti di persone, un traino per il turismo, ed i 65000 “nuovi posti di lavoro”, che sarebbero entrambi indotti da Expò 2015... E' su questo piano, invece, che lo scandalo, dal punto di vista dei lavoratori, è massimo; “Milano Expò 2015” nella realtà sta significando abuso dei contratti a termine, cancellazione dei diritti a partire da quelli sindacali, deroga agli orari di lavoro distribuiti sulle 24 ore giornaliere, e via di questo passo, fino alla nuova “normalità” del lavoro gratuito!...
Certamente un marxista sa che il lavoro gratuito normale è il “pluslavoro”, ovvero quella parte di lavoro non pagato all'operaio, dal quale nasce il profitto padronale. In questo caso, però, si parla, addirittura, di lavoro per il quale il lavoratore non percepisce alcunché (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno II n.17, pag.1), una nuova forma di lavoro, che gli viene completamente derubato! ...con il solo, davvero magro, “vantaggio” di poterlo includere nel curriculum personale del malcapitato. Questa vergogna, anche in ottica capitalistica, è frutto di un ignobile Accordo sindacale, da più di un anno firmato da CGIL, CISL e UIL!
Si tratta di un protocollo di intesa, che, con la scusa dell'eccezionalità dell'evento, introduce ufficialmente l'abominio. Contro tale accordo si sono ben presto costituiti gruppi di giovani dichiaratisi indisponibili a tale “scambio a senso unico” (con grande disappunto del Ministro Poletti, uno dei principali fautori del lavoro gratuito giovanile), ma la crisi è pesante, la subalternità ai luoghi comuni diffusi dai media è altrettanta, ed il personale assunto equiparato ai volontari c'è stato. L'accordo è stato, da poco e giustamente, denunciato alla magistratura da USB, Opposizione CGIL ed ADL Cobas.
L'Accordo sul lavoro gratuito fa da battistrada ad una delle peggiori controriforme di Renzi: quella sul Terzo settore (vedi ALTERNATIVA DI CLASSE Anno III n.25, pag.1 e segg.), sulla quale tanto puntano lorsignori, per il “recupero” nazionale. Del resto, per una ulteriore “sistemata” alle fondazioni come nuovo formale “no profit”, fondamentale per il riciclaggio di finanziamenti più o meno dubbi ai “politici”, non si può più aspettare... Su questo è d'accordo anche R. Cantone!
La scelta di iniziare proprio il 1° Maggio, giornata in cui è prevista l'invasione di Milano dalle bandiere dei 154 Paesi partecipanti ad Expò 2015, in occasione della cerimonia di apertura, con la presenza di v.i.p. provenienti da tutto il mondo, appare come una cancellazione, simbolica e concreta nello stesso tempo, della Giornata internazionale dei Lavoratori. Oltre all'evidente simbolismo di marca renziana, che intende sostituire la celebrazione del mercato a quella, storica, della lotta per la liberazione del e dal lavoro, vi è l'avvilimento della chiamata obbligatoria al lavoro, oltre che degli addetti ad Expò, anche dei lavoratori del Teatro della Scala, che verrebbero privati della giornata di riposo del Primo Maggio. Infatti, oltre ad essere prevista l'apertura del Teatro per tutti i giorni del semestre di Expò 2015, è in corso un braccio di ferro sulla prima, da effettuarsi, magari in Piazza del Duomo, ma il 30 Aprile o proprio il 1° Maggio.
Il Primo Maggio, insieme alla sacrosanta astensione dal lavoro del personale del Teatro, è prevista a Milano una manifestazione per ribadire l'imprescindibilità della scadenza da parte di un insieme molto eterogeneo di forze, peraltro provenienti da tutto il mondo, di cui gran parte è riunita nel “Comitato No Expò”. Tale Comitato, il cui slogan è “Nutrire le multinazionali, nocività per il pianeta”, da un lato individua aspetti, anche giusti, di critica di fondo alla scadenza, mentre dall'altro adombra una specie di “possibile expò alternativo”, che “avrebbe potuto essere”, rilevando che “...Expo 2015 nasce viziato da un deficit di democrazia...”, e riportando, così, alla solita ambiguità sulla possibilità, inesistente, di “democratizzare il mercato”.
Mentre il P.D. offre perfino un “pacchetto” con la propria tessera ai giovani che vogliono visitare Expò 2015, il tutto a prezzi agevolati, dimostrando senza equivoci la propria scelta a favore del mercato, l'unico possibile, il Governo Renzi, con la scusa di garantire dal terrorismo di ISIS, ha dato vita ad uno spiegamento di forze mai visto: più di cento macchine a raggi X ai tornelli, 2500 telecamere oltre quelle dei singoli padiglioni, muniti anche di vigilantes privati, sniffer a rivelare la presenza di esplosivi, 2250 tra poliziotti, carabinieri e finanzieri per la città, 4800 militari delle forze armate (esercito, ecc.) a presidiare il territorio ed a vigilare, nonché nei pressi di tutti gli “obiettivi sensibili” di Milano; praticamente si sta innestando, numericamente, un'altra città, blindata, sulla solita città, in un territorio completamente militarizzato.
Va considerato che, per Expò 2015, non si esaurirà certo tutto il Primo Maggio: l'esposizione sarà affiancata nel tempo da numerosi “eventi”, di ogni tipo, e non mancherà certo materia da contestare. Inoltre non c'è Primo Maggio solo a Milano; è la scadenza internazionale della lotta per la riduzione della giornata lavorativa! ...sempre più una necessità, oltre al salario,che deve aumentare. Ed ovunque: non si può ridurre tutto a misurarsi con le smanie di Renzi, un giorno ed in un solo posto, peraltro non sempre sul piano giusto e/o opportuno! E' l'ora che il proletariato rifletta, cominciando dall'imporre al nemico di classe il proprio terreno; e non sarebbe poco!!

Alternativa di Classe

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