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(23 Febbraio 2010) Enzo Apicella
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Per la difesa e il rilancio dell’opposizione di classe

Per il rilancio della rifondazione comunista

(19 Maggio 2005)

Manifesto - appello

Declina Berlusconi, anche grazie alle lotte. Ma avanza l’alternanza liberale contro le lotte, con il coinvolgimento sempre più subalterno della maggioranza del Prc e dell’intera sinistra italiana.

Progetto Comunista - sinistra del Prc rivolge un appello ai militanti del proprio partito e a tutte le avanguardie di lotta e di movimento di questi anni per costruire insieme un argine a questa deriva. Per la difesa, irrinunciabile, di un’opposizione comunista e di classe in Italia. Per il rilancio su basi chiare di un’autentica rifondazione comunista.

Rafforzare l’Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista, raccogliersi attorno alla sua battaglia, significa rafforzare questa prospettiva generale, in un passaggio decisivo del suo sviluppo.

Il berlusconismo è finalmente al tramonto, per via della crisi del suo blocco sociale e di una lunga stagione di lotte. La sua parabola discendente appare irreversibile. Ma la prospettiva politica che da quella crisi si dispiega ha poco a che vedere con le ragioni dei lavoratori e dei movimenti.

L’intera situazione politica italiana va infatti precipitando verso un nuovo governo d’alternanza Prodi-Monti, all’insegna del “risanamento finanziario del Paese” e di una nuova stagione di sacrifici. I poteri forti, a partire dalla grande industria e dalle banche, puntano apertamente su questa soluzione, chiedendo alle sinistre e alla Cgil di predisporsi, ancora una volta, alla concertazione delle politiche padronali e di garantire la pace sociale.

Al Prc, in particolare, si chiede un pieno coinvolgimento nel governo per coprire a sinistra il ritorno alla concertazione e privare le lotte e i movimenti di un punto di riferimento politico. Per questo la svolta governativa di Bertinotti celebrata dal VI Congresso del Prc -ma penalizzata dal voto delle regionali- è stata salutata con entusiasmo da tutta la grande stampa liberale.

Questa prospettiva è inaccettabile.

Le lotte e i movimenti di questi anni contro il governo Berlusconi non possono fare da sgabello all’ennesimo ritorno di un governo liberale indirizzato contro le loro ragioni. I comunisti in particolare non possono prestarsi in alcun modo a sostenere un governo padronale, per di più retto da quello stesso personale politico che negli anni Novanta fece pagare alle grandi masse il prezzo di Maastricht e delle politiche di guerra ("pacchetto Treu", privatizzazioni, finanziarie di lacrime e sangue, campi di detenzione per gli immigrati, bombardamenti in Kosovo…), spianando così la strada a Berlusconi.

Contro questa prospettiva è necessario raccogliere tutte le forze disponibili, ovunque collocate. E’ necessario battersi in ogni luogo di lavoro, in tutti i movimenti, in tutte le organizzazioni di massa per affermare l’autonomia del mondo del lavoro dal centro liberale dell’Ulivo e dai poteri forti che lo sostengono: chiamando tutti i protagonisti di una stagione di lotta, tutti i movimenti, tutte le loro rappresentanze politiche, sindacali, associative, a unire le proprie forze attorno a un programma indipendente, per una propria alternativa a Berlusconi e alle classi dominanti del Paese. Per cacciare Berlusconi dal versante delle lotte, non alla coda dei liberali e della concertazione contro le lotte.

E’ L’ORA DELLA CHIAREZZA

E’ necessario, in particolare, che i comunisti si assumano, sino in fondo, le proprie responsabilità.

Nel VI Congresso del Prc, ventimila militanti e iscritti del partito -pur collocati su mozioni diverse e tra loro alternative- hanno espresso la propria ostilità alla svolta governativa del Segretario. Non si era mai verificato un dissenso tanto grande nella storia del partito rispetto alla linea della sua maggioranza dirigente.

Ora è necessario unire dal basso le fila del dissenso interno attorno ad un impegno comune e inderogabile: battersi sino all’ultimo all’interno del partito per impedire il suo ingresso nel governo Prodi-Monti e ogni forma di sostegno ad esso; battersi nei movimenti e nelle lotte per rivendicare la rottura col centro liberale e i poteri forti; battersi nel partito e nei movimenti per salvaguardare e rilanciare un’opposizione comunista e di classe in Italia: che è una necessità irrinunciabile non solo per i comunisti ma per tutti i movimenti di lotta.

In ogni caso Progetto Comunista - sinistra del Prc andrà sino in fondo in questa battaglia. In piena coerenza col proprio percorso politico.

Non abbiamo mai nutrito illusioni in Bertinotti, né le abbiamo alimentate. Per anni, controcorrente, quando altri avallavano la cosiddetta “svolta a sinistra” del Prc, affermavamo che la rottura con Prodi e il movimentismo erano solo una parentesi, finalizzata a riconquistare forza negoziale per un nuovo accordo di governo. Ci accusarono di pregiudizio. Ora parlano i fatti.

Ancora durante il VI Congresso, mentre altri “critici” sostenevano una prospettiva di condizionamento di Bertinotti e dello stesso centrosinistra -o attraverso “condizioni” negoziali, o attraverso la pressione di movimento- affermavamo che la svolta governista del segretario è irreversibile; che il centro liberale è una rappresentanza organica del capitalismo italiano, come tale impermeabile alle ragioni dei lavoratori; che ogni forma di sostegno, fosse pure esterno, al governo borghese dell’Unione ci corresponsabilizzerebbe agli interessi di un’altra classe e al suo programma antipopolare. Ci hanno accusato di “rigidità ideologica”. Ora parlano le conclusioni del Congresso, il programma di Monti, il “Welcome Bush” di Fassino e D’Alema.

La verità è che ogni illusione va definitivamente superata. Che la vecchia pratica dei minuetti diplomatici, delle calibrature tatticistiche, degli eterni rinvii ed attesismi, tanto cari alle “sinistre critiche”, va definitivamente archiviata. E’ l’ora della massima chiarezza della prospettiva: o si sta dalla parte dei lavoratori e dei movimenti in piena autonomia dai liberali, o si sta a braccetto con i liberali contro i lavoratori e i movimenti. O di qua, o di là: non vi sono, né vi saranno, “terze vie”.

In questo senso Progetto Comunista intende assumersi pienamente le responsabilità della coerenza. Come abbiamo detto: “nessun governo della borghesia italiana, di centrodestra o di centrosinistra, potrà essere privato di un’opposizione di classe e comunista”.

Chiediamo all’insieme dei comunisti del Prc, al di là di ogni steccato di mozione, un impegno comune su questo terreno. Per salvare il Prc dalla stessa distruzione delle sue ragioni.

UNITA’ DEI LAVORATORI E DELLE LOTTE
O UNIONE CON I LIBERALI CONTRO LE LOTTE?


Questa nostra battaglia per l’autonomia dei comunisti dal liberalismo è parte di una più ampia battaglia per l’autonomia del movimento operaio e di tutti i movimenti di lotta.

In questi anni più è avanzata la coalizione delle sinistre con i liberali, più i movimenti sono stati subordinati alle compatibilità di quella coalizione. Lo dicono i fatti.

Le potenzialità delle lotte operaie -rivelate dalla splendida lotta di Melfi- sono state sacrificate alla ripresa della concertazione con la Confindustria di Montezemolo e per questo private di una proposta unificante e di uno sbocco.

Il movimento contro la guerra e per il ritiro immediato delle truppe ha subito gli effetti smobilitanti del compromesso con Prodi attorno al rilancio di una “soluzione multilaterale” in Irak targata Onu.

La stessa battaglia elementare contro le riforme costituzionali di Berlusconi è stata paralizzata dalla subordinazione alla bozza Amato e al suo “premierato dolce”. Per non parlare del balbettio ossequioso e subalterno delle sinistre di fronte alle gerarchie ecclesiastiche e alle loro tendenze più reazionarie (da Woityla a Ratzinger).

La verità è che su ogni terreno il blocco col centro liberale (e cattolico) lega le mani all’opposizione di massa, a vantaggio o di Berlusconi o dell’alternanza Prodi. Solo una rottura col centro può liberare una prospettiva nuova di unificazione e rilancio dei movimenti in direzione di una alternativa vera.

Non è un caso che Progetto Comunista -l’unica tendenza della sinistra italiana che ha basato e basa la propria politica sulla rottura col liberalismo- sia anche l’unica tendenza che ha avanzato, in questi anni, nei movimenti una proposta di lotta alternativa, in direzione di una piattaforma d’azione unificante e di uno sciopero generale prolungato: solo una politica di indipendenza di classe può liberare una proposta di lotta all’altezza delle necessità dello scontro. E peraltro le uniche forme di lotta ad aver vinto in questi anni -a Melfi, a Scanzano, in Fincantieri- sono esattamente quelle forme di lotta radicali e a oltranza che Progetto Comunista, controcorrente, aveva proposto e che tutte le direzioni della sinistra politica e sindacale avevano ritenuto impossibili o perdenti.

Continueremo ora, a maggior ragione, la nostra battaglia nei movimenti per la loro autonomia e la loro unità, in funzione di un’autentica esplosione sociale, concentrata e radicale: la sola che possa ribaltare i rapporti di forza tra le classi, scompaginare la tela dell’alternanza liberale, aprire il varco di un’alternativa vera.

Una giovane generazione di avanguardie si è riaffacciata nelle fabbriche, nelle scuole, nei movimenti contro la guerra e l’occupazione dell’Irak. Progetto Comunista e i suoi militanti sono parte di questa realtà, avendo moltiplicato in questi anni i propri legami con l’avanguardia di lotta: alla Fiat di Melfi come in Fincantieri a Genova; presso i lavoratori Alitalia di Roma come nelle lotte degli autoferrotranvieri di Torino; nelle lotte del lavoro precario a Bologna, Genova, Pescara come nelle lotte studentesche alle Università di Cosenza e di Cagliari; nelle mobilitazioni contro i Cpt in Sicilia come nella lotta contro la privatizzazione dell’acqua a Napoli; nelle iniziative del Forum Palestina come nel movimento più generale per il ritiro delle truppe dall’Irak… Ora ci proponiamo di estendere e radicare questo patrimonio di esperienze, in stretta connessione con la nostra battaglia alternativa nel Prc.

Ma soprattutto, ancora una volta, ci proponiamo di impedire che questa nuova avanguardia, che abbiamo incontrato nelle lotte di questi anni, sia privata di un riferimento politico di opposizione. Quando affermiamo che l’opposizione comunista è irrinunciabile vogliamo dire anche questo. Che è irrinunciabile l’esigenza di offrire alla nuova generazione e alla sua domanda di svolta una prospettiva anticapitalista e un’organizzazione di partito che la persegue: senza la quale, come l’esperienza insegna, anche i movimenti più ampi e generosi finiscono con l’essere dispersi o assorbiti nella logica dell’alternanza.

PER LA DIFESA IRRINUNCIABILE DI UN’OPPOSIZIONE COMUNISTA RECUPERARE I PRINCIPI DI UN’AUTENTICA RIFONDAZIONE

Al tempo stesso la salvaguardia e il rilancio di un’opposizione comunista è inseparabile dalla chiarezza di una base politica e programmatica. L’esperienza insegna che in mancanza di una chiara base di principio si costruisce sull’argilla e alla fine si frana.

Il marxismo rivoluzionario è stato sempre accusato, nella storia, di un eccessivo attaccamento ai principi; così nella stessa storia del Prc il gruppo dirigente del partito -e, alla coda, tanti dirigenti “critici”- hanno accusato Progetto Comunista di “ideologismo” a scapito della “concretezza”. E’ vero l’opposto. I principi del marxismo non hanno nulla di “ideologico” e di astratto: riflettono proprio l’esperienza concreta della lotta di classe, nel succedersi delle generazioni. Il vero pregiudizio ideologico sta nel rimuovere questo patrimonio di esperienza: magari per avere le mani libere per le politiche di accomodamento con i liberali e le classi dominanti (o verso le politiche del riformismo).

Proprio la parabola del Prc lo dimostra. La furia ideologica con cui, nel corso degli anni, si è promossa la rottura col cosiddetto “comunismo novecentesco”, col tema stesso della conquista del potere e della rottura rivoluzionaria -sino alla scoperta identitaria della non violenza e alle lodi al papato– è stata solo apparentemente un fatto “culturale”: in realtà ha accompagnato la ricerca di un profilo accomodante, compatibile, rassicurante agli occhi del liberalismo, dei suoi intellettuali, della sua stampa, dei suoi partiti, dei suoi governi.

Come sempre è stata la deriva politica governista a trascinare con sé la deriva “identitaria”.

Proprio per questo il rilancio dell’opposizione comunista richiede un’autentica rifondazione rivoluzionaria. Il recupero e l’attualizzazione dei principi programmatici del comunismo -dell’opposizione ai governi borghesi, della conquista del potere da parte dei lavoratori, di un programma di transizione che colleghi le lotte immediate ad una prospettiva socialista- è la condizione necessaria non solo di un’alternativa di società ma della stessa opposizione strategica alle classi dominanti. Senza quella radice si viene risucchiati, prima o poi, nel governo di questa società. E così si smarrisce non solo il socialismo, ma lo stesso antagonismo: tanto più nell’epoca storica della crisi del capitalismo, in cui corresponsabilizzarsi ai governi borghesi significa cogestire le controriforme e la distruzione di vecchie conquiste, sotto la guida dei Prodi, dei Jospin, dei Lula.

Tanto più oggi, solo una prospettiva socialista, in ogni Paese e su scala mondiale, può liberare l’umanità dall’imbarbarimento progressivo delle condizioni di lavoro e di vita, dal ritorno prepotente delle guerre e del colonialismo imperialista, dall’acuirsi progressivo dell’oppressione delle donne e della devastazione dell’ambiente.

E solo una lotta di opposizione radicale per una prospettiva socialista può consentire, come suo sottoprodotto, la difesa di vecchie conquiste e la conquista di riforme parziali.

RAFFORZARE L’ASSOCIAZIONE PROGETTO COMUNISTA. RACCOGLIERSI INTORNO ALLA SUA BATTAGLIA

Su queste basi e con questo impegno, ci proponiamo di rilanciare quella rifondazione comunista che il Prc ha sinora mancato e che il suo attuale gruppo dirigente tende oggi a liquidare definitivamente. Per questo ci rivolgiamo, prioritariamente, ai comunisti del nostro partito; a quanti l’hanno col tempo abbandonato non riconoscendosi più nel suo indirizzo; a quanti fuori dal partito, nei movimenti, hanno cercato e cercano un progetto generale di rivoluzione cui ricondurre le proprie energie e il proprio impegno quotidiano di lotta.

Ma rilanciare la rifondazione comunista non è solo battaglia di idee. Richiede lo sviluppo di un’organizzazione di militanti e di quadri che si batta per quelle idee. Richiede lo sviluppo, attorno a questa organizzazione, di un’area riconoscibile di sostegno.

Rafforzare oggi Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista con la propria adesione, col proprio contributo significa rafforzare questo progetto, in un passaggio decisivo del suo sviluppo.

A differenza di altri soggetti, non consideriamo la nostra Associazione come il fine di sé stessa in una logica autocentrata e settaria : la consideriamo uno strumento di lotta, oggi decisivo, per un più largo raggruppamento rivoluzionario d’avanguardia, aperto alla confluenza di tutti coloro che indipendentemente dalla loro provenienza ne condividono i principi di fondo e gli orientamenti generali; impegnato a sviluppare una direzione politica alternativa del movimento operaio e dei movimenti di lotta. Una direzione che sappia da che parte stare perché animata da una reale prospettiva socialista e rivoluzionaria. Una direzione capace di esprimere in ogni lotta parziale il profilo di un progetto generale. Una direzione, finalmente, che non tradisca e non si venda. Questa è, per noi, la rifondazione comunista.

Associazione marxista rivoluzionaria
PROGETTO COMUNISTA
sinistra del PRC

Fonte

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