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Comunicato delle Associazioni sui fatti del Portello

(3 Maggio 2005)

Ci preoccupano la tensione e gli scontri avvenuti giovedì al Portello e poi al Comune. Siamo tutti esponenti di associazioni che operano a Padova da decenni su temi diversi ma che in comune hanno chiaro quanto importante sia costruire vera partecipazione e coesione sociale. Riteniamo perciò doveroso dire alcune parole di chiarezza di fronte alla possibilità che il conflitto sociale e il confronto politico in questa città prenda una piega pericolosa.

La prima. Non è tollerabile che il confronto degeneri in scontro oppure in rissa. Non comprendiamo perché i Disobbedienti, proprio quando l'Assessore Ruffini, a cui va tutta la nostra solidarietà, stava risolvendo felicemente la situazione della signora Vitiello, permettendo nel contempo al regolare assegnatario di prendere possesso dell'appartamento, abbiano voluto esacerbare il conflitto.

La seconda. Ci fa ribrezzo la contrapposizione tra persone disagiate che è stata messa in scena giovedì.

La terza. Nel contempo pensiamo che, se l'utilizzo della polizia in assetto antisommossa fosse stato evitato, probabilmente la tensione non sarebbe aumentata fino ai noti esiti

La quarta. I disobbedienti e i Verdi che li sostengono hanno agito in nome di principi condivisibili: la partecipazione democratica dei cittadini nelle decisioni dell'Amministrazione. Ma la loro prassi ha smentito questi principi, e nei fatti ha impedito la partecipazione a tutti noi.

Detto questo ci si permetta un breve commento.

Nessuno pensa di risolvere il problema mettendo al bando i Centri sociali e negando loro diritto di cittadinanza, come vorrebbero alcuni. Perciò una volta di più chiediamo a Verdi e Disobbedienti padovani una scelta netta rispetto alla nonviolenza. Scelta che per noi da tempo è strategica, non transitoria e non negoziabile.

Nei grandi cortei dei Social Forum, che con le critiche ad un modo iniquo e dannoso di intendere la globalizzazione hanno rimesso in moto tanta parte della società civile, c'eravamo anche noi - insieme a tanti altri. E anche oggi rivendichiamo la volontà di costruire una società non basata sul profitto e sulla sopraffazione ma sui bisogni reali, sociali e ambientali. Per noi lottare per la difesa dei più deboli, però, non è mai, e non diventerà, mai un pretesto per giustificare la violenza.

Un appello, per concludere. La migliore risposta a fronte di intemperanze e velleitarismi, è, da parte di chi governa, perseguire un chiaro modello di città: solidale, aperto, dialogante. Dotare Padova di reali strumenti partecipazione - cosa che non si esaurisce nei pur fitti incontri tra amministratori e cittadini- è la strada maestra per governare positivamente i conflitti, trasformando le diversità in ricchezza, e non permettendo la loro degenerazione. Ma la partecipazione ha bisogno di strumenti certi e regolamentati. E su questo l'amministrazione deve fare molto di più: aspettiamo proposte chiare, dal Sindaco, dall'Assessore alla Partecipazione e dalla Giunta nella sua collegialità. E non dimentichiamoci dei Consigli di Quartiere.

Padova, 30 Aprile 2005


da: Marina Bastianello( Pres. Arci Padova), Renato Bassignano (Csi Pd), Gianna Benucci (Assopace pd), Loris Cervato (Lega COOP. TERZO SETTORE), Silvano Cogo (CGIL immigrati) , Paolo Pastore (TRANSFER-NAZIONALE), Lucio Passi (Legambiente Pd), Gianni Rocco (Assopace pd), Paolo Schiavon (Lega coop.)

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