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Accordo contratti pubblici: al peggio non c’è mai fine!

(29 Maggio 2005)

Nella notte tra venerdì e sabato governo e sindacati hanno raggiunto un accordo finale sui contratti pubblici che giudichiamo assolutamente negativo.

Nei prossimi giorni con dati, contenuti e cifre alla mano saremo più precisi ma già da ora quello che appare è una grave sconfitta per i lavoratori pubblici, un passo indietro spaventoso in termini salariali e l’apertura gravissima di un processo devastante di riduzione degli organici e mobilità. I sindacati confederali avevano richiesto dall’inizio una base di recupero salariale dell’8% che sapevamo essere minimale e al ribasso rispetto alla perdita di potere di acquisto degli stipendi del 20% solo negli ultimi due anni e mezzo. Ed inoltre i dati dell’ultimo periodo sulla media delle retribuzioni della PA sono stati conteggiati sugli aumenti del Ministero degli Esteri, della Difesa, del comparto sicurezza che hanno portato l’Istat a denunciare nei primi mesi 2005 una crescita drogata delle buste paga pari al 3,5% ed hanno offerto il fianco alla campagna forsennata di Confindustria, governo, associazioni datoriali contro i lavoratori pubblici.

Ebbene l’accordo prevede un incremento percentuale lordo in tutti i comparti pubblici del 5,01% che, partendo da un livello retributivo diverso da comparto a comparto, significa un aumento differenziato. Si va, quindi, dai 120 euro lordi al Parastato, passando per i 100 dei ministeriali per arrivare ai 90 degli Enti Locali. Ma attenzione del 5,01% il 0,5% è stato estrapolato dagli aumenti base e dovrebbe essere distribuito come salario accessorio, andando a lievitare i fondi delle amministrazioni destinati a incentivare la produttività. Di fatto quindi l’aumento concesso in paga base è del 4,6% una briciola in più di quanto (il 4,3%) da tempo veniva offerto come limite invalicabile per gli incrementi economici. Le risorse, oltre il 4,3% previste dalla Finanziaria 2005, andranno inserite nella Finanziaria 2006

Facendo due rapidi conti l’aumento medio netto in paga base si aggira intorno ai 50 euro, una debacle economica per i lavoratori che aspettavano da circa 18 mesi il loro legittimo recupero stipendiale. Ma non è solo la parte economica ad essere peggiorativa ma la cosa ancora più raccapricciante è il benestare dato (in cambio di questi “ricchi” aumenti) ad una riduzione complessiva degli organici dei comparti pubblici di 60 mila unità seguendo il nefasto esempio del comparto scuola. Ed inoltre si avvia un processo di mobilità di 50 mila lavoratori sul territorio nazionale per “un riequilibrio” della Pubblica Amministrazione, altro luogo comune che vedrebbe i dipendenti pubblici presenti soprattutto al Sud mentre invece Lazio e Lombardia occupano da sole quasi il 25% della forza lavoro pubblica e tra Veneto, Emilia R. , Piemonte e Toscana si raggiunge un altro 26%.

“Fortunatamente”, nonostante l’amarezza della Cisl, non si è aggiunta la beffa della “revisione dei modelli contrattuali” (vedi accordo “Patto per l’Italia”) che avrebbe significato una Waterloo ancora peggiore.

Inutile dire che nei prossimi giorni manifesteremo il nostro più fermo dissenso e opposizione a questo accordo nelle assemblee dei lavoratori, negli uffici, chiamando all’unità e alla mobilitazione le organizzazioni del sindacalismo di base e i lavoratori, affinché si possano costruire momenti di conflitto e antagonismo diffuso a questo “accordo-bidone” e per avviare un processo di mobilitazione su ben altra piattaforma.

BASTA CON GLI ACCORDI CHE SVENDONO DIRITTI E SALARIO!

COBAS Pubblico Impiego
aderente alla Confederazione COBAS

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