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Padova: il PRC sui fatti del Portello

(29 Aprile 2005)

Rifondazione Comunista non può non sottolineare il profondo rammarico per l'epilogo di una vicenda che poteva avere altre soluzioni, evitando alla città una giornata infelice.

Abbiamo lavorato con l'amministrazione e nell'amministrazione perché si ristabilisse un criterio di correttezza ed equità nell'assegnazione degli alloggi comunali, un bene comune che appartiene a tutti i cittadini e che deve essere distribuito secondo quelle regole che garantiscono a tutti la possibilità di accedere al diritto primario di avere una abitazione dignitosa.

Lavoriamo ad allargare le disponibilità del patrimonio pubblico di alloggi per affrontare il crescere delle situazioni di emergenza abitativa dovuta all'impoverimento di una fascia sempre più larga di cittadini e per dotare nell'arco dei cinque anni dell'amministrazione il comune di un numero di alloggi adeguato a soddisfare il bisogno abitativo delle fasce più deboli della popolazione.

Questa politica deve essere sostenuta e condivisa ed è uno degli elementi centrali del programma della coalizione che governa la città. Su questa politica si sta spendendo con straordinario impegno la nostra assessora.

Non si può, in questo quadro, alimentare nello stesso momento in cui la risposta alle situazioni di emergenza abitativa vengono date ai cittadini, con certezza delle regole e nel rispetto dei diritti di tutti, il conflitto fra persone e famiglie che sono nella stessa condizione di bisogno : nel caso del portello rivendichiamo il nostro impegno alla ricerca di una soluzione di garanzia della donna occupante e dei suoi bambini, e nel contempo, per l'anziano sfrattato che era stato privato della abitazione comunale a lui assegnata.

Abbiamo lavorato perché fosse trovata alla donna una abitazione dignitosa e, in concerto con i servizi sociali, un sostegno adeguato alla sua condizione familiare.

La modalità con cui la signora è stata accompagnata al nuovo alloggio, con l'assistenza degli operatori del comune, e e con l'impegno diretto degli assessori Ruffini e Sinigaglia, non ha nulla a che fare con le modalità di sgombero di alloggi occupati che anche noi conosciamo.

La presenza della polizia e gli episodi che si sono verificati successivamente, sono per noi fonte di grande preoccupazione. Non appartengono alla nostra modalità di confronto, anche aspro, all'interno di questa città. Né possiamo condividere e riconoscerci in un Comune blindato e accerchiato dalle forze dell'ordine. E' necessario riprendere la strada di un confronto politico serio, all'interno della maggioranza, per definire modalità condivise di gestione dei complessi problemi che ci troviamo di fronte, in un contesto che deve essere unitario nella gestione delle politiche dell'amministrazione. Detto ciò, rivendichiamo l'impegno nostro e non solo nostro, perché il trasferimento della donna e dei suoi bambini non avvenisse nel quadro dell'occupazione del portello da parte delle forze dell'ordine, con le conseguenze che abbiamo visto. Nella stessa misura in cui rivendichiamo la linearità e la correttezza della nostra condotta, respingiamo con forza le accuse di chi ha deciso di fare, da tempo, un insistita campagna di attacco nei confronti del nostro partito con piccole logiche identitarie e nella, errata, convinzione di allargare per questa via, la propria area di consenso.


Padova 28 aprile 2005

La Segreteria provinciale
di Rifondazione Comunista

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