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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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I Russi in Siria

(26 Ottobre 2015)

Dimitri Rogozin

Dimitri Rogozin

“...il popolo americano avrà molto interesse
a scoprire 14 anni dopo gli attentati
dell’11 settembre 2001 ufficialmente
attribuiti ad al-Qaeda, che questo gruppo
terrorista responsabile della morte di 3.000
americani è ora il nostro alleato in Siria
e che dovremmo andare in guerra contro
la Russia rischiando una guerra nucleare
per punire Putin per avere colpito al-Qaeda “.

( dottor Kevin Barrett, su Press TV)

I commentatori, nella loro maggioranza, hanno visto l’intervento russo in Siria come un’azione offensiva, tendente a riportare la Russia alla condizione di potenza mondiale, come ai tempi dell’URSS. Le fonti occidentali lamentano la sconfitta americana, quelle filorusse si esaltano e parlano, spesso a vanvera, di declino dell’impero americano. La cautela è d’obbligo, è presto per prevedere i risultati dei recenti spostamenti militari. Vediamo alcuni commenti:
Difesa online scrive: “ Siria, gli USA ritirano la portaerei: Putin è il padrone del Medio Oriente”. “Con l’uscita della Roosevelt, gli USA non hanno alcun vettore in Medio Oriente... La Roosevelt riporta in patria 5.000 soldati e 65 aerei da combattimento, fino a ieri impegnati nei raid contro l’Isis. Secondo il Pentagono, i raid continueranno dalle basi in Turchia.
Ci si chiede però con quali forza gli Stati Uniti intendano continuare a colpire lo Stato islamico, considerando che l’Air Force potrebbe disporre di poco meno di venti F-16 in quelle basi. Quel vuoto lasciato da quei 65 aerei da combattimenti riportati in patria, non potrà essere colmato in alcun modo dalla coalizione”(1)
Per A. Lattanzio, la Roosevelt ha lasciato la base navale di Manama, Bahrein, sede della V Flotta, per non restare nel raggio d’azione dei missili da crociera russi 3M-14 Kalibr-NK. Il 7 ottobre i missili, lanciati dalle navi della Flottiglia del Caspio, hanno distrutto 11 basi del SIIL. Il piano USA, di abbattere il governo siriano con 10.000 ribelli è annientato.“ Federazione russa e Iran hanno ricacciato gli Stati Uniti da Iraq e Siria, e li stanno scacciando dallo Yemen. Gli USA vengono effettivamente ed operativamente espulsi dal Medio Oriente...”. CIA e NATO- continua l’articolo - tramite Gladio-B del Medio Oriente, cercano una rivincita col terrorismo, per es. in Turchia, con le bombe contro la sinistra filo-curda.(2)
Per Kevin Barrett, un esperto di cultura medio-orientale, l’affermazione di Brzezinski secondo cui Washington dovrebbe rivalersi contro Mosca per gli attacchi aerei russi contro i beni degli Stati Uniti in Siria è una “sbalorditiva ammissione” del ruolo svolto dall’America nel provocare la crisi siriana: “... di fatto Brzezinski ha affermato che Al Qaeda, o forse lo Stato Islamico sono un asset, ovvero dei ‘beni’ degli Stati Uniti”. “Si tratta di un genere di affermazioni veramente esplosive poiché i funzionari di Washington non hanno mai ammesso ufficialmente che al-Qaeda in Siria, il Fronte al-Nusra, è in realtà un alleato degli Stati Uniti”. (3)
Questi alcuni commenti. Russia all’offensiva? Sul piano generale, l’America da molto tempo è all’attacco, ha spostato i confini della Nato a oriente, nonostante l’impegno preso con Gorbaciov di non inserire i paesi dell’ex patto di Varsavia in quella alleanza, ha guidato il colpo di stato in Ucraina, militarizzato la Polonia e i paesi baltici, aggredito, direttamente o tramite vassalli (così chiama gli europei Brzezinski nelle edizioni in inglese), la Libia e la Siria, tradizionalmente vicina a Mosca, sede dell’unica base russa nel Mediterraneo. L’occupazione della Crimea, l’aiuto dato ai Russi d’Ucraina, l’intervento in Siria, sono atti difensivi tendenti a conservare almeno in parte le posizioni precedenti: non più l’intera Ucraina, in rapporti difficili, tuttavia non pregiudizialmente ostili, ma la Crimea annessa e il Donbass alleato; non più l’intera Siria amica, ma quasi soltanto le zone costiere. Sogna chi parla di scontro per l’egemonia mondiale. Una sola base in Siria contro un migliaio in tutto il mondo, un bilancio militare non assolutamente comparabile con quello USA, che è quasi metà di quello mondiale. Washington, potenza revisionista, prepara rivoluzioni colorate e colpi di stato, Mosca difende, entro certi limiti, lo status quo. Putin amico dei pope, difensore del patriottismo e della famiglia tradizionale non è certo un rivoluzionario. Sarebbe pazzo se ambisse già da ora al dominio mondiale o anche solo a quello del Medio Oriente. L’argomento del ritiro della portaerei non convince. Certo, Obama colpirà l’ISIS ancor meno di quanto abbia fatto fino ad ora, ma il Medio Oriente è costellato di basi americane, ce ne sono solo tre a breve distanza da Riyadh, e un’altra più a sud vicino al confine con lo Yemen, una nel Bahrein, e tutta l’isola Diego Garcia presa in affitto dall’Inghilterra; ce ne sono in Iraq, in Egitto, c’è la Turchia, paese Nato con un esercito sovradimensionato. Può essere una vantaggiosa forma di propaganda sopravvalutare la potenza russa, sia per i dirigenti Nato, che vogliono dilatare la spesa militare e vincere le resistenze di chi non vuole allentare i cordoni della borsa, sia per gli esaltatori di Putin, ma la realtà è un’altra.
Dire che la politica di Putin nel complesso è difensiva, non è un giudizio morale (giusta –ingiusta), e neppure giuridico (conforme al diritto internazionale o condannabile sotto questo profilo), tanto meno si parla di progressismo o reazione, ma ci si basa unicamente sui rapporti di forza. Le possibilità finanziarie, l’industria militare, la rete di basi nel mondo, le alleanze con satelliti come Francia, Gran Bretagna, Canada, Australia, Giappone, Germania, Turchia, Arabia Saudita, Italia, solo per citarne alcuni, danno un grande vantaggio agli USA e ai suoi vassalli occidentali e orientali. Il maggior nemico degli USA non è la Russia, ma la corruzione: non è importante la vittoria militare, ma, ripete come un ritornello Orlov, finché i subappaltatori dell’esercito sono pagati, tutto va bene. (4) Le guerre non si fanno per conquistare territori, ma per fornire commesse all’industrie militari. Un problema già messo in evidenza da Eisenhower, quando, esaurito il mandato presidenziale, disse di stare attenti al complesso militare – industriale. Le spese militari sono enormi, ma bisogna vedere quali sono funzionali all’efficienza militare e quali, con copioso contorno di tangenti e bustarelle, servono solo alle imprese e alle banche. In Russia, lo stesso fenomeno certamente esiste, ma non ha ancora raggiunto il livello macroscopico americano, e quindi, almeno a giudicare dai recenti eventi, i risultati si vedono. Gli aerei americani, invece dell’ISIS, hanno bombardato il deserto, infrastrutture, centrali elettriche.
La difesa, se vittoriosa, può trasformarsi in un contrattacco, in questo caso sempre sul piano locale. Obiettivi realistici: la riconquista di parte della Siria con un governo amico di Mosca, se non proprio Asad, e il “rispetto” delle potenze locali. Riyadh, finché la guerra contro l’URSS si svolgeva nel lontano Afghanistan, poteva mandarvi Bin Laden e compari, riempirli di armi e soldi, con la benedizione dell’occidente; poteva, fino ad ieri, far lo stesso in Siria con Al Qaeda o l’ISIS, ma ora si trova i russi vicino. E niente garantisce che quegli stessi mercenari, finora così pronti a colpire le popolazioni siriane, siano convinti a compiere attentati o incursioni contro l’Arabia Saudita – che sta costruendo, appunto, una nuova inutile Maginot. Quindi Riyadh si guarderà bene dal pestare i piedi ai russi, con i quali ha in corso, tra l’altro, giganteschi affari.
L’Arabia Saudita, se non si ritira al più presto dalle guerre, sarà sconvolta da enormi problemi interni, e l’orologio della storia ricupererà in men che non si dica l’incredibile ritardo che la sovrastruttura politica, giuridica, burocratica, religiosa ha accumulato rispetto all’economia. A cadere, non saranno più le teste di presunte adultere o di giovani oppositori, ma a centinaia quelle dei principi e dei mullah. E inevitabilmente saranno coinvolti anche gli sceiccati. Anche se questi sviluppi non sono vicinissimi, l’intangibilità degli sceicchi e dei principi della penisola arabica è ormai una realtà del passato: pare che il defunto principe di Dubái, lo sceicco Rashid bin Mohammed bin Rashid al Maktoum, non sia morto per un infarto, come si sostiene nella versione ufficiale, ma sia stato ucciso dagli yemeniti. (5) Non possiamo avere la certezza, perché la fonte prima della notizia viene dalla catena televisiva iraniana Al –Alam, e, in tempo di guerra - ma solo in tempo di guerra? – nessuna notizia è sicura.
I media, approfittando della scarsa memoria dell’opinione pubblica, presentano Putin come un nemico giurato dell’occidente. Eppure i suoi tentativi di collaborazione non sono stati pochi. Soltanto adesso, per esempio, lascia trapelare dubbi sulla veridicità della versione ufficiale sugli attentati delle torri gemelle e sulla morte di Bin Laden , e si permette battute sulla veridicità dello sbarco di uomini sulla luna. Come dire: ho tenuto bordone alla propaganda USA, ma, se continuate ad attaccarmi, dirò la verità. Per molto tempo, inoltre, i rifornimenti all’esercito americano in Afghanistan sono passati dalla Russia. Nel marzo del 2008, il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jaap de Hoop Scheffer dichiarava: “Spero che l’Afghanistan possa essere il terreno su cui NATO e Russia sapranno cooperare più strettamente”. Mentre la guerriglia talebana si avvicinava a Kabul, la NATO chiedeva a Mosca il passaggio su corridoi aerei e terrestri di materiale di rifornimento delle truppe occupanti occidentali, e l’assistenza nell’addestramento per i piloti afghani. Aerei e treni russi sarebbero stati noleggiati allo scopo. Condoleezza Rice e Robert Gates volavano a Mosca per discutere “«un più ampio pacchetto di argomenti, tra cui la difesa missilistica, il controllo delle armi convenzionali e nucleari, oltre alla cooperazione in Afghanistan e sull’Iran», secondo una fonte diplomatica.”
L’ambasciatore russo presso la NATO, Dimitri Rogozin dichiarava allo Spiegel : «Noi sosteniamo la campagna antiterrorista contro i Talebani ed Al Qaeda», : «Spero potremo giungere a una serie di importanti accordi con i nostri partner occidentali al summit di Bucarest. Dimostreremo che siamo pronti a contribuire alla ricostruzione dell’Afghanistan» (6)
Queste dichiarazioni dimostrano che la Russia accettava per buone le fandonie americane su Al Qaeda, e che mirava a trattare con l’imperialismo americano, non a condurre una campagna antimperialista. Il fatto che ora le metta in dubbio non costituisce una conversione. Se ci sarà un accordo tra Obama e Putin, con le solite dichiarazioni di volontà di pace, Mosca riprenderà a osannare la guerra americana contro il terrorismo, diffonderà filmati hollywoodiani sull’uccisione di Bin Laden, o sull’11 settembre.
Mosca cerca rapporti d’affari con la monarchia saudita e Israele, e i contrasti politici e militari non sono ostacoli invalicabili. In Limes leggiamo: “ L’Arabia Saudita dispone di enormi quantità di valuta e la Russia, che ne oggi affamata, offre ottime possibilità di investimento. Un accordo da 100 miliardi di dollari è già stato firmato affinché l’azienda di Stato russa Rosaton costruisca 20 impianti nucleari, capaci di generare 20 mila megawatt di energia elettrica, tra le sabbie saudite. Altri 10 miliardi saranno investiti direttamente in Russia dal fondo sovrano saudita Public Investment Fund in progetti legati all’agricoltura, all’immobiliare e alla distribuzione al dettaglio.” (7) Ce n’è da mandare a dormire antimperialisti ingenui – e pure gli ecologisti, per via delle centrali atomiche e della speculazione edilizia – che vedono in Putin una speranza. L’Arabia Saudita, monarchia assoluta che finanzia tutte le organizzazioni terroristiche islamiche, taglia la testa in piazza ai condannati a morte, riduce in schiavitù i lavoratori immigrati e tiene le donne in condizioni di asservimento.
Si noti anche che gli USA, che bacchettano ogni tentativo europeo di aggirare le sanzioni, non pongono alcuno ostacolo ad Arabia Saudita e Israele nei rapporti di affari con la Russia. Israele ha approfittato delle sanzioni europee per incrementare le esportazioni agricole in Russia. Nel settembre 2014, il ministro dell'Agricoltura di Israele, Yair Shamir, in un'intervista all'agenzia di stampa nazionale russa Ria Novosti, dichiarava che “Israele non applicherà le sanzioni contro la Russia previste dalla Unione Europea e continuerà ad esportare verso Mosca i suoi prodotti agricoli.” (8) Attualmente, il principale importatore di ortaggi israeliani è la Russia.
Quindi, mentre Arabia saudita e Israele, e quasi sicuramente gli USA, nonostante le smentite americane - ma chi crede ormai al governo americano? – si avvantaggiano del crollo delle esportazioni europee, la serva Italia continua a perdere terreno, come documentano le accorate dichiarazioni della Coldiretti. E altrettanto fa l’Europa.

I comunisti devono sapere approfittare dei contrasti e delle fratture tra le potenze – seguire la politica estera è altrettanto importante che conoscere la politica interna -, perché vengono alla luce molte cose che in tempo di pace sono nascoste dalla congiura del silenzio, ma guai a sacrificare l’indipendenza di giudizio e di azione dei proletari, sposando la causa di una delle grandi potenze.
Le manovre militari, in cui troppi commentatori hanno visto una sfida mondiale, hanno quindi lo scopo di ridare alla Russia la possibilità di rientrare nel gruppo dei potenti che si dividono le sfere d’influenza, di vendere petrolio e gas all’Europa senza avere continue minacce di militarizzazione ai suoi confini. Perché è l’Europa il mercato naturale di Mosca, dove non ci sono da affrontare spese enormi in infrastrutture per portare petrolio e gas. La Russia, inoltre, sta uscendo ora da una crisi demografica pluridecennale, e trovarsi con regioni semispopolate di fronte alla Cina con una popolazione che ammonta a quasi 10 volte tanto non è tranquillizzante. I buoni rapporti attuali sono dovuti più alla pressione degli USA contro entrambi i paesi, che li ha spinti a mettere da parte, almeno provvisoriamente, le divergenze, che prima o poi riaffioreranno. Si pensi alla vendita di armi russe al Vietnam, non certo gradita a Pechino.
Gli Stati Uniti stanno cercando di deviare con la forza la tendenza, “naturale” per il capitalismo, di una progressiva integrazione tra economia russa e quella europea, costringendo l’Europa a integrarsi con l’America del nord, e spingendo la Russia verso oriente. Il TTIP e il suo gemello asiatico TTP, sotto l’apparenza del liberismo, rappresentano la più grande manovra protezionistica di tutti i tempi, perché tendono a isolare dal mercato dominato da Wall Street la Russia e la Cina. Le forze produttive si ribelleranno a questa forzatura, con crisi, instabilità politica, guerre che, questa volta, non risparmieranno il territorio statunitense.

Note
1) “Siria, gli USA ritirano la portaerei: Putin è il padrone del medio oriente”
(di Franco Iacch), Difesa online, 09/10/15.
2) “Siria, breve considerazione”, Alessandro Lattanzio, Aurora, 11 ottobre 2015.
3) “Brzezinski a Putin: basta colpire la NOSTRA al-Qaeda o sarà la III guerra mondiale!” 9 Ottobre 2015, lastella.
“Brzezinski to Putin: Stop hitting OUR al-Qaeda or it’s World War III”
Kevin Barrett October 6, 2015.
4) « L’Empire le plus bête du monde » Orlov. 10 octobre 2015, Réseau International http://cluborlov.blogspot.fr/2015/10/the-worlds-silliest-empire.html.
5)“Un video muestra al príncipe de Dubái en Yemen antes de morir”, 23 sep 2015 "TV-Novosti" 2005-2015.
6) “Afghanistan: la NATO chiede aiuto a Putin”, Effedieffe, 17 Marzo 2008.
7) “ catenaccio e contropiede strategia di Mosca nella partita mediorientale”, Fulvio Scaglione, pag. 55, Limes n. 9, 2015.
8) “Israele: no alle sanzioni UE contro la Russia, anzi aumenteremo l’export con mosca e Bruxelles non interferisca”SRAELE: (GOV.), Il Nord quotidiano, 22 settembre 2014.

Altri articoli consultati o utilizzati

Alastair Crooke: “l’intervento russo in Siria fa presagire un’Alleanza contro il Cambio di Regime”, 11 ottobre 2015, Movisol.
“Siria: Obama getta la spugna”, Dance with Bears, 10 ottobre 2015
“Al-Qa'ida? E' filo-occidentale” Pandora PTV News , 9 ottobre 2015
“Accuse dal Pentagono: la Russia in Siria bombarda i "ribelli moderati", cioè le milizie "filo-occidentali" di Al Qa'ida, finanziate dai sauditi e addestrate dalla CIA”,
AdminSito.
“Chiamata alle armi del Consiglio Atlantico” Manlio Dinucci | il manifesto, 9 ottobre 2015.
“Israele guarda alla Russia come mercato di esportazione del sedano”, Alex Shindler, UMS Trade.
“In calo le esportazioni dei pomodori in Europa. Vanno in Russia i ciliegini israeliani” Erez Eitan Dvine Growers.

Michele Basso

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