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    (Dove và la CGIL?)

    I vertici sindacali silurano il fronte unico
    di lotta operaia

    (18 Gennaio 2016)

    Nell’ultimo Comitato Centrale della FIOM, è stato reso noto che una decina di compagni operai RSA di diversi stabilimenti del gruppo FCA, che sono in prima fila nella lotta contro lo sfruttamento, sono a rischio di procedimento disciplinare nel sindacato.

    La FIOM ha infatti deciso di verificare se permangono ancora la condizioni della loro appartenenza alla CGIL. La “colpa” di questi operai sarebbe la costituzione di un coordinamento di base, composto da lavoratori e delegati appartenenti a diverse sigle sindacali, per lottare uniti contro il “modello Marchionne”, il Jobs Act del governo Renzi e conquistare migliori rapporti di forza.

    La decisione dei dirigenti FIOM/CGIL è grave. I compagni dell’area sindacale cui appartengono i delegati RSA hanno lanciato un appello rivolto a Camusso e Landini per farli recedere dall’azione disciplinare: invitiamo tutti i lavoratori a firmarlo.

    Ma questo episodio non deve essere considerato ed affrontato soltanto sotto l’aspetto della solidarietà, che purtroppo da taluni viene concepita solo in funzione di logiche parlamentaristiche di conservazione dei posti negli apparati sindacali.

    Il vero senso della questione è politico: gli operai e i delegati avanzati vengono colpiti perché hanno avuto il coraggio di ricercare e realizzare l’unità di lotta dal basso con altre componenti sindacali di classe, sulla scia di esperienze simili (ad es., la rete di collegamento dei metalmeccanici SI Cobas/FIOM).

    I capi della sinistra borghese sindacale e politica possono anche tollerare qualche delegato più radicale, purchè segua le loro ristrette logiche. Ma non tollerano il Fronte unico proletario. Sono ferocemente contrari ai tentativi di costruzione dell’unità di lotta della classe operaia contro la classe degli sfruttatori, così come sono nemici giurati dei tentativi di riorganizzazione politica indipendente del proletariato.

    I vertici FIOM e CGIL (composti in buona parte da socialdemocratici di destra) ricercano l’alleanza con i collaborazionisti di CISL e UIL, con settori piccolo borghesi, con i liberal-riformisti di tutte le risme, ma mettono i bastoni fra le ruote alla creazione dell’unità di azione dal basso fra operai e sindacalisti combattivi, ostacolano in ogni modo la costruzione del Fronte unico di lotta operaia e dei suoi organismi perché temono il risveglio della lotta di classe.

    E’ bene che tutti i lavoratori sappiano che la linea seguita dai vertici sindacali fa arretrare continuamente la classe, alimenta le divisioni, punta a mantenere gli operai dentro i recinti delle politiche e delle prospettive borghesi, assolvendo così una funzione controrivoluzionaria.

    Il rovescio della medaglia di questa linea politica rovinosa sono le posizioni, altrettanto nocive, settarie e fautrici della dispersione del proletariato, portate avanti dalla socialdemocrazia di “sinistra” che è alla testa di gran parte del sindacalismo di base.

    Quanto accaduto deve spronare i lavoratori, i delegati combattivi – FIOM e di altri sindacati – tutte le realtà operaie che vogliono lottare contro le politiche capitaliste, a costruire il Fronte unico proletario, a dare impulso all’unità delle opposizione sindacali di classe, al raggruppamento della classe operaia nella lotta comune contro l’offensiva capitalista e la reazione politica, i pericoli crescenti di guerra imperialista.

    Tale fronte, che ovviamente non si esaurisce nell’ambito sindacale, deve avere come punto di partenza un programma di difesa intransigente degli interessi economici e politici del proletariato e fondarsi su organismi espressi dalla massa lavoratrice e disoccupata, stabili e permanenti (comitati operai e popolari, comitati di sciopero, coordinamenti, organismi intersindacali, e altre strutture che gli operai si daranno nella lotta concreta).

    Gli organismi di massa di Fronte unico, di forte contenuto politico e liberati dagli esponenti della “sinistra” borghese, politica e sindacale, devono essere intesi come organi di unità dal basso di tutti i lavoratori e gli sfruttati, mobilitati sia per lotte di carattere immediato, sia per azioni politiche di portata più generale contro la borghesia.

    Il Fronte unico esprime la volontà operaia di mobilitare tutte le forze della massa sfruttata e oppressa contro il capitale che minaccia quotidianamente il salario, il livello di vita, il posto di lavoro. E’ il mezzo migliore per battere l’offensiva padronale e governativa, impedire le manovre ai danni dei lavoratori sfruttati, sventare le divisioni fomentate dai burocrati sindacali (ecco perché è tanto avversato dai dirigenti della sinistra borghese).

    Con il Fronte unico di lotta del proletariato è possibile coalizzare la maggioranza delle forze della classe operaia e delle masse oppresse, lottare contro la dispersione e la divisione, aumentare la partecipazione alla lotta, rafforzare e unire il sindacalismo di classe, collegando la prospettiva rivoluzionaria per la abolizione del sistema capitalista-imperialista alle lotte quotidiane.

    La realizzazione di un potente Fronte unico è la necessaria premessa della formazione di un vero Governo operaio e degli altri lavoratori sfruttati, che faccia gli interessi vitali del proletariato, dei lavoratori del braccio e della mente, della città e della campagna, deciso a sbaragliare la borghesia e le forze reazionarie.

    I comunisti, gli operai coscienti e combattivi, si organizzino per formare e sviluppare il Fronte unico di lotta proletaria contro padroni, governo e vertici sindacali collaborazionisti, compiendo decisi passi avanti nel processo di ricostruzione di un autentico e forte Partito comunista, strumento indispensabile per risolvere le questioni poste dalla lotta di classe e progredire nella lotta per l’emancipazione della classe operaia.

    Gennaio 2016

    Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

    Fonte

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