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IL PANE E LE ROSE - classe capitale e partito
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Contro lo sfruttamento e la precarietà: sciopero generale della logistica

(27 Ottobre 2015)

si cobas sciopero

A partire dalla notte di giovedì 29 e per tutti i successivi turni di lavoro del 30 ottobre i facchini della logistica (organizzati dal S.I. Cobas e dall'A.D.L. Cobas) sciopereranno per il rinnovo del contratto nazionale di settore in scadenza nel prossimo dicembre.

Giornata di sciopero che si innesta nell'ormai consolidato ciclo di lotte autorganizzate che investono, quale netto segnale di controtendenza e resistenza operaia allo sgretolamento dei diritti imposto dal capitale in crisi, un settore invece in espansione nel capitalismo nazionale e decisivo per il ruolo imposto all'Italia nel sistema internazionale di divisione del lavoro (dalla produzione alla circolazione).

Un protagonismo operaio che, agendo con scioperi e picchetti per bloccare la circolazione delle merci e il suo svolgimento armonico per la definitiva valorizzazione al termine del ciclo produttivo, ha saputo invertire i rapporti di forza dati e imporre, anche alle più grosse realtà padronali e multinazionali del settore (GLS, DHL, BRT, ecc.), condizioni salariali e di lavoro nettamente migliori in un contesto produttivo da sempre segnato dal caporalato delle cooperative e dallo sfruttamento senza sicurezza alcuna.

Un protagonismo operaio che, rifiutando la delega al sindacalismo concertativo e complice nel mantenimento della completa subordinazione agli interessi padronali, è il continuo esempio di come, con l'unità di classe e la solidarietà tra sfruttati, sia possibile squarciare il velo di paura e impotenza anche nell'attuale fase di brutale attacco al lavoro portato da Renzi con il sostegno di Confindustria e delle associazioni padronali di settore.

Un'offensiva che con il Jobs Act sta realizzando un riassetto complessivo per ridurre l'intero mondo del lavoro a una condizione di flessibilità pressoché completa e di frammentazione assoluta. Ciò con l'obiettivo della completa subordinazione del lavoro agli esclusivi interessi della controparte di classe: la liberalizzazione dei sistemi di controllo, il testo unico sulla rappresentanza, l'attacco al diritto di sciopero, il favore dato alla contrattazione aziendale a scapito del moribondo livello nazionale, segnano il coronamento dell'aspirazione padronale di marginalizzare il lavoro impedendone di fatto una propria rappresentazione e sterilizzandone ogni istanza conflittuale.

Insomma e in definitiva, il consolidamento di un assetto economico, politico e di comando che permetta loro di provare a rilanciare una nuova accumulazione e garantirsi margini di profitto nel complesso mercato globale possibilmente immuni dal confitto di classe e dallo stesso “disturbo” di trattare con il lavoro.

Questo sciopero nazionale evidenzia invece come un'opposizione reale contro questo disegno sia ancora possibile e debba essere sostenuta e allargata.

La valenza che questo sciopero assume travalica infatti la parzialità e la specificità della logistica assumendo una portata più complessiva.

In una stagione di rinnovi contrattuali nella quale la posizione assunta del sindacalismo concertativo è ancora una volta quella del supino sottostare a quanto richiesto dal padronato (il contratto dei chimici firmato dopo solo 24 ore di trattativa ne è l'esempio più lampante), rappresenta il primo reale momento di lotta contro le misure del governo Renzi con una piattaforma nella quale alle rivendicazioni specifiche del settore si accompagnano obiettivi più complessivi che possono essere generalizzati all'intero mondo del lavoro.

La difesa della libertà sindacale e del diritto di sciopero praticati nella quotidianità del conflitto come strumenti e armi per imporre rapporti di forza più favorevoli; la rivendicazione della riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario quale risposta concreta alla disoccupazione di massa e all'aumento della composizione organica del capitale determinata da investimenti (sostenuti dai regali del governo che nella prossima legge di stabilità prevede una forte defiscalizzazione per l'acquisto di macchinari) che produrranno solo espulsioni collettive dai magazzini e dalle fabbriche e un'intensificazione dello sfruttamento, sono obiettivi unificanti che gettano di fatto le basi di un possibile percorso di ricomposizione tra lavoratori e lavoratrici appartenenti ai diversi settori produttivi.

Un percorso da sostenere e rilanciare in una prospettiva anticapitalista che deve essere obiettivo fondamentale per tutte le realtà sindacali e politiche per far emergere un punto di vista di classe sulla crisi che, partendo dal terreno del conflitto reale, possa essere anche indicazione di metodo e prospettiva praticabili sugli altri terreno di scontro (casa, riappropriazione di salario indiretto, formazione, ecc.) che si sono sviluppati e che subiscono oggi il feroce attacco della repressione poliziesca.

Con la consapevolezza che non esistono scorciatoie: solo partendo dalla materialità delle lotte (e dalla internità reale in queste) è infatti possibile costruire un percorso di opposizione reale al Jobs Act e alle politiche del governo Renzi che non rimanga semplice slogan per volantini o, peggio, materiale di discussione per ceti politici.

Questo insegnano le lotte davanti i cancelli dei magazzini della logistica ed è anche per questo che lo sciopero nazionale del 29/30 ottobre è importante.

I compagni e le compagne del C.S.A. Vittoria

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