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S.I. COBAS: SULLA LOTTA DEI BRACCIANTI A FOGGIA

(17 Settembre 2015)

braccianti Foggia

Giovedì 10 settembre si è svolto un partecipato presidio indetto sotto alla prefettura di Foggia dalla Rete Campagne in Lotta.

Il presidio, cui hanno preso parte un centinaio di lavoratori immigrati delle campagne impegnati nella raccolta dei pomodori e, in gran parte, addensati nel fatiscente ghetto di Rignano Garganico, è stato convocato a seguito delle numerose mobilitazioni promosse dalla Rete nei mesi di luglio e agosto, le quali hanno portato alla convocazione di ben 2 tavoli di trattativa in Prefettura.

Al primo tavolo, tenutosi mercoledì, si è discusso delle problematiche relative al rilascio del permesso di soggiorno: la Rete ha chiesto di superare il vincolo della residenza come precondizione per ottenere i permessi: occorre ricordare che il Decreto-Lupi impedisce di ottenere la residenza presso edifici o prefabbricati occupati, il che rende impossibile il rilascio o il rinnovo del permesso per chi viva nel ghetto o sia senza fissa dimora.

Al tavolo di mercoledì la Rete ha strappato un primo risultato parziale, ottenendo dalla prefettura il rilascio di una circolare che impegna il comune di Foggia a concedere il permesso di soggiorno anche a chi è privo di residenza, identificandolo come "senza fissa dimora".

Per il tavolo di giovedì, dedicato alle tematiche connesse al lavoro, la prefettura ha guarda caso posto la precondizione che partecipassero, oltre alle associazioni datoriali, anche la Caritas e i sindacati collaborazionisti e complici del caporalato e dello schiavismo nelle campagne, CGIL in testa. Non va mai dimenticato, infatti, che le condizioni di lavoro bestiali imposte ai braccianti garantiscono da decenni una vera e propria orgia di profitti non solo ai padroni delle campagne, ma anche a tutta la filiera, che a Foggia vede spadroneggiare nel campo della lavorazione della trasformazione veri e propri colossi multinazionali quali la Princes. Un orgia di profitti che poggia su un sistema di sfruttamento brutale che non potrebbe essere possibile senza la fitta rete di connivenze e di malaffare che unisce padroni, caporali, associazioni dedite al business dell'accoglienza e sindacati collusi.

Il SI Cobas è stato presente al presidio sotto la prefettura insieme ai lavoratori con una propria delegazione contribuendo all'organizzazione della piazza, ma ha espresso, per i motivi suindicati la propria contrarietà a tenere tavoli unitari con CGIL-CISL-UIL, a maggior ragione quando queste ultime sono del tutto estranee alle lotte (anzi complici del padronato e del caporalato) e vengono fatte rientrare dalla finestra col fine di strumentalizzare e confondere le acque, delegittimando i processi di autorganizzazione e "ingabbiando" i risultati strappati.

Da sempre, quando le istituzioni cercano di imporre coi ricatti la presenza dei confederali significa che c'è puzza di bruciato: dunque meglio sarebbe a nostro avviso, rispedire l'offerta al mittente e rilanciare la lotta autorganizzata.

Il ruolo nefasto dei sindacati di stato al tavolo di trattativa non ha tardato a palesarsi: incalzati dalle rivendicazioni della piazza, hanno iniziato a provocare ed inveire contro la delegazione di Campagne in Lotta, dimostrando così qual'era il vero scopo della loro presenza.
L'unico impegno in parola assunto da Prefettura è parti datoriali (in primis Confagricoltura) è stato quello di lavorare all'istituzione di un servizio-trasporti gratuito per gli abitanti del ghetto, ma nessuno ha spiegato chi caccerà i soldi: secondo la Rete, in merito già esiste un progetto della Regione Puglia (800.000 euro attualmente bloccati).

Anche sul tema fortemente sentito della casa e della necessità di superare il "sistema-ghetto", le risposte sono state vaghe ed elusive.

Di fatto, lo spauracchio maggiormente temuto dalla controparte, cioè la messa all'ordine del giorno del tema delle garanzie in termini lavorativi e salariali, è stato abilmente bypassato da padroni e istituzioni grazie al soccorso dei confederali.

Come contraltare alle vaghe e inconsistenti promesse fatte nel tavolo istituzionale, è emersa in maniera limpida la determinazione e la disponibilità alla lotta di centinaia di proletari immigrati, stanchi di subire vessazioni di ogni tipo e decisi a dire basta alla schiavitù e alla segregazione dei ghetti. Ciò è confermato dal fatto che altre centinaia di lavoratori presenti nel ghetto erano già in fila per partecipare al presidio e iniziare la lotta, ma impossibilitati a raggiungere il centro di Foggia a causa della scarsità di risorse e mezzi di trasporto a disposizione.
Si tratta ora di non dilapidare un patrimonio di lotte conquistate con dura fatica.

Si tratta a nostro avviso di far bagaglio della generosità e dell'impegno profuso da Campagne in Lotta su questo importante e difficile terreno d'intervento, nella consapevolezza però che la generosità e la buona volontà da sole non bastano se si vuol dar vita a un movimento di lotta del proletariato bracciantile capace di inchiodare i padroni, i caporali e le istituzioni con le spalle al muro.

La lotta vincente del movimento dei facchini nel centro-nord Italia e la capacità di questi ultimi di partire dalle conquiste sui luoghi di lavoro per poi allargare il piano rivendicativo ai temi della casa e dei servizi sociali, seppur con le enormi differenze riguardanti il contesto sociale e lavorativo, resta un'esempio e un'indicazione di lavoro valida al fine di estendere e generalizzare il fronte di lotta su scala nazionale.

S.I. Cobas

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