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Angelo Vassallo

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(7 Settembre 2010) Enzo Apicella
Assassinato il sindaco di Pollica (Salerno), eletto in una lista civica di centrosinistra.

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LA DESTRA PRODUCE LA DESTRA

(7 Giugno 2015)

LicioGelli

Licio Gelli (Ansa)

La vastità, complessità, profondità della corruzione imperante in Italia sui temi dell’amministrazione pubblica, rivolta in particolare ai temi più sensibili nell’opinione pubblica come in questo caso quello dei migranti, suscita in generale reazioni di strumentalizzazione politica sulle quali andrebbe aperta una riflessione di fondo.
Il dato evidente è che “La Destra, genera la Destra” in un rigurgito di propagandismo e strumentalizzazione razzista che ben si confà all’imperante speculazione tangentizia e oltre, che contraddistingue questa fase.

L’unica risposta diversa sembra essere quella di una sorta di “pietas cristhiana” mentre manca totalmente una capacità di espressione non semplicemente moralista ma politica ispirata ai valori dell’eguaglianza, all’analisi dei rapporti economici, a un’idea in materia prodotta dalla sinistra.
Una sinistra che vive un vuoto culturale e politico che ben si evidenzia drammaticamente proprio in decisivi frangenti come quello che stiamo vivendo e che si traduce nell’assoluta assenza di rappresentanza, proposta, capacità d’aggregazione, messa in campo di soggettività.
Cogliamo così il frutto perverso di un abbandono di identità, principi, espressione di valori, organizzazione avvenuto nel corso di questi anni e che ha lasciato spazio non tanto e non solo all’avversario, ma al peggio del peggio sul piano dell’individualismo, dell’egoismo, della voglia di sopraffazione sull'altro, di espressioni di imperio che pensavamo superati nel corso della storia.
E’ tornato il fascismo, nella pienezza del suo orrore, e grandi responsabilità toccano in questo senso ha chi ha pensato di muoversi all’interno del quadro politico alla ricerca di una presunta “governabilità” intesa quale il nuovo Santo Graal, ispirandosi proprio ai teorici della conservazione, quelli che all’indomani della caduta del muro di Berlino proclamarono appunto la “fine della storia”.
Questo spostamento a destra ha avuto, poi, la sua sublimazione con il governo Renzi che tiene assieme due elementi fondativi di questo quadro: la spregiudicatezza assoluta nella gestione del potere e la volontà pervicace di espressione di un nuovo, presunto, “superuomo”.
Il tutto naturalmente ridimensionato ai tempi e ricordando Marx: “la storia quando si ripete, si ripete in farsa”.
Non è il caso però di scherzarci sopra: i rischi sono tutti lì pronti ad aspettarci sui terreni della dilagante immoralità della funzione pubblica esercitata attraverso un potere incontrastato sul piano teorico e politico.
Huntington, Von Hayek, Fukuyama, Friedman, Carl Schmitt, sono I numi ispiratori di questa proiezione politica dell’assolutismo legato al malaffare posto all’interno di un quadro europeo nel quale domina il capitalismo monetarista erroneamente inteso come “neoliberismo” verso il quale il semplice “anti” proprio non funziona, come dimostra proprio il “caso Grecia” e il ruolo del governo di Syriza.
Modelli teorici che hanno trovato da tempo un’applicazione concreta nel famoso documento sulla “Rinascita Nazionale” redatto nel 1975 dalla P2 di Livio Gelli e che oggi rappresenta il punto di riferimento della destra all’assalto delle migliori condizioni di sfruttamento da parte dei padroni e delle istituzioni democratiche per trasformale e piegarle in senso autoritario.
La destra non può che produrre destra sempre più estrema e vociferante al servizio del capitalismo rampante: non a caso il modello sociale, delle relazioni sindacali e industriali è ormai il modello “Marchionne”.
In questo senso varrebbe la pena svolgere una riflessione: un tempo la CGIL e il PCI calcolavano l’importo dei profitti complessivi dell’industria ponendoli in relazione alla crescita dei salari e dell’occupazione. Questo tipo di statistiche è stato completamente dimenticato e gli indicatori usati sono ben altri: spread, indice di borsa e PIL (quest’ultimo quanto di più fallace e ingannatore possa esistere).
Considerato anche che sono emersi altri elementi da prendere in considerazione nella possibilità di valutare lo stato reale dell’economia legati alle cosiddette contraddizioni “post-materialiste”: inquinamento, occupazione del suolo, assetto del territorio.
Sono stati abbandonati tutti i presidi teorici che avrebbero potuto rappresentare la base per una politica alternativa, sia sul versante socialdemocratico, sia su quello marxista, rinunciando anche, sempre per restare al “caso italiano” a quanto di identità positiva era stato prodotto dal nostro movimento operaio nel corso degli anni.
Non entro nel dettaglio: penso alle idee di intervento pubblico in economia, di programmazione, di stato sociale, di democrazia avanzata e progressiva.
Ci troviamo dentro ad una difficile “guerra di posizione”, in una fase che è tutta difensiva.
Sarebbe necessario uno scatto in avanti, una raccolta di forze, una rielaborazione teorica e politica: l’impressione è che manchino i soggetti vitali, i “ragazzi con le magliette a strisce” del Luglio’60.
Forse, nel “mare magnum” dell’indifferenza attesista che sembra colpire gran parte della società italiana e che rappresenta la base di argilla del fragile gigante del governativismo personalistico si nascondono i soggetti, le forze, da richiamare alla riflessione, alla lotta, alla politica in nome della nostra identità e dei nostri valori storici.
Qualcuno vorrà provarci?

Franco Astengo

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