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Verso la vittoria

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(La rivoluzione bolivariana)

Alexandre Adler, fedele messaggero di Washington

(20 Maggio 2005)

Mercoledì 11 maggio, Le Figaro ha pubblicato un articolo di Alexandre Adler intitolato Le tentazioni di Chavez. Si occupa delle conseguenze della situazione politica in America latina sul mercato mondiale delle materie prime, sullo sfondo dell’antagonismo tra la Cina e gli USA.

A tal proposito, Adler formula alcune valutazioni generiche più o meno esatte, ma non dice nulla che si stacchi dalla mediocrità del trattamento che la maggior parte dei media riserva all’America latina.

Inoltre, vale appena soffermarsi sul fatto che in questo articolo l’analisi geopolitica non è il vero movente dell’autore. In fondo, l’analisi geopolitica è solo un pretesto per ogni specie d’insinuazione, di menzogna e di critica contro quei governi e quelle personalità politiche verso i quali l’amministrazione Bush è ostile. Così facendo, Adler, ormai specializzato nella difesa incondizionata dell’imperialismo americano, applica scrupolosamente i metodi di Bush, Rice, Rumsfeld e compagnia.

Hugo Chavez è il bersaglio principale di Adler. All’inizio, egli paragona il presidente del Venezuela a « una scimmia o un gorilla » di cui bisogna temere « lo schiocco brusco della mascella ». Questa immagine razzista non è una novità. L’oligarchia venezuelana, la cui stragrande maggioranza è di pelle bianca, non ha mai smesso di paragonare Chavez, meticcio, ad una « scimmia ». Adler ha raccattato questo penoso insulto nella pattumiera dell’opposizione venezuelana, e l’ha trovata di suo gusto. Si noti tra l’altro, che il razzismo - fedele amico dell’imperialismo - ci arriva qui da colui che si ritiene un cantore della « lotta contro l’antisemitismo ». In effetti, per Adler, come per Bush e Sharon, la lotta contro l’antisemitismo diviene una giustificazione ideologica all’oppressione imperialista sui Palestinesi e sui popoli del mondo arabo in generale.

Adler c’informa, d’altronde, che Chavez è un « dittatore apprendista ». La formula sconcerta. Conosciamo i dittatori tout court, ma un « dittatore apprendista » è un mistero politico in assoluto. Sfortunatamente, Adler non si dilunga per chiarirci questo punto. Tuttavia, s’impone un’ipotesi: dopo che Chavez ha riportato otto vittorie elettorali consecutive, di cui nessuna ha provocato contestazioni da parte dei rappresentanti internazionali, Adler ha dovuto ammettere che « dittatore » rischia di essere un termine troppo forte. Infatti, un dittatore che gode di un sostegno massiccio, nelle strade come nelle urne, è assai problematico. Il termine « apprendista », presunta sfumatura al giudizio di Adler, illustra finalmente la sua mostruosa ipocrisia. Si tratta di un tipico esempio di calunniosa insinuazione, una delle armi principali dei « falchi » della CasaBianca.

Più avanti, Chavez è accusato di essersi alleato con i « populisti delle Ande ; dai comunisti colombiani rapitori di ostaggi fino ai narco-rivoltosi peruviani, boliviani ed ora ecuadoregni ». Torneremo sull’argomento dei « comunisti colombiani rapitori di ostaggi ». quanto ai « populisti » e « narco-rivoltosi » del Perù, della Bolivia e dell’Ecuador, Adler si riferisce ai magnifici movimenti di massa che, recentemente, hanno scrollato quei tre paesi e rovesciato i governi di destra. La rivoluzione venezuelana è alleata della gioventù e dei lavoratori andini? Certo! Perciò, Adler ha fretta di ricoprirli di fango : « populisti », « narco-rivoltosi »... Non importa se, in tutta la storia, non si è mai visto un « narco-rivoltoso » mobilitare centinaia di migliaia di lavoratori negli scioperi e nelle manifestazioni. Adler non riconosce alcuna importanza alla verità di ciò che scrive e non fornisce la minima prova. Egli ha il solo scopo di inculcare grossolane menzogne nella mente dei suoi lettori. Così facendo, egli segue un consiglio di Joseph Goebbels, il capo della propaganda del terzo Reich : « ripetete continuamente una bugia, anche la più inverosimile, e finiranno per credervi ».

Tre righe più avanti, Adler scrive : « il Venezuela, invaso da medici, poliziotti e istruttori sportivi cubani, è ormai divenuto il campo di battaglia privilegiato dell’ala stalinista della dittatura castrista ». Infatti, migliaia di medici cubani prestano servizio negli strati più poveri della società venezuelana, in cui la maggioranza non aveva mai visto un medico fino a quel momento. Ma Adler detesta Cuba, la sua rivoluzione, la sua esistenza – ed in generale ogni cosa riguardi il socialismo ed il movimento operaio. In questo modo, nei grandi progressi del sistema sanitario venezuelano, egli vede solo una manifestazione dell’« ala stalinista della dittatura castrista ». Si potrebbe poi discutere dei « poliziotti e degli istruttori sportivi cubani ». Ma chiunque capirà che se Cuba avesse inviato in Venezuela speleologi o prime ballerine, Adler ci avrebbe scoperto l’opera malefica del Castrismo!

Infine, Chavez è accusato di volere « scatenare un conflitto armato con la vicina Colombia allo scopo di riprendere in pugno l’esercito e di annientare definitivamente la società civile ». Questa enorme menzogna completa quella secondo cui Chavez appoggerebbe i « comunisti colombiani rapitori di ostaggi ». Anche qui, Adler non tenta minimamente di fornire prove delle sue tesi. E con ragione : i fatti provano esattamente il contrario. L’arresto di paramilitari colombiani attivi sul territorio venezuelano, nel maggio 2004, le incessanti critiche del governo di Uribe contro Chavez e la vasta mobilitazione di forze militari colombiane alla frontiera tra i due paesi – tutto ciò indica che una aggressione militare contro il Venezuela tramite la Colombia è una delle opzioni considerate utili dall’amministrazione americana. Ma evidentemente, una tale offensiva non potrebbe accadere prima che l’aggredito sia stato presentato al mondo intero come un aggressore. E’ il metodo utilizzato per giustificare la guerra in Iraq. Oggi, è il turno del Venzuela.

Il presidente venezuelano non è l’unico avvisato. Cuba, certamente, è sospettata di fornire la consistenza politica di quella vasta cospirazione « anti-democratica ». Heinz Dietrich, amico personale di Chavez che tuttavia non ricopre alcun ruolo importante in Venezuela, e che d’altronde vive in Messico, è presentato come il regista di tutta la questione.

Infine, Lopez Obrador, dirigente del PRD (il grande partito della sinistra messicana), candidato favorito all’elezione presidenziale nel 2006, subisce un sospetto apparentemente inoffensivo dietro cui si nasconde una seria minaccia. Obrador, la cui grande popolarità e i discorsi radicali spaventano Bush ed i capitalisti messicani, ha dovuto rinunciare, il 7 aprile scorso, alla propria immunità parlamentare, nel quadro di una plateale manovra della destra per eliminarlo dalla corsa alle presidenziali. Tuttavia, solo qualche settimana più tardi, il grande movimento di protesta popolare innescato da quella manovra ha costretto la destra a fare marcia indietro. In questo processo in atto, una delle questioni più cruciali sarà il comportamento politico dei dirigenti del PRD, che finora mostrano segni di panico e si sforzano di calmare la propria base sociale. Dall’altra parte, i capitalisti guardano con angoscia verso il Venezuela, e si agitano all’idea che il Messico possa incominciare uno sviluppo simile. E qui interviene Adler, il nostro fido messaggero di Washington : secondo lui, Obrador dovrà procedere ad una « ridefinizione della sua campagna presidenziale, comunque ». Vale a dire : pro o contro il grande capitale messicano e americano. Si può immaginare che se la direzione del PRD seguirà una linea di confronto con l’imperialismo americano e l’attuale classe dirigente messicana, Adler ci spiegherà, come al solito, l’opera dei « narco-rivoltosi populisti », di Castro, ecc.ecc.

L’odio di classe che Adler dedica alla sinistra e al movimento comunista è perfettamente reciproco. Tutti sanno che questo sinistro personaggio dedica ogni sua energia alla difesa dell’imperialismo americano. Allo stesso modo, il suo articolo si inscrive nella campagna mediatica contro Chavez, a livello internazionale, che spiega l’aggressività e il nervosismo dell’amministrazione Bush di fronte alla rivoluzione bolivariana. Le bassezze calunniatrici di Adler devono rafforzare la nostra volontà di difendere quella rivoluzione. Noi dobbiamo non solo contrastare le menzogne che i grandi media riversano sul Venezuela, ma anche sviluppare un grande movimento di solidarietà internazionale, allo scopo di prevenire un prossimo tentativo di rovesciare Chavez.

Jérôme Métellus (PCF, Paris)

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