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(20 Maggio 2015)
Sabato 23 maggio la provocazione neofascista e squadrista di Casa Pound vuole infettare Gorizia con un corteo nazionalista che vuole far “risorgere per vincere” le decine di migliaia di soldati italiani morti nelle trincee carsiche della I guerra mondiale. A parte il fatto che soldati italiani sono morti anche combattendo nell’esercito “nemico” austro-ungarico, decine di milioni di proletari e contadini, per restare alla sola Europa, tra il 1914 e il 1918 sono stati massacrati per il profitto capitalistico, per la ridefinizione dei campi d’influenza delle potenze imperialistiche diventati saturi: una saturazione che ha avviato la decadenza epocale della società dominata dal Capitale.
Ma quella di Casa Pound è soprattutto una provocazione nazional-fascista verso un territorio che è storicamente multinazionale con famiglie miste di sangue italiano, sloveno, croato, austriaco. Dove i confini italo-slavi naturali non esistono.
E’ una provocazione pianificata perché il territorio isontino è innanzitutto storia di movimento operaio e di antifascismo.
Se n’erano accorti subito i capi del Governatorato militare che amministrava queste terre “redente” passate alla “madre patria italiana” dopo il 1918, infatti la sezione di Gradisca dell’amministrazione militare scriveva in un rapporto del 1919:
“il partito nazionale va perdendo aggregati, i quali invece trovandosi a contatto con i reduci dalla Russia assorbono idee bolsceviche che cominciano a farsi largo nel fertile campo socialista che conta non pochi jugoslavi”.
E i provvedimenti di contrasto consistevano nel sospendere la libertà d’azione di un già robusto movimento operaio, sopprimere i diritti conquistati dai lavoratori (incluso la legge colonica dei mezzadri e dei coloni) mentre venivano fatte confluire le prime squadracce fasciste per rafforzare il “sentimento nazionale” e “colpire i socialisti e gli slavi”.
Reduci dalla Russia bolscevica erano i ronchesi Luigi Modesti e Remigio Bagon, cittadini austriaci nel 1915, arruolati nell’esercito austro-ungarico e spediti sul fronte orientale. Fatti prigionieri e tradotti in Russia assistevano agli eventi rivoluzionari e durante l’insurrezione di Ottobre militavano nella Guardia Rossa.
Ecco una cosa che i fascisti, i neoirredentisti e la borghesia tutta, dimenticano: la I guerra mondiale ha fatto da detonatore alla nascita del primo Stato operaio e contadino al mondo nell’immenso territorio russo e alla più grande ascesa rivoluzionaria delle lotte operaie in Europa: è stata la risposta del popolo lavoratore alla carneficina cui è stato costretto da industriali e banchieri. Una risposta che conserva oggi piena attualità.
I gruppi dominanti del capoluogo provinciale non a caso hanno dato il loro beneplacito al raduno fascista, fino ad arrivare al via libera della prefettura per una manifestazione che fa apologia del fascismo.
Già il presidente dell’associazione dei giuliano-dalmati (e segretario provinciale di Forza Italia che governa la città di Gorizia) aveva lanciato la prima bordata proponendo di abrogare la celebrazione del 25 Aprile per Gorizia aizzando la mistica neofascista della “pulizia etnica infoibatrice” antitaliana ad opera dei partigiani jugoslavi. Mistica della pulizia etnica iniziata nell’autunno 1943 dalla propaganda antipartigiana del comando militare tedesco in Istria e nel 1944 dai servizi della fascista X Mas obbediente al gauleiter Reiner e dalla quali escono molti sedicenti autori della “letteratura delle foibe” utilizzata per riabilitare la falsificante versione fascista della storia e degradare l’antifascismo.
Evidentemente questi signori rimpiangono l’Adriatisches Küstenland e vorrebbero coinvolgere il popolo lavoratore isontino nel loro pianto per la sconfitta delle formazioni fasciste italiane inquadrate direttamente nella Wermacht (come la Milizia Difesa Territoriale, la Guardia Civica, la Polizia dell’Ispettorato Speciale) così come l’ l’Adriatisches Küstenland era annesso direttamente al Terzo Reich attraverso il Gau di Carinzia (e poi si definiscono difensori dell’”italianità dei confini orientali”).
Ancora una volta quindi, le stesse classi e ceti dirigenti dei rapporti di produzione capitalistici, padroni, dirigenti d’azienda, avvocaticchi, spioni e guardioni, burocrati e gendarmi dello Stato borghese, cortigiani o aspiranti tali dei salottini borghesi, sono pronti ad aprire la strada ai loro servi fascisti, che tornano di nuovo utili ora che la crisi verticale del capitalismo mondiale richiede l’intensificazione della guerra economica, finanziaria e legislativa contro la classe operaia e lavoratrice, contro il popolo proletario di tutte le nazioni.
Il 23 maggio la risposta antifascista deve essere forte e decisa, ma prima di tutto deve essere una risposta operaia e popolare: contro il fascismo e contro il capitalismo che lo produce e di cui si serve contro il movimento operaio.
Il Partito comunista dei lavoratori sarà presente con i suoi militanti e simpatizzanti.
PCL Isontino
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