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Cloe Bianco. Il coraggio di essere se stessa.

(3 Dicembre 2015)

30 anni di pink

Venerdì scorso un’insegnante, Cloe Bianco, ha raccolto tutto il coraggio del mondo ed ha spiegato la propria transessualità agli studenti. Ha chiesto loro di chiamarla con il suo nome d’elezione: Cloe, per l’appunto, e di rivolgersi a lei al femminile. Questo passaggio, quello di fare “coming out” e cominciare a vivere la quotidianità nel proprio genere d’elezione, è una parte fondamentale del processo di transizione. Ogni persona Trans* c’è passata o ci passerà, e allora, dov’è lo scandalo? C’è forse qualche differenza tra i diritti di un impiegato delle poste e quelli di una docente? L’unica vera discriminante, qui, è il Gender, flagello delle masse ed ottimo escamotage perché qualche Assessore Regionale si faccia un po’ di pubblicità gratuita.

Sorvoliamo sulle castronerie prodotte da Elena Donazzan su social e TV, sorvoliamo sul suo palese stato di confusione e sulla sua incapacità di discernere tra i concetti di: ‘identità di genere’, ‘sfera affettiva’, e ‘sessualità’. Sorvoliamo pure sul fatto che tutto il polverone nasce dalle lamentele di un, UN, genitore che dichiara di stare “lottando quotidianamente bersagliati ogni giorno da chi quei VALORI vuole distruggere, teorie gender e quant’altro”.

Parliamo invece degli altri soggetti di questa vicenda: parliamo degli studenti che supportano LA loro prof di Fisica, che ne stimano il coraggio e che indicono un’assemblea per potersi confrontare con lei, con la voglia di capire ed imparare, anziché di giudicare. Parliamo del direttore dell’ufficio scolastico di Venezia (Domenico Martino) che, pur preoccupato per la gestione della situazione, dichiara che “le scelte personali non rientrano nell’analisi dei compiti del docente”, ergo il fatto di essere Trans* non fa certo della prof. Bianco una buona o cattiva docente. Parliamo anche dei genitori che, liberi dal Gender, vedono la presenza di una docente Trans* come occasione di crescita, formazione ed educazione, tutte cose più che appropriate per una scuola.

Non fanno più paura le Donazzan, e nemmeno i genitori bigotti, quando sono gli studenti a riprendersi la parola che gli si vorrebbe togliere: «non è accaduto nulla di grave, sono cose che ormai nel 2015 succedono e sono all’ordine del giorno. Penso sia più importante soffermarsi su chi non fa bene il suo lavoro piuttosto che su chi lo fa prima da uomo e poi da donna».

Nel 2015, forse, saranno gli studenti a dare una lezione alla scuola e la società civile a darne una alla politica.

Circolo Pink Verona
SAT Pink Verona e Padova

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