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Padova: sui fatti avvenuti questa mattina al quartiere Portello.

(29 Aprile 2005)

Mi chiamo Fortunata Vitiello e vorrei raccontare la mia versione dei fatti accaduti al Portello in via Marzolo.
Alle 07:10 si è presentato un uomo alla mia porta che si è qualificato come un comandante dei vigili urbani; mentre mi parlava sono entrati dentro la casa molti agenti di polizia in borghese.
Io ovviamente mi sono agitata anche perchè i miei figli, che hanno 1,3 e 6 anni hanno iniziato a piangere spaventati dalla situazione.
A quel punto mi sono affacciata dalla finestra per vedere cosa stava succedendo e l’unica cosa che ho visto sono stati decine di poliziotti e blindati.
Ho visto anche Gianni, un abitante del quartiere che i giorni prima mi aveva aiutato a tenere i miei figli, che mentre veniva da me per aiutarmi a capire cosa stava succedendo, è stato preso per il collo da alcuni poliziotti, buttato per terra e picchiato.
Così, mentre l’agitazione mia e dei miei figli aumentava, i vigili senza tante spiegazioni mi hanno trascinato fuori dalla casa e mi hanno fatto montare in una camionetta senza poter prendere niente. A quel punto, sono iniziate ore di spostamenti in uffici finchè sono stata portata nella mia nuova casa di via Bezzecca.
Il gesto di entare nella casa di via Marzolo era stata dettato dalla disperazione, dal bisogno di dare un tetto ai miei figli, non sono stata assolutamente strumentalizzata da nessuno come sostiene il sindaco.
Sapevo che non poteva essere una situazione definitiva, se mi avessero chiesto di spostarmi l’avrei fatto subito, non c’era bisogno di decine di celerini e un clima da guerra.
Infine vorrei ringraziare tutti i ragazzi come Gianni che adesso si trova in prigione, per avermi sostenuto da quando ci conosciamo.

Giovedì 28 aprile 2005

Fortunata Vitello

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