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Il cognome da nubile della sinistra: una analisi politica del voto ligure

(2 Giugno 2015)

dal sito: http://autoconvocatiperlopposizione.com

Si narra che un anziano elettore abbia dato in escandescenze in un seggio domenica perché non trovava il simbolo sul quale voleva fare la scelta elettorale: ”Cambiano continuamente e non si sa più dove sono (parlava nello specifico di SEL – ndr)”. Povero elettore: alla ricerca del cognome da nubile della sinistra che invece ha assunto status, modalità e contenuti del coniuge di passaggio.

pastorino

Luca Pastorino

“La Liguria va veloce” è l’emblematico slogan che lo staff pubblicitario della renziana Paita ha usato per fallire in Liguria. Una terra demograficamente vecchia e stanca, che tutto vorrebbe meno che la velocità, mentre ambirebbe all’accessibilità ai servizi, alla sicurezza, ad un reddito da lavoro per i propri figli e nipoti, alla chiarezza degli intenti politici e quindi sociali. Una scelta, quella del PD renziano ligure, che si è aggiunta fragorosamente ad un lungo elenco di pasticci inenarrabili, a cominciare da quello tuonato da Cofferati sugli imbrogli alle Primarie, e proseguito nei cambi di cavallo di alcuni massimi dirigenti oltre che nella incapacità a imprimere uno stacco politico, collocandosi invece sostanzialmente nel prosieguo dell’era burlandiana, personaggi compresi (a nulla è valsa la spenta comparsata del frastornato Bersani che – in piena regola togliattiana – va a chiudere una campagna elettorale per un PD convinto di una emorragia a sinistra).

In questo si è insinuato l’on. Pastorino, piddino uscito in maniera pasquale a gennaio dal gruppo parlamentare, per pilotare una aggregazione esterna al PD, che ha di fatto frammentato ciò che si andava costruendo tra le esauste e trite fila della sinistra tsiprasiana (clamorosa fu la posizione della precedente formazione che faceva riferimento all’esponente greco alle elezioni europee, che risolse non citando la scelta ligure, salvo poi vedere esponenti di calibro europeo affiancare l’una la formazione Altra Liguria, l’altra quella raccolta attorno alla figura di Pastorino).

La figura di Luca Pastorino è figlia legittima del corso renziano dell’attuale politica: partecipa alle primarie parlamentarie del PD per le elezioni del 2013, e dato il suo buon risultato (è sindaco di un Comune della provincia di Genova) viene collocato nelle liste bloccate del PD per una elezione blindata, grazie alla incostituzionalità del Porcellum. La sua permanenza nel gruppo parlamentare del PD gli “consente” di partecipare, votare l’invotabile (Job Act compreso) e di fatto agevolare e sostenere l’irresistibile ascesa di Matteo Renzi.

Non solo: l’on. Pastorino sfodera durante la campagna elettorale supporter di calibro nazionale: Civati (anch’esso – dopo mille tentennamenti - appena uscito dal PD, ed ideatore originalissimo di una probabile formazione politica dal nome “Possibile”), Vendola (ormai sulla soglia assolutamente marginale della politica) e lo stesso Cofferati, che – per dirla alla De Andrè, da buon vecchio continua a dare buoni consigli dato che non può dare cattivo esempio. L’ultimo consiglio è la raccomandazione che Pastorino e la formazione attorno a lui aggregata si rivolga politicamente al Movimento Cinque Stelle....

Il risultato è stato un esito Genova-centrico, con una affermazione molto forte sul nome di Pastorino, quindi nel solco della personalizzazione della politica, lasciando scoperte e a se stesse le altre formazioni politiche aggregatesi attorno al nome dell’esponente ex-PD. In particolare parliamo di SEL e del PRC. Difatti il risultato periferico è assolutamente modesto e non porta a casa alcun risultato. Si pensi -per dare la misura del flop - che il battage mass-mediatico mettevano la formazione di Pastorino come possibile contraltare alla Paita. Perchè un flop? Bisogna essere onesti: è difficile – per un elettore medio – comprendere la finezza (?) della posizione politica di alcune sigle e di alcuni esponenti che sino a ieri erano in maggioranza con il PD in Regione e sono tutt’ora in giunte comunali, come quello di Savona. Al contrario: la salita sul “renzianesco” carro Pastorino di queste forze, se così vogliamo definirle, è apparsa del tutto strumentale.

Una affermazione, quella personale di Pastorino, (che porta un consigliere in Regione, in un consiglio dimezzato sul piano degli scranni) che ha goduto dell’irritazione da parte di strati elettorali del PD (per altro molto modesti), che ritenevano la scelta della candidatura a presidente della giunta regionale della signora Paita assolutamente incongrua, inadeguata e ingiusta. Quindi un allontanamento dalla casa madre piddina per adesso assolutamente estemporanea.

La formazione residua a sinistra, L’altra Liguria, uscita con le ossa rotte dall’entrata a gamba tesa di Cofferati e dell’on. Pastorino, sponsorizzata da un prete genovese– che nulla però ha del carisma del vecchio Don Gallo, e impersonata dall’intrepido Antonio Bruno ha ottenuto risultati assolutamente fuori concorso, e non pare la pena soffermarcisi.

Dunque che rimane di questa “sperimentazione” in salsa ligure?

1- la personalizzazione della politica vige ancora come modello imperativo che – in negativo e in positivo – viene somministrato all’esausto elettorato, che preferisce di gran lunga starsene a casa che recarsi al seggio e immalinconirsi con una classica scheda bianca (va a votare un elettore su due, e si riducono infatti drasticamente le schede bianche).

2- le forze politiche di sinistra esterne al PD rivelano ancora una volta la corda. Non basta salire sul carro personalizzato di questo o quell’esponente per ridare fiato e coerenza al proprio progetto. Ma verrebbe da dire: quale progetto? Quale coerenza? Ma soprattutto: quale rappresentatività?

3- risulta ridicolo e risibile il richiamo a espressioni politiche in questo momento vincenti, facciamo riferimento a Indignados, Podemos e similia in Spagna. Richiami spesso non approfonditi sulla reale natura politica di queste formazioni, ma delle quali avrebbero voluto godere d’essere lambiti da un’onda lunga extra-nazionale.

4- l’incapacità a creare condizioni favorevoli per un dimensionamento adeguato della rappresentanza politica di vasti strati della popolazione, ormai esangue, è la conseguenza della ormai cronica, e verrebbe da dire letale, insipienza che si innesta nella assoluta assenza di capacità di analisi sul breve, medio e lungo periodo, e di conseguenza di un progetto politico compiuto necessario alla costruzione di un orizzonte realmente e sistematicamente alternativo.

5- toccherà ancora una volta assistere a estemporanee aggregazioni elettorali del tutto spurie che non hanno capacità – ovviamente – di potersi sviluppare e crescere oltre ai tempi canonici pre e immediatamente post elettorali.

Si narra che un anziano elettore abbia dato in escandescenze in un seggio domenica perché non trovava il simbolo sul quale voleva fare la scelta elettorale: ”Cambiano continuamente e non si sa più dove sono (parlava nello specifico di SEL – ndr)”. Povero elettore: alla ricerca del cognome da nubile della sinistra che invece ha assunto status, modalità e contenuti del coniuge di passaggio.

Patrizia Turchi

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