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DECADENZA E ARROGANZA MORALE

(28 Maggio 2015)

Gli avvenimenti della giornata di ieri, 27 Maggio, sono stati contrassegnati dall’ennesimo punto di emersione della decadenza morale che pare rappresentare l’elemento più importante di espressione di questa società che si cerca di far intendere come “moderna”.
All’interno del quadro planetario dello scandalo ai vertici del calcio, espressione tipica del dominio della sovrastruttura e della fallacia dell’entertainment quale vero e proprio “oppio dei popoli” e della nuova frontiera del capitalismo, nel microcosmo del quadro italiano si sono verificati, in questo senso, episodi davvero significativi.
Episodi che mostrano il segno di una vera e propria confusione morale che attanaglia il nostro piccolo mondo politico, attraversato anche e insieme da una spiccata attitudine all’arroganza esercitata dai suoi tronfi pseudo-protagonisti che sarebbe nobilitare dedicando loro raffigurazioni del tipo di quelle del grande Grosz.
Fa impressione (se questo termine può essere ancora usato) la vicenda delle liste dei cosiddetti “impresentabili”: fa impressione perché a nessuno dei commentatori viene in mente di scavare sulle ragioni di fondo che hanno portato questi soggetti a essere presenti nelle liste elettorali dei vari partiti. A nessuno viene in mente perché farlo significherebbe sottoporre a inchiesta insieme il mondo degli affari, quello dell’informazione, il sottobosco dello scambio illecito che a tanti (non tutti) conviene. Allora è meglio scagliarsi versus l’epifenomeno, addirittura andando a prendere a bersaglio la Commissione Parlamentare, come se non si sapesse che è nella logica con la quale questa Commissione viene costruita la residenza dei termini nei quali i cosiddetti “impresentabili” trovano la loro espressione politica.
Ciò che è accaduto, invece, alla Regione Sicilia fa parte di una storia antica e sempre nuova: basta scorrere i “curriculum vitae” dei personaggi implicati, i loro percorsi di potere per rendersi conto che si tratta di pesci piccoli, della classica piramide simil-mafiosa che viene portata alla luce (?) proprio nei giorni delle grandi, roboanti celebrazioni di Falcone e Borsellino. In questo caso la categoria da esplorare è quella della menzogna, né più né meno.
Infine la vicenda De Luca, sublimazione dell’intreccio decadenza e arroganza sul piano morale.
Altro che “leggi ad personam”, siamo ben oltre: siamo al dispregio totale delle regole, alla richiesta di “aggiustamento in corsa” di puro stile fascista.
Questo di De Luca è, forse, l’episodio più grave – su questo terreno – degli ultimi anni: la miseria di un trasformismo becero e biecamente opportunista.
Soprattutto perché, nel frattempo, il Presidente del Consiglio (principale corifeo di questo personaggio) va in giro cianciando di legalità: lo fa proprio nei termini che gli sono propri. Quelli del leguleio azzeccagarbugli, che emette la “grida” per stabilire le pene e insegna a come evaderle.
Per far questo. In verità, bastava e avanzava Tremonti.
Il diritto è cosa ben diversa, e non vale la pena spiegarlo a chi pensa soltanto al “puro” potere, a chi vuole soltanto illudersi di vincere.
Ma saranno inesorabilmente travolti.

Franco Astengo

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