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    OGM: il gene impazzito della politica padovana

    (29 Aprile 2005)

    Ci sono molte ragioni per le quali si può lecitamente rimanere sorpresi da quanto il consiglio comunale di Padova ha deciso in materia di Ogm, ma ce ne sono di più ancora per rimanere delusi.

    Dopo anni di discussioni e dibattiti in televisione, dopo decine di libri sull'argomento che si trovano ormai anche sulle bancarelle, dopo innumerevoli sondaggi tra i consumatori, e dopo la presa di posizione anche della Coldiretti, la maggiore organizzazione agricola italiana ed europea, che ha convinto in Italia centinaia di comuni ad adottare la delibera che da noi non è passata, dopo tutte queste cose ci aspettavamo se non una decisione contraria agli Ogm, almeno un dibattito all'altezza della situazione. E invece no. Siamo a “gli Ogm come soluzione della fame nel mondo”.

    Neanche più la Monsanto usa questa balla colossale nelle presentazioni pubbliche per promuovere i suoi prodotti. Ma nella provincia dell'impero, dove le notizie arrivano a volte con un po' di ritardo, la cosa si può ancora dire senza suscitare l'ilarità generale. Se poi ci aggiungiamo che fermare gli Ogm vuol dire fermare il progresso, abbiamo messo assieme una infallibile accoppiata di assurdità che rivelano una estrema disinformazione.

    È probabilmente sfuggito ai consiglieri comunale il fatto che non esistono in Italia organizzazioni o partiti politici che siano contrari agli Ogm nella scienza biomedica. Neanche i più agguerriti no global sono contrari all'insulina prodotta dai batteri geneticamente modificati. Così come nessuno vuole fermare la ricerca in campo biotech. La posizione di Legambiente, Coldiretti e di decine di altre organizzazioni, regioni e gruppi consiliari regionali (che hanno dato vita l'anno scorso alla coalizione “liberi da Ogm”) afferma che la ricerca deve essere fatta perché solo la ricerca potrà dirci fra qualche anno se effettivamente i rischi che pensiamo di correre sono reali.

    Una ricerca indipendente, pubblica, e fatta in condizioni di sicurezza, cioè senza contaminazioni accidentali: infatti una ricerca che ci dicesse che abbiamo fatto male a fare scappare i buoi non servirebbe a nessuno. Noi abbiamo bisogno di sapere, con assoluta certezza scientifica -che nessuno al mondo in questo momento possiede- se i buoi dobbiamo farli uscire o meno dal recinto.

    Chiunque sappia come è costruita la nostra agricoltura sa che gli Ogm con la dimensione aziendale media italiana e con le produzioni tipiche nostrane non c'entrano assolutamente nulla. Gli Ogm sono pensati e prodotti per le grandi estensioni, per le commodities come il grano, il mais, la soia, sulla produzione delle quali non siamo e non saremo mai più competitivi. C'è forse ancora qualcuno, come Confagricoltura, che rappresentando soprattutto le aziende con maggiore estensione agricola si illude forse di poter competere con il midwest americano, dove irrigano passando in volo con gli canadair, o con le risaie cinesi, o con la pampa argentina, già trasformata -con risultati molto gravi- in un deserto monoculturale di soia.

    Chi crede ancora in futuro per l'agricoltura in Italia, invece, ha da tempo fatto scelte diverse: le regioni come la Toscana, l'Umbria e moltissime altre (quasi tutte in Italia, molte a livello europeo) si sono dichiarate free-ogm per tutelare un economia fatta di prodotti tipici, di prodotti di qualità, dove per qualità si intende un prodotto che arricchisce non solo chi lo fa, ma che arricchisce anche il territorio nel suo complesso. Tutti questi ragionamenti probabilmente non sono stati sufficienti a muover il consiglio comunale di Padova verso la piena rappresentanza delle opinioni dei padovani: fuori, in Piazza delle Erbe, la gente compra mais marano per la polenta, i fagioli di Lamon, il formaggio pecorino stagionato e gli altri prodotti tipici. Dentro al consiglio, a pochi metri, i suoi rappresentanti avallano l'idea di Galan di fare del Veneto la regione di punta per gli Ogm.

    Legambiente ribadisce la propria disponibilità ora e in futuro ad un dibattito franco ed aperto che ponga sul tappeto i problemi etici, economici, salutistici ed ambientali che gli Ogm sollevano e che possa coinvolgere i nostri rappresentanti istituzionali, nella speranza che anche a Padova la mozione -peraltro poco più che un atto di principio- per un territorio free-Ogm possa essere adottata presto.

    Davide Sabbadin

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