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(4 Aprile 2011) Enzo Apicella

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(La tolleranza zero)

Il “Melo”: politicanti e istituzioni alimentano la guerra tra gli sfruttati.

(22 Luglio 2015)

Le recenti polemiche sorte attorno alla casa famiglia il Melo evidenziano la strumentalizzazione politica in chiave razzista e sessista della vicenda operata dalla Lega Nord e dall'estrema destra alla disperata ricerca di una visibilità politica sul territorio, e la volontà da parte della Prefettura di determinare un'emergenza sociale che scateni un clima di intolleranza.

Nella struttura per minori Il Melo, attualmente ospitante due madri con bambini, vengono inseriti, in spazi separati, cinque minorenni stranieri africani. Le madri presenti nella struttura, una delle quali di provata fede leghista come attestato dal suo profilo fb, danno il via ad una protesta contro l'inserimento dei cinque ragazzi, a loro dire minacciosamente vicini all'età adulta e potenziali molestatori sessuali. Le madri che protestano sono solo due, la cosa potrebbe essere risolta in modo rapido e sensato, eppure assume toni esasperati e a sostenere le madri in questione arriva Salvini in persona, roba che non si è vista né a Roma né a Treviso, dove la protesta ha riguardato interi quartieri.

Sulla vicenda vogliamo fare alcune considerazioni.

- La strumentalizzazione leghista è stata evidentissima ed ha riguardato anche aspetti che andavano oltre la solita gestione razzista delle problematiche di coesistenza abitativa. Non ci si è fermati a ribadire le presunte priorità degli italiani rispetto agli stranieri. Per le madri del Melo si è scelta una rappresentazione forte e quasi belluina del ruolo di madre, intesa come massima espressione della donna, secondo una visione sessista e fascista, si è addirittura tirato in ballo l'aborto, contrapponendo la maternità come unica scelta degna, si è alimentata la polemica su una questione che riguardava unicamente l'assegnazione di spazi, trasformandola in un'oscura e pruriginosa vicenda prefigurante possibili molestie sessuali, banalizzando, come si fa troppo spesso, la questione della violenza sulle donne e riducendola a pretesto.

- I cinque ragazzi sono minori soli, giunti in Italia da diversi mesi, quindi seguiti e conosciuti da altrettanto tempo, eppure le strutture a cui sono affidati non hanno sottolineato questo aspetto, né spiegato il loro percorso, alimentando di fatto attorno ad essi il fumus di persone alla soglia dell'età adulta o forse adulti non dichiarati, sconosciuti e appena giunti in Italia. In questo modo dei minori da proteggere sono stati esposti ad una campagna d'odio

- I cinque ragazzi erano ospitati finora nella struttura per minori “la Quercia” di piazza Mazzini. Il loro tresferimento risponde evidentemente ad una logica di razionalizzazione nella gestione delle strutture che va contestata, come si fa in tutti i casi di taglio del servizio, chiamando in causa l'amministrazione comunale, l'assessorato al sociale e l'istituzione dei servizi alla persona

Il trasferimento dei cinque ragazzi risponde chiaramente ad un'odiosa linea operativa delle Prefetture che vediamo applicata in tutta Italia, soprattutto in questo momento; le responsabilità, oltre che dei singoli prefetti, è evidentemente del ministro dell'interno e di tutto il governo: lo scopo è quella di operare scelte che creino tensione sociale alimentando razzismo, insofferenza e intolleranza, creando situazioni che possono portare problemi di gestione, e offrendo occasioni di visibilità e strumentalizzazione alla destra della peggiore specie.

La Commissione di Corripondenza della Federazione Anarchica Livornese, sicura di interpretare i sentimenti delle anarchice e degli anarchici livornese, esprime solidarietà a tutti coloro che sono esposti a campagne razziste e discriminatorie e ribadisce che nessuna situazione di emergenza sociale può essere sostenuta da chi crea l'emergenza e fa dell'ordine sociale, della difesa della famiglia tradizionale, della discriminazione e dell'odio la propria bandiera.

La Commissione di Corrispondenza
della Federazione Anarchica Livornese

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