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(18 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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Italicum: reazione governativa e risposta proletaria

(5 Maggio 2015)

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Foto Ansa

La legge elettorale è la legge più politica. La sua formulazione è una delle prerogative tipiche del Parlamento borghese. Matteo Renzi ponendo la fiducia sull’Italicum, come fece Mussolini sulla fascistissima Legge Acerbo, ha violato le norme e la pratica parlamentare borghese, ha vergognosamente calpestato la Costituzione antifascista nel 70° anniversario del 25 Aprile.
Il colpo di forza ha chiarito a milioni di lavoratori e di disoccupati la natura del governo di Renzi, una marionetta tanto arrogante e prepotente quanto al servizio esclusivo dei gruppi dominanti del capitale finanziario, che ieri lo hanno applaudito alla Borsa di Milano.
L’Italicum, ora approvato, serve a concentrare il potere nelle mani del premier del partito vincente. Con la sua approvazione le controriforme istituzionali e del lavoro accelereranno. Il ricatto di Renzi, l’erede di Gelli e Berlusconi, sulla vita politica sarà ancora più forte.
La nuova legge-truffa elettorale esprime la tendenza dei monopoli finanziari a rafforzare la loro dittatura. Grazie all’enorme premio di maggioranza, all’imposizione di capolista eletti “a prescindere”, alla soglia d’accesso, l’Italicum vanifica il concetto di rappresentanza nel sistema borghese e vorrebbe segnare la fine della partecipazione delle masse alla vita politica.
Con il nuovo sistema elettorale verranno formati governi oligarchici più stabili e feroci, che approveranno rapidamente leggi antoperaie, colpiranno duramente le nostre condizioni di vita e di lavoro, comprimeranno ancora le nostre libertà e diritti, avanzeranno nella repressione della protesta sociale e nella criminale politica di guerra.
Si prepara il passaggio da un regime democratico-borghese costituzionale a un regime assoluto presidenziale, guidato dalla volontà del leader di un unico partito. Un Parlamento di figuranti sarà l’appendice obbediente del comitato di affari di Palazzo Chigi.
Le “opposizioni” parlamentari non sono in grado di organizzare una lotta contro la trasformazione reazionaria dello Stato e non rappresentano nessuna alternativa. Il M5S non è disturbato più di tanto dall’Italicum. SEL balbetta e tira fiori a Boschi. La sbriciolata minoranza socialdemocratica del PD è sempre più marginalizzata e impotente. Nessuna di queste forze imbevute di pregiudizi borghesi e riformisti vuole mobilitare e organizzare le masse sfruttate e oppresse. Hanno più paura della lotta di queste masse che del governo Renzi, perciò le tengono passive e si propongono di utilizzarle solo per raccolte di firme e come massa di manovra elettorale.
E’ in sostanza la stessa posizione dei vertici sindacali riformisti che invece di proseguire e indurire la lotta operaia contro il Jobs Act l’hanno fermata. I risultati della resa li abbiamo visti: più sfruttamento, più precarietà e più attacchi alle organizzazioni sindacali.
Il bulletto fiorentino può fare il bello e il cattivo tempo, può forzare la mano proprio per l’assenza di una vera opposizione politica e sindacale. La relativa forza di Renzi sta nella debolezza e nell’inconcludenza dei partiti di “opposizione” rappresentanti delle classi medie, che non sanno nemmeno quello che vogliono; sta nel collaborazionismo palese e in quello mascherato degli “aventiniani” che illudono, disorganizzano e paralizzano le masse.
E nel campo proletario? L’opportunismo, la politica del “male minore”, il limitarsi alla lotta economica così come allo sfogo sui simboli del capitalismo, sono altrettanti modi per eludere i compiti e le responsabilità dell’oggi.
I nodi politici che abbiamo di fronte possono essere sciolti solo dalla classe operaia, la classe più rivoluzionaria della società. Nessuna illusione può essere nutrita sulle forze borghesi liberali e riformiste: alla reazione governativa deve opporsi il fronte unico di lotta del proletariato!
Per far saltare i piani reazionari e i propositi liberticidi del governo Renzi e di chi lo sostiene, per ribaltare i rapporti di forza, bisogna ampliare e radicare la lotta, con una direzione e chiari obiettivi di classe.
La chiave di volta sta nella costruzione e nella moltiplicazione degli organismi di massa operai e popolari, nelle fabbriche, nei quartieri, nei territori per rafforzare la resistenza di massa contro l’offensiva del capitale, la reazione politica e le minacce di guerra.
E’ anche necessaria un’ampia coalizione che veda la classe operaia come sua forza dirigente, per unire le forze popolari, di sinistra, democratiche e antimperialiste, che subiscono la stessa politica reazionaria.
Questa forza anticapitalista non può essere costruita “a porte chiuse”. Bisogna rompere con un approccio che alimenta la dispersione, il disfattismo e il pessimismo sulle capacità della classe lavoratrice. Bisogna farla finita con i calcoli opportunisti e elettoralisti e far progredire rapidamente l’unità di azione dal basso, sulla base degli interessi economici e politici del proletariato.
Nell’immediato serve una Conferenza nazionale volta a unificare politicamente tutte le forze sindacali, politiche, sociali che negli ultimi mesi sono scesi in piazza, su un programma su cui fondare l’alleanza tra il proletariato e la piccola borghesia impoverita, i giovani senza futuro nel capitalismo, le donne degli strati popolari, i migranti, etc.
Ma tutto ciò ancora non è sufficiente per affrontare e vincere le battaglie di classe che ci attendono.
Finchè i settori di avanguardia del proletariato non si saranno liberati dalle concezioni, dalle pratiche, dall’influenza borghese e piccolo borghese sulla questione del Partito, finchè gli operai combattivi e avanzati non faranno proprio il concetto di “partito indipendente e rivoluzionario della classe operaia” sarà impossibile avanzare sul terreno della lotta politica per il potere.
Ci vuole un autentico Partito comunista del proletariato che sorga dall’unione dei settori avanzati del movimento operaio e del movimento comunista (marxista-leninista).
Perciò chiamiamo gli operai avanzati e combattivi a distaccarsi decisamente, nettamente e definitivamente dal revisionismo e dall’opportunismo, ad abbandonare le residue illusioni democratico borghesi e riformiste.
Che i migliori elementi del proletariato, i lavoratori, i disoccupati, i delegati che resistono all’offensiva capitalista si uniscano alla nostra attività per costruire il Partito comunista, strumento indispensabile per sviluppare la coscienza politica di classe e affrettare la fine inevitabile dello sfruttamento capitalistico.
Solo con la guida del Partito potremo liberarci dalle marce e corrotte istituzioni borghesi, costruire una società in cui vi sarà una democrazia mille volte più completa, più piena e più conseguente della sempre più limitata, ipocrita e decadente democrazia parlamentare borghese.

5 maggio 2015

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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