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(15 Agosto 2012) Enzo Apicella

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La sinistra riformista e quella per cui lottiamo

(6 Giugno 2015)

landinicamusso

1. Sono passati ormai sette anni dalle elezioni del 2008 che cancellarono la sinistra dal parlamento italiano, riducendola a una condizione marginale.

Gli avvenimenti successivi, in particolare dopo le elezioni del 2013 e la conquista del Pd da parte di Renzi, hanno poi seppellito la minoranza socialdemocratica che agiva per linee interne al Pd. Oggi, che si torna a parlare di possibili nuovi partiti a sinistra, è bene ricordare le cause di quella sconfitta: la collaborazione con i governi di centrosinistra, l’illusione del riformismo (particolarmente in tempi di crisi economica), il burocratismo, l’elettoralismo, la distanza abissale dalle condizioni di vita e dalle necessità di milioni di lavoratori che per queste ragioni hanno smesso di guardare a sinistra.

2. Sottoprodotto della sconfitta sono le posizioni “antipartito” di sinistra. Chi dice che ai lavoratori non serve un partito, che bisogna stare lontani dalla politica, ecc. si comporta come chi va a un funerale augurando “cento di questi giorni!”. Chi teorizza che “il problema sono i partiti” dovrebbe spiegare perché la distruzione dei partiti della sinistra ha coinciso con alcune fra le peggiori sconfitte sociali (pensioni, articolo 18, ecc.). La verità è l’esatto opposto: i padroni hanno i loro partiti (non solo il Pd ma anche la Lega e Forza Italia), li usano per imporre le proprie politiche, li tengono sotto stretto controllo affinché difendano quotidianamente i loro interessi in tutti gli ambiti sociali. I lavoratori, i giovani e gli sfruttati hanno bisogno esattamente della stessa cosa: un partito che rifletta ogni giorno, nelle grandi battaglie come nelle piccole, i loro bisogni e le loro aspirazioni.

3. Renzi avanza come una schiacciasassi contro i lavoratori e nel farlo intende travolgere anche la Cgil e il suo apparato. La rottura dello scorso autunno tra la Cgil e il Pd è irreversibile e comincia a produrre effetti politici. Già da tempo il protagonismo politico della Fiom ha creato forti aspettative attorno all’idea che dal sindacato di Landini potesse nascere un movimento o un partito politico. Oggi il campo delle forze potenzialmente coinvolte nella formazione di nuovi partiti a sinistra si allarga. Dal Pd se ne vanno prima Cofferati, poi Civati e altri seguiranno nelle prossime settimane. Questo rende inevitabile, ad un certo punto, il tentativo di formare un nuovo partito a sinistra, al quale si uniranno Sel e Rifondazione (quest’ultima probabilmente scontando nuove scissioni). Si rende quindi indispensabile definire la nostra posizione verso questo processo, che presumibilmente troverà anche il sostegno dell’apparato della Cgil.

4. C’è bisogno di un partito, ma non di qualsiasi partito. Il sogno dei Cofferati, Vendola, Civati, Fassina, ecc. è di ricostruire una forza parlamentare ed elettorale che faccia rivivere le “glorie” (ossia le poltrone parlamentari e ministeriali) del riformismo. Della degenerazione della sinistra italiana, che dura da generazioni e che ha condotto fino a Renzi, accettano tutto tranne l’ultima tappa; vorrebbero tornare alla penultima. Su queste basi il progetto di un nuovo “partito del lavoro”, o come vorranno chiamarlo, non solo non è il nostro progetto, ma nelle sue premesse politiche è un ostacolo per una effettiva avanzata del movimento operaio.

5. Questo è però solo un lato della medaglia. L’altro lato è che questo processo attrarrà l’attenzione e anche le speranze di un settore importante e di massa della classe lavoratrice. I motivi sono i seguenti: a) il disincanto e l’ostilità verso Renzi non hanno altro modo di esprimersi a sinistra; b) nonostante sia un progetto promosso da figure compromesse e poco credibili, il sostegno della Cgil si farà sentire. La lotta contro il Jobs act e contro la “Buona scuola” ha mostrato ampiamente come la massa dei lavoratori si sia stretta attorno alla Cgil cercando uno strumento per opporsi al governo.

Le scissioni dal Pd e l’attivismo (sia pure dietro le quinte) della Camusso sul fronte politico puntano a mettere in mora il protagonismo di Landini. Tuttavia questo non elimina il ruolo centrale della Fiom. Potrebbe aprirsi una competizione a sinistra tra i due raggruppamenti, così come la pesante offensiva di Renzi potrebbe costringere, volenti o nolenti, tutti i protagonisti a mantenere una sorta di fronte unico come è stato lo scorso autunno nello scontro sul Jobs act. Rimane il punto decisivo: la conquista del Pd da parte di Renzi ha scoperchiato definitivamente il problema della rappresentanza politica della classe operaia nel nostro paese. Al centro di questo problema ci sono la Cgil e la Fiom, attorno alle quali ruotano i vari spezzoni della sinistra politica.

6. Né in Italia né a livello internazionale esistono basi economiche per una politica riformista durevole e su vasta scala. La prospettiva, all’interno del sistema capitalista, rimane quella di una profonda regressione sociale. In questo senso la necessità di un programma rivoluzionario di superamento del sistema capitalista rimane urgente ed è l’unica risposta realistica al precipitare delle condizioni di vita e di lavoro di milioni di persone. Per lo stesso motivo i partiti e i sindacati che si pongono sul terreno della politica riformista vivono una crisi profonda e sono scossi da continue crisi. Tuttavia essi mantengono ancora un appoggio non solo per la tradizione che rappresentano (questo vale in particolare per la Fiom), ma anche perché la gran maggioranza dei lavoratori non accetta facilmente la prospettiva rivoluzionaria. L’idea di rompere completamente col sistema sociale esistente è sempre l’ultima opzione ad essere presa in considerazione, e prima che questo accada ci saranno più e più volte tentativi di “correggere” il sistema con lotte difensive, spingendo in avanti questo o quel dirigente popolare, orientando il proprio voto in modo diverso.

7. Così come partecipiamo a qualsiasi movimento reale della classe, anche quando le sue parole d’ordine o i suoi metodi di mobilitazione sono insufficienti, interverremo in questo processo politico a partire dal nostro programmna e dalla nostra prospettiva. I tentativi di ricostituire un partito della sinistra riformista rendono più indispensabile che mai l’azione coordinata e omogenea del nostro movimento. Non ci limiteremo quindi a denunciare l’insufficienza politica della sinistra riformista, ma li sfideremo ad andare fino in fondo, a sviluppare coerentemente la rottura politica col Pd e gli interessi che difende. Solo vincendo questa lotta per l’egemonia della posizione rivoluzionaria che noi vogliamo rappresentare potrà diventare un effettivo punto di riferimento fra le masse.

Claudio Bellotti - marxismo.net

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