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L'IMPERIALISMO ITALIANO NEL NORDAFRICA: L'INVASIONE D'EGITTO DI 75 ANNI FA

(20 Settembre 2015)

Rodolfo Graziani

Rodolfo Graziani

Da cinque anni, e precisamente il 2 Ottobre 1935, era iniziata la “Campagna di Etiopia”, con la quale il regime fascista “ritornava sull'argomento” colonialista, già approcciato dal Regno d'Italia in epoca precedente, e proprio con “l'Abissinia”... Ma il dover raggiungere quella terra, via mare, pagando alla Gran Bretagna il transito dal Canale egiziano (di Suez), a Mussolini ed al capitale nazionale non piaceva proprio, specie dopo la Proclamazione della nascita dell'Impero (che avrebbe dovuto esaltare “il Lavoro” italiano, secondo una retorica del tempo, peraltro ancora oggi “di gran moda”...), avvenuta il 9 Maggio '36. Il regime aveva perfino sponsorizzato una canzonetta, probabilmente scritta per convincere eventuali espansionisti recalcitranti, che recitava: “....omissis... ..allungheremo lo Stivale sino all'Africa Orientale!....”, proprio una delle aree in cui era prevista una “campagna” di guerra.
Nell'ambito di tale campagna, detta “del Nordafrica”, l'invasione vera e propria dell'Egitto ebbe inizio, pur dopo qualche tentennamento, il 13 Settembre 1940, 75 anni fa, su preciso ordine di Mussolini, da parte di quattro Divisioni dell'Esercito, composte da circa 40mila uomini in tutto, al comando del Capo di Stato Maggiore, Maresciallo Rodolfo Graziani, personaggio in ascesa nell'ambito dell'establishment fascista. Nominato qualche anno prima “Vicerè d'Etiopia”, per i “meriti” avuti nell'assassinio di centinaia di abissini con il gas, co-firmatario nel '38 delle leggi razziali, il 1° Luglio era divenuto anche il “Governatore della Libia”!...
Del resto, pochi giorni prima la Germania aveva già dato “il la” alla nuova guerra mondiale, con l'invasione della Polonia, e l'Italia, che andava cercando il “posto al sole”, non poteva di certo sfigurare!... Poi, invadendo l'Egitto, si colpiva, molto “opportunamente” per l'Italia, proprio “l'Impero britannico”, considerato come il principale nemico: il Paese nordafricano, poi, pur indipendente dal '22, era rimasto “protettorato” britannico, con circa 40mila militari di stanza, e si apriva così un “fronte” davvero interessante per il capitale nostrano! Mussolini riteneva, infatti (e lo aveva già comunicato a Graziani...), che ci volesse, “ormai”, poco tempo per un attacco diretto tedesco alle stesse isole della Gran Bretagna...
A Graziani non restava che ubbidire, ed è significativo il fatto che, delle quattro Divisioni di cui disponeva, due erano di più recente costituzione (1 Marzo '40), meno equipaggiate e, particolare non secondario, formate da libici. Furono, ovviamente, queste le Divisioni alle quali fu affidato il primo “sfondamento” delle linee nemiche, che avvenne effettivamente così, incontrando inizialmente, fra l'altro, pochissima resistenza: le altre truppe italiane seguivano, più lentamente... Subito dopo, le truppe motorizzate italiane si posizionarono a Sidi El-Barrani, cioè a circa 130 km. dalle posizioni difensive britanniche, e là cercarono di consolidare la posizione conquistata, senza dar luogo, nell'immediato, ad altri scontri armati.
Vista dalla parte dei britannici, la situazione era opposta: l'ardita invasione italiana richiedeva una pronta controffensiva, che non tardò ad arrivare; stava per partire la cosiddetta “Operazione Compass”, che fu avviata militarmente dalla “Western Desert Force” dopo meno di tre mesi. Numericamente le truppe britanniche erano anche inferiori, ma già non esistevano paragoni nella disponibilità di attrezzature; oltre tutto, l'atteggiamento rinunciatario di Graziani fornì agli inglesi il tempo di agire per potenziare opportunamente sia le truppe, che i materiali bellici: da quella che era, sostanzialmente, la “montatura” della “Armata del Nilo”, i britannici passavano a battaglioni corazzati con carri armati moderni, cannoni pesanti, ed aviazione addestrata e numerosa, già per metà Ottobre...
In quel frattempo, fino a Dicembre, le forze italiane avevano raggiunto i 50mila uomini, i 400 cannoni, i 60 carri leggeri ed i 30 medi, nell'insediamento più ad est, già in Egitto, anche se avevano un punto debole nei difficili collegamenti fra dislocazioni... Le forze inglesi, di cui facevano parte divisioni indiane e di altri territori del Commonwealth, leggermente inferiori di consistenza, ma meglio equipaggiate, avrebbero dovuto svolgere l'Operazione Compass (“bussola”), mediante l'aggiramento, l'accerchiamento della sola postazione italiana in Egitto.
Il 7 Dicembre '40, coperti da un attacco aereo a sorpresa della R.A.F. agli aeroporti italiani, i reparti britannici avviavano l'aggiramento, passando dal deserto. Due giorni dopo, nell'arco di tre ore, cadde il campo italiano di Nibeiwa, ad opera di truppe anglo-indiane, che entro sera riuscirono ad isolare Sidi Barrani, che cadde il giorno dopo, il 10. Con l'ordine di Graziani di “ripiegare” il giorno dopo ancora, delle ultime due Divisioni, una restò completamente distrutta. Il “sogno italiano” di conquista dell'Egitto era durato solo tre mesi!
Il 13 Dicembre, infatti, l'attacco, anglo-australiano questa volta, pur non essendo partito con tali obiettivi, andò ad interessare gli stessi presidi italiani in Libia: quel fronte si stava rivelando come il più debole dell'Asse, e, si sà, “l'appetito vien mangiando!”... Il 4 Gennaio '41 cadde anche Bardia, il 22 Gennaio Tobruch e, dopo seri rischi di sollevazioni in chiave anti-italiana delle popolazioni libiche della Cirenaica, il 7 Febbraio Beda Fomm, con la disfatta finale italiana, che consigliò al Regno ed a Mussolini di chiedere aiuto ad Hitler per cercare di conservare “almeno” la Tripolitania...
Per capire la sproporzione di mezzi delle forze in campo, risulta eloquente il confronto delle perdite subite dalle due parti imperialiste combattenti nelle quattro battaglie: a Nibeiwa 800 morti italo-libici, 1300 feriti e 2000 prigionieri, a fronte di circa 50 tra morti e feriti dell'Impero britannico; a Bardia 45mila fra morti, feriti e prigionieri, a fronte di 456 caduti britannici; a Tobruch 25mila le perdite italiane e 400 quelle britanniche; a Beda Fomm più di 55mila le perdite italiane e circa 1000 quelle anglo-australiane. Un evidente squilibrio, che, comunque, non assolve i britannici, dato che anche un solo proletario, indipendentemente dal Paese in cui vive, e che dovesse trovare la morte per gli interessi dei padroni, non è di certo accettabile!
Quanto sopra dimostra, poi, come non siano mai cambiati gli appetiti del capitale nostrano: il Nordafrica interessava il Regno d'Italia prima del fascismo, interessava ai fascisti, ed interessa oggi alle forze borghesi di governo (ed anche di opposizione), perché rappresenta il primo “naturale” sbocco, geopolitico, dell'imperialismo “di casa nostra”; quest'ultimo, pur cambiando gli accenti secondo i tempi del momento, e secondo gli indirizzi dei politici (borghesi) di turno al potere, resta sempre il principale ostacolo per una vita diversa e migliore, sia per il proletariato italiano, che oggi anche per quello formatosi nei Paesi dipendenti, o possibili tali, dal capitale nostrano.

Alternativa di Classe

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