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(19 Ottobre 2010) Enzo Apicella
WikiLeaks renderà pubblici nuovi documenti segreti USA. Il Pentagono invita media a non pubblicarli.

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(Il nuovo ordine mondiale è guerra)

DOLORE

(11 Giugno 2015)

Un dolore sordo, costante che perfora il cervello e che deriva dall’odio.
L’odio genera il dolore ed è l’odio che vediamo intorno a noi.
La guerra rimane la sola “questione” che unisce il mondo. Popoli di interi continenti, senza distinzione di età, sesso, ceto, sono strappati via, costretti alla fuga per la sopravvivenza e poi respinti, allontanati, umiliati.
Il massacro che si perpetra oggi sulle coste di tutto il mondo, non solo di quelle del martoriato Mediterraneo sponda immediata della tragedia africana, è il segnale concreto del fallimento di tutte le idee di trasformare le più diverse filosofie della disparità, della diversità e dell’eguaglianza in soggetti regolatori del disordine, in Stato, in ordine costituito.
Il fallimento di chi voleva stabilire divaricazioni e barriere e di chi voleva unire e comprendere.
Nulla si è costruito sull’idea kantiana della pace perpetua, nulla si è costruito sull’idea del socialismo nelle diverse gradualità delle sue possibili applicazioni, nulla sta regolando il grande Leviatano dell’homo, homini lupus.
Sembra la grande rivincita del caos originario, della condanna perpetua che domina la scena con il sottofondo del chiacchiericcio parolaio e la voglia irresistibile di corruzione: la volontà di derubare, moralmente ma anche materialmente, chi sta morendo.
Una riedizione continua, diuturna, del sergente di Waterloo.
Corruzione e presunzione i due elementi che oggi fanno “l’apparire” di una politica, nell’azione della quale “l’essere” appare ormai definitivamente travolto e soppiantato.
Le nostre “scalate al cielo” sembrano non aver sortito effetti e le ali del Sarto di Ulm sono rimaste schiantate al suolo: nessuno sembra intendere di raccoglierle da terra per cercare di riprendere il volo.
Il nostro dolore deriva dall’odio e l’odio nasce dalla miseria: la miseria della mente umana.
Ci sarà ancora spazio per l’Utopia e l’Utopia potrà ancora servire a percorrere passi in avanti verso l’orizzonte del cambiamento e del futuro?
Nel fallimento comune pare prevalere il pessimismo di una ragione ormai scissa da qualsivoglia visione.
Forse sta ancora lì la chiave di volta: pensare al pessimismo con la consapevolezza di ciò che rimane da fare, tutto o quasi tutto, dell’enormità delle diseguaglianze, della ferocia dell’egoismo, del persistere del balenio della guerra come sola igiene del mondo, dell’incapacità che riscontriamo persino nell’arrampicarci come nani sulle spalle dei giganti.
Rendersi conto davvero di ciò che è accaduto, della necessità di disvelare prima di tutto il castello di menzogne che ci opprime, potrebbe rappresentare il primo atto sulla via di un ancora ipotetico riscatto.
Intanto il dolore si fa sempre più acuto

Franco Astengo

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