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Tutti in piazza in difesa del voto per il NO
nel referendum greco!

Dichiarazione del comitato esecutivo internazionale della Lega internazionale dei lavoratori - Quarta internazionale

(3 Luglio 2015)

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Domenica prossima in Grecia si celebrerà un referendum per accettare o respingere il preteso “accordo” proposto dalla Troika (Commissione europea, Bce e Fmi). Se vincesse il SÌ, sarà applicato un altro piano di austerità, un’altra riduzione di salari e diritti.
Il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, ha messo da parte la diplomazia e ha chiesto apertamente che il popolo greco voti SÌ. Angela Merkel ha rifiutato un’ultima proposta di accordo avanzata da Tsipras, sperando che vinca il SÌ nel referendum.
La propaganda imperialista incolpa il popolo greco per l’attuale situazione di crisi. Si tratta di una menzogna a vantaggio delle banche europee, grandi beneficiarie dei piani di austerità. Il risultato dell’applicazione di questi piani negli ultimi cinque anni ne dimostra la falsità: la situazione del Paese si è aggravata. Il debito estero è aumentato, la produzione è arretrata a livelli simili a quelli di una depressione. I lavoratori e il popolo greco si sono visti ridurre i loro salari e attaccare i loro diritti.
Le masse popolari devono sconfiggere quest’ulteriore pressione dell’imperialismo. È stato contro questi piani di austerità che i greci hanno realizzato 35 scioperi generali e hanno eletto il governo Syriza lo scorso gennaio. Perciò facciamo appello a votare NO al referendum.

Per un NO conseguente di lotta contro l’imperialismo

Tsipras sta facendo campagna per il NO. Ma il NO di Tsipras e il NO dei lavoratori greci debbono essere molto diversi.
Tsipras difende il NO per tornare al tavolo delle trattative con l’Eurogruppo e ottenere un piano di austerità un po’ differente. Ha gettato alle ortiche il programma di Salonicco e gli impegni assunti con i lavoratori greci in campagna elettorale (aumentare il salario minimo, revocare ogni riforma lavorativa varata dal precedente governo). Ha fatto marcia indietro rispetto a tutte le promesse con l’obiettivo di ottenere una “ristrutturazione” del debito che mantenga intatta la politica di austerità.
Il governo greco ha presentato ai creditori un piano che includeva l’innalzamento graduale dell’età pensionabile da 62 a 67 anni, oltre a eliminare poco per volta i sussidi e aumentare le imposte per i pensionati, aumentando anche progressivamente l’avanzo di bilancio dall’1% del Pil nel 2015 al 3,5% nel 2018. Si è dichiarato d’accordo su quasi tutte le imposizioni della Troika.
È stato questo piano di austerità che l’imperialismo non ha accettato perché voleva una stretta ancor maggiore sui pensionati, più disoccupazione, più privatizzazioni. Tsipras è stato obbligato a convocare il referendum perché sarebbe stato obbligato a fare tante di quelle concessioni che avrebbero significato un suicidio politico. Ma vuole il referendum per rafforzarsi e così tornare al tavolo negoziale.
Il NO dei lavoratori deve essere il punto di partenza per recuperare ciò che Tsipras aveva promesso prima delle elezioni: aumento dei salari e delle pensioni, fine delle privatizzazioni e dell’austerità. E questo non può essere scambiato con la ristrutturazione di un debito che è illegittimo, illegale e odioso.
Oggi non possiamo sapere ciò che accadrà nelle urne referendarie. L’imperialismo conduce una campagna mediatica terroristica, come se la bocciatura dell’accordo e la possibilità dell’uscita della Grecia dall’euro fosse una catastrofe. Ma la catastrofe è invece l’attuale crisi del Paese causata dai piani di austerità degli ultimi cinque anni.
La chiusura delle banche e il blocco dei depositi bancari durante questa settimana, imposta dal governo per evitare una fuga generalizzata di capitali, ha contribuito a creare questo clima di insicurezza. Qualcuno potrebbe domandare: ma il governo non è stato obbligato ad assumere questa misura a causa della pressione dell’imperialismo? Sì e no. L’ha dovuto fare perché non ha nazionalizzato le banche, provvedimento fondamentale per vanificare il blocco finanziario della Bce.
I ricchi non ne sono stati colpiti. Mentre si tenevano i negoziati, i grandi borghesi e le banche hanno ritirato i capitali che ancora avevano in Grecia trasferendoli verso i paradisi fiscali.
Il governo Tsipras sarà responsabile se la campagna di stampa dell’imperialismo risultasse efficace e vincesse il SÌ. È stato il governo greco a far attecchire l’illusione reazionaria che era possibile un accordo con la Troika a vantaggio della maggioranza della popolazione. Non c’è negoziato possibile che possa conciliare gli interessi della maggioranza delle masse popolari greche con quelli dell’imperialismo.
La permanenza nell’eurozona e la continuazione del pagamento del debito significano la sottomissione all’imperialismo tedesco e francese e l’accettazione di ulteriore austerità. Il NO al referendum deve essere il punto di partenza di un piano di mobilitazioni dei lavoratori greci, passando sopra agli obiettivi del governo Syriza.
I lavoratori greci debbono assumere il destino del Paese nelle loro mani dicendo NO a tutti i piani di austerità. Devono passare all’offensiva con le loro mobilitazioni. La vittoria del NO deve essere seguita immediatamente dall’espropriazione delle banche per evitare l’ulteriore fuga di capitali. Bisogna rompere con l’euro e col pagamento del debito.
Appoggiamo le mobilitazioni che si stanno svolgendo in tutto il mondo in appoggio alla lotta del popolo greco contro le imposizioni dell’imperialismo. Scendiamo in Piazza per appoggiare il NO nel referendum di domenica. In particolare in Europa, queste mobilitazioni devono esigere dai governi la cessazione immediata delle vergognose pressioni sul popolo greco e rivendicare l’annullamento del debito verso la Grecia.

Traduzione dallo spagnolo di Valerio Torre

alternativacomunista.it

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