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La Gelmini ha ragione

La Gelmini ha ragione

(26 Novembre 2010) Enzo Apicella
Manifestazioni studentesche contro la "riforma" Gelmini in tutte le città.

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Riprendiamo la lotta contro la "Cattiva Scuola" ed il governo Renzi

(4 Settembre 2015)

La forza messa in campo dal movimento della scuola la scorsa primavera consente di perseguire la lotta per arrivare alla abrogazione della legge 107, ma perché ciò avvenga è necessario che le lavoratrici e i lavoratori della scuola non assumano un atteggiamento di delega ai gruppi dirigenti delle organizzazioni sindacali e siano ancora i protagonisti della ripresa della lotta. La fortissima pressione dal basso, unitaria e radicale che ha generato il diffondersi della protesta, le tante manifestazioni di piazza e i presidi, gli scioperi unitari (70% l’adesione al grande sciopero del 5 maggio), il blocco degli scrutini, come anche il boicottaggio degli studenti alle prove INVALSI, hanno generato la crescita dei comitati, delle strutture auto-organizzate, (come gli autoconvocati a Roma, il comitato 3 ottobre a Milano, il manifesto dei 500 e dell’assemblea contro la Buona Scuola a Torino, il coordinamento nella riviera toscana) con la partecipazione dei sindacati di base.

I sindacati di categoria si sono trovati di fronte sia la pressione dei lavoratori che nelle assemblee chiedevano l'unità sindacale con il preciso obiettivo di bocciare la “Buona Scuola” di Renzi, sia le nuove Rsu decise ad imporre una linea combattiva e unitaria alle direzioni sindacali, costrette così a dismettere il terreno degli emendamenti del governo rilanciando con lo sciopero prima dell’approvazione del DDL e il decreto sui precari. Ma non si è data forza alla lotta: le burocrazie sindacali confederali (Cisl in primis) non hanno appoggiato il blocco degli scrutini, anche Susanna Camusso, lungi dal promuovere una ripresa delle lotte anche in altre categorie, ha commentato tiepidamente dopo l'approvazione del ddl alla Camera che il progetto era “migliorabile”, mentre tutto il movimento ne chiedeva il ritiro. Si è messa in campo una tardiva reazione al Ddl, un appoggio tiepido e tardivo alla LIP, un’attenzione esclusiva alla contrattazione!

L'area “Il sindacato è un'altra cosa” ha sottolineato fin da subito la necessità di una generalizzazione della lotta contro il governo Renzi anche alle altre categorie, come condizione necessaria unificante per sostenere la battaglia sulla scuola, a fronte della determinazione del governo nell'imporre le politiche di austerità anche in questo settore, e tutto ciò mentre le spese militari aumentano.

In una profonda trasformazione sociale neoliberista la privatizzazione dell’istruzione va al passo della legge sul lavoro “Jobs Act” stravolgendo assunzioni, tutele, sicurezza sociale, tutte applicabili anche ai lavoratori della scuola, sia in servizio sia ai destinatari di prossimi contratti. Il calo degli investimenti economici per la scuola a dispetto del finanziamento alla scuola privata, la diminuzione dei posti negli ultimi anni, il turn-over, l’aumento degli alunni per classe, la marginalizzazione del lavoro e il taglio del personale ATA (a luglio minaccia disoccupazione e messa in concorrenza con i lavoratori delle Provincie in esubero), il ritorno al clientelismo degli anni bui della scuola con la valutazione del merito per gli insegnanti deciso da una commissione costituita dal preside e da suoi accoliti

L'area sindacale “Il sindacato è un'altra cosa” in Flc, oltre l’agitazione del mese di settembre, propone uno sciopero della scuola per il rinnovo dei contratti pubblici (dopo 8 anni) e per l'abrogazione della “Buona Scuola”; il boicottaggio, cominciando a non eleggere in Collegio i due rappresentanti dei docenti nel comitato di valutazione; il blocco di tutte le attività aggiuntive (funzioni strumentali, progetti, viaggi di istruzione, coordinatori di classe, come si fece nel 2012 per bloccare la proposta di Profumo di aumento dell'orario di lavoro); la messa in discussione delle limitazioni al diritto di sciopero nei servizi pubblici a partire dal ritiro della firma di Cgil, Cisl e Uil dagli accordi attuativi; l'allargamento del fronte di lotta unificando le rivendicazioni dei lavoratori del settore pubblico e del settore privato, agli studenti medi e universitari, raccordandole con quelle dei disoccupati e precari per un autunno di lotta e uno sciopero generale intercategoriale contro le politiche di austerità del governo Renzi.

Infine l'area appoggerà tutte le iniziative per l'abrogazione della buona scuola, con la consapevolezza che le iniziative referendarie o giudiziarie sono destinate a perdere se non accompagnate dalle mobilitazioni nei luoghi di lavoro.

Il Sindacato è un' altra cosa - opposizione Cgil (Veneto)

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