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Ddl Cirinnà: un gran polverone per coprire nuovi attacchi antipopolari

(18 Febbraio 2016)

Da settimane la notizia di prima pagina sui principali media è la bagarre parlamentare sul Ddl Cirinnà che dovrebbe regolare le “unione civili”.
Il governo Renzi e le forze politiche che lo sostengono stanno alzando un grande polverone su questa “legge avanzata", che al di là dell’affermazione di alcuni “diritti civili”, non rappresenta nessuna alternativa sociale e non attenua minimamente le devastanti politiche antioperaie e antipopolari, la cancellazione dei diritti politici, economici e sociali (vedi art. 18), che lo stesso governo attua secondo le direttive UE e le esigenze dei monopoli capitalistici.
La nube di polvere sollevata serve sia a nascondere la drammatica realtà economica e sociale, sia a proseguire sulla strada delle controriforme e della demolizione delle conquiste dei lavoratori (sul quale il PD è tutto unito), compresi quelli che dovrebbero usufruire delle "novità" della legge Cirinnà.
Due esempi: con una mano si agita il diritto del convivente a sostenere nelle cure mediche il proprio partner, e con l’altra si continua a tagliare la sanità pubblica; con una mano si prevede la pensione di reversibilità per il partner superstite, e con l’altra si propone di tagliarla per chi ha perso il coniuge. E’ evidente che il governo Renzi fa molta propaganda, ma non svolge nessun ruolo “progressista” o “sociale”.
Noi comunisti difendiamo gli interessi immediati del proletariato, così come i diritti democratici delle donne e delle minoranze sociali. Vogliamo che tanto alle unioni matrimoniali, quanto alle libere unioni fra persone di sesso diverso, o dello stesso sesso, tutte basate sul reciproco amore e rispetto, debbono essere riconosciuti gli stessi diritti. Senza quelle diseguaglianze e discriminazioni sociali, economiche e politiche che le forze conservatrici e reazionarie, prone ai disegni delle gerarchie cattoliche, intendono perpetuare, mentre le forze liberal-riformiste intendono solo mitigare prospettando “libertà individuali” che nove volte su dieci sono le libertà dei ricchi.
L’uguaglianza, l’emancipazione sociale delle donne e degli uomini, non possono essere realizzate nel quadro del sistema capitalistico, in cui le lavoratrici e i lavoratori sono schiacciati economicamente, politicamente, culturalmente.
La liberazione dall’oppressione e dallo sfruttamento capitalista, da tutti quegli ostacoli che alterano le capacità delle lavoratrici e dei lavoratori, impedendo la loro attiva partecipazione alla vita sociale e alla produzione, potrà avvenire integralmente solo in una società nella quale sia abolita la proprietà privata dei mezzi di produzione, riconosciuto e garantito ad ogni essere umano il diritto al lavoro. Cioè in una società socialista, in marcia verso il comunismo.
16 febbraio 2016

Piattaforma Comunista – per il Partito Comunista del Proletariato d’Italia

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