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Yemen, EAU: morti 22 soldati

(4 Settembre 2015)

Nel confronto a distanza tra Riad e Teheran sono gli yemeniti a pagare il prezzo più alto. Oggi 22 soldati degli Emirati Arabi sono morti, mentre partecipavano alle operazioni della coalizione anti-Hounti. E del conflitto cerca di approfittare l’Isis

yemenisis

Sono 22 i soldati degli Emirati Arabi Uniti (EAU) morti oggi in Yemen. Lo ha riferito Abu Dhabi, ammettendo così in via ufficiale di avere un ruolo di rilievo nella coalizione guidata dall’Arabia Saudita che da marzo bombarda il Paese in sostegno alle forze le forze fedeli al presidente Abd Rabbo Mansur Hadi, riparato a Riad, contro i ribelli Houthi che controllano parte del territorio yemenita, inclusa la capitale Sana’a.

Le ricostruzioni dell’accaduto sono contrastanti: il movimento sciita sollevatosi lo scorso settembre contro il governo centrale parla di un proprio attacco con razzi a una base della coalizione a Marib, mentre le Forze armate yemenite parlano di un’esplosione accidentale nel deposito armi della base.

In qualunque modo siano andate le cose, l’accaduto conferma la presenza in Yemen di un massiccio contingente di truppe straniere, entrate nel Paese sotto la guida saudita per rimettere al potere un presidente gradito alla casa reale, e anche a buona parte delle potenze straniere, e schiacciare la sollevazione degli Houthi legati all’Iran, che chiedono un maggiore peso politico.

È un confronto a distanza tra Iran e Arabia Saudita per la supremazia regionale, che sarà al centro della visita, oggi, del sovrano saudita re Salman con il presidente Usa Barack Obama. Un visita prevista a maggio e rinviata a causa delle tensioni nate tra i due storici alleati proprio sull’Iran, con cui è stato da poco chiuso un accordo sul programma nucleare che aprirebbe la strada a una distensione e quindi a una maggiore influenza politica della Repubblica Islamica nella regione.

In Yemen Riad sta mostrando i muscoli con una campagna di bombardamenti che sta devastando il Paese e non risparmia la popolazione civile. Secondo i dati dell’Onu, il conflitto ha fatto oltre 4.000 morti e 20.000 feriti, di cui circa la metà sono civili, e ha provocato oltre un milione di sfollati.

Washington sostiene l’impresa saudita, ma ha più volte mostrato fastidio per l’impatto della campagna militare sui civili: 21 milioni di persone che necessitano di aiuti urgenti (fonte Onu). Gli yemeniti sono ridotti allo stremo in questo Paese poverissimo, dove è difficile far arrivare gli aiuti (i sauditi hanno bombardato il porto di Hodeida, dove dovrebbero arrivare i carichi di farmaci), già provato dall’annosa presenza di Al Qaeda nella Penisola arabica (AQPA). Lo scorso luglio Obama e Salman avevano discusso del bisogno “urgente” di mettere fine ai combattimenti, dopo il fallimento dei negoziati e anche delle tregue umanitarie, ma nulla è cambiato.

In Yemen si combatte, i raid della coalizione proseguono, a quanto pare anche con l’impiego di armi di fabbricazione italiana, e all’estremismo di Al Qaeda si sta aggiungendo l’ombra dei jihadisti dell’Isis. Gli uomini dell’autoproclamato Califfato sono tornati a colpire mercoledì scorso, mettendo a segno un duplice attacco suicida contro una moschea sciita a Sana’: oltre trenta morti e novanta feriti. Lo scorso 21 marzo l’Isis aveva firmato i primi attentati in Yemen, prendendo di mira diverse moschee sciite e il bilancio fu tragico: 142 morti.

Nena News

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