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Il seme

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(18 Dicembre 2011) Enzo Apicella

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(Ora e sempre Resistenza)

Eppure il vento tornerà a fischiare e le bandiere rosse a sventolare

(25 Aprile 2015)

eppureilvento

Inizia la manifestazione del 70° anniversario dell’insurrezione partigiana del 25 aprile 1945, a Spoleto e la banda musicale attacca con la canzone del Piave, adottata dei nazionalisti che vollero la prima guerra mondiale, perché come la grappa che veniva data ai soldati, eccitava gli animi e induceva i giovani a gettarsi all’attacco, ad ammazzare e a farsi ammazzare. In 650.000 solo per parlare degli italiani, non torneranno più.

Gettarsi all’attacco per che cosa ? Per fermare lo straniero invasore, per “liberare” le terre irredente, come vorrebbe la canzone intrisa di retorica patriottica risorgimentale.

Macché ! per realizzare invece i piani del Governo della Destra liberale, Salandra, Sonnino, che di nascosto al popolo italiano avevano firmato un contratto imperialistico con le forze dell’Intesa (Inghilterra, Francia, Russia zarista) che prevedeva il Trentino, il Tirolo meridionale, la Venezia Giulia, con gli altopiani carsico-isontini e con l'intera penisola istriana, una parte della Dalmazia, numerose isole dell'Adriatico, Valona e Saseno in Albania, il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla conferma della sovranità su Libia e Dodecaneso.

I Partigiani non l’hanno mai cantata, essi cantavano “Fischia il vento”, la più diffusa nella Resistenza (l’inno della Brigata Garibaldi), poi, ma molto meno diffusa, Bella ciao. I Partigiani che in armi liberavano Firenze cantavano Bandiera Rossa. C’erano poi molti altri canti proletari, nati nelle valli e sulle montagne.

A che pro (verrebbe da dire), allora falsare la ricorrenza del 25 aprile con un canto caro alle forze avverse alla Resistenza, cara a quei nazionalisti che in massa finirono nel fascismo ?

La risposta è ovvia e perciò neanche necessaria.

Ma il canto è solo il simbolo di una ricorrenza che in molti discorsi ha l’obiettivo di celebrare non la Resistenza, ma il presente politico fatto di uomini che odiano le idee di gran parte dei liberatori (comunisti) che salirono sulle montagne, come lo scorso anno quando si scelse il 25 aprile per lodare le “operazioni di pace” dell’esercito italiano nel mondo.

LA STORIA LA RISCRIVONO I VINCITORI LO SAPPIAMO E LO SI FA CAMBIANDO I NOMI AI FATTI PER CANCELLARE LA MEMORIA DI CIO’ CHE E’ STATO E SEPPELLIRLO IN UN PASSATO CHE NON SI VUOLE CHE TORNI.

MA POICHE’ RESISTENZA E RIBELLIONE NASCONO DALL’INGIUSTIZIA, QUELL’ALBA DI LIBERTA’ TORNERA’ E LE BANDIERE ROSSE SVENTOLERANNO ANCORA, COME IL 25 APRILE 1945.

Associazione Culturale CASA ROSSA

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