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PEL PRIMO MAGGIO: PER COMBATTERE LO SFRUTTAMENTO SI DOVRA' TORNARE ALLE ORIGINI?

(30 Aprile 2015)

pellizzadavolpedo

Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti s’interessano al proprio miglioramento.

Il primo Maggio si celebra in un quadro generale, a livello planetario, d’intensificazione dello sfruttamento e di allargamento delle disuguaglianze: una situazione denunciata anche dai più illuminati economisti anche di matrice liberale (e non liberista) da Piketty, a Stilgitz, a Paul Krugman.
Contemporaneamente la forza organizzativa e “sociale” del movimento dei lavoratori pare in declino, essendosi dispersa in mille rivoli anche capaci di esprimere settorialmente una protesta vivace e vigorosa ma posta al di fuori da un’ipotesi concreta di trasformazione radicale degli assetti politico-sociali complessivi.
E’ questo l’esito di una sconfitta storica dalla quale si fa fatica a trarre la necessaria lezione per il futuro.
Sarà forse necessario ritornare indietro alle origini della ricerca sul meccanismo dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo e sulla necessità di un’opposizione capace di prefigurare “altro sistema”, quell’”altro sistema” che per un secolo e mezzo abbiamo chiamato socialismo?
Non si pretende, qui e ora, di rispondere a questa domanda ma è parso il caso, senza coltivare velleità nostalgiche ma anzi pensando al futuro, di riprendere un testo scritto proprio agli albori dell’organizzazione del movimento operaio e della celebrazione del 1 Maggio.
Un ricordo che vuole essere testimonianza e insieme indicazione di una prospettiva.
Ecco di seguito il testo:
Pel primo Maggio
Il primo maggio è come parola magica che corre di bocca in bocca, che rallegra gli animi di tutti i lavoratori del mondo, è parola d’ordine che si scambia fra quanti s’interessano al proprio miglioramento.
Nei Congressi di Parigi, ai quali pure noi prendemmo parte, fu deliberato che in tutto il mondo dovesse nascere un’agitazione seria, ponderatissima, per la giornata legale di 8 ore di lavoro: e che questa avesse principio col 1° Maggio prossimo venturo.
La deliberazione fu accolta ovunque, in Francia come in Italia, in Austria come in Germania, nella Svizzera come in Portogallo, ecc. ecc.…
· Infatti regolare con un metodo generale la durata del lavoro in tutte le industrie, per tutti i popoli e per tutti i climi, è cosa equa, giusta, è cosa santa, la quale i governi, i privati, gli studiosi di cose economiche, gli uomini di cuore infine devono appoggiare, devono applaudire.
· Tutti gli operai, schiavi della proprietà individuale e del privilegio, cessino di lasciarsi dominare dai padroni, dagli sfruttatori e inizino una buona volta l’Era nuova del lavoro umanamente praticato e sostenuto. Cessino gli operai delle varie nazioni del mondo di classificarsi stranieri gli uni agli altri, e affratellati nella sventura, nell’officina come nel campo, imparino ad amarsi e a rivendicare quei diritti che sono di tutti, come di tutti è la terra che si abita e l’aria che si respira.
· Il primo Maggio affermerà un principio e gli italiani non devono essere secondi in quest’affermazione, siccome quella che può dare il primo crollo all’attuale edificio sociale, basato appunto sullo sfruttamento continuo, perenne del padrone sul salariato, del capitale sul lavoro.
· I bisogni del Quarto Stato si fanno sempre più sentiti e i doveri s’impongono in guisa tale che non ponno stare all’unisono con ciò che l’ambiente e le esigenze dell’oggi richiedono.
· Si mettano dunque d’accordo tutti gli operai del mondo per rendere solenne questa festa, unendo cioè gli sforzi dell’uno e quegli dell’altro e ottenere così ciò che è reclamato da una legge di giustizia resa forte dalle affermazioni anche di un autocrata.
· La questione delle 8 ore di lavoro vuol significare diminuzione di produzione, quindi maggior bisogno di braccia e conseguentemente minor numero di disoccupati, di spostati.
Reclamiamo in oggi questa riduzione e domani subito ne sentiremo i benefici risultati: non facciamoci per ciò imporre e camminiamo innanzi a bandiera spiegata. Nessun ostacolo ci vinca: quando si vuole tutto si puote… è codesta natura di forti! … i forti siamo noi e lo saremo maggiormente se mostreremo di conoscere i nostri diritti e di non disconoscere i nostri doveri! Viva il primo Maggio.

Pubblicato originariamente su “La rivendicazione” del 26 Aprile 1890 – ripubblicato a cura di Romano Zucca sul Giornalino informativo del Club Ausonia di Maggio 2008.

A cura di Franco Astengo

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