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il pane e le rose

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Organizziamo la risposta operaia e socialista alla crisi capitalistica

(3 Giugno 2005)

Il mito del “piccolo è bello” sta andando in pezzi e con esso il mito del ricco Nordest travolti dalla devastante crisi capitalistica. Il padronato per mantenere i saggi di profitto delocalizza i propri impianti nei paesi della periferia capitalistica alla ricerca di forza lavoro da spremere. Regione veneto e banche accompagnano la fuga con ingenti finanziamenti. I luoghi di lavoro sono investiti da un’ondata di cassa integrazione, mobilità, licenziamenti. Nuovi drammi che non sempre trovano nel tanto “decantato terziario” forme e soluzioni adeguate ad esperienze e saperi accumulati nel tempo. Per chi rimane bassi salari, flessibilità, precarietà.

Vicenza è oggi la provincia veneta con il più alto numero di lavoratori coinvolti in crisi aziendali: 4.457, di cui 1.858 tessili, 1.406 metalmeccanici e 1.193 di altri settori. Ultima chiusura in ordine di tempo la Fiamm, terzo produttore europeo di batterie, 440 lavoratori in mobilità e con essi oltre 200 operai delle 15 aziende dell’indotto.

I lavoratori della Safilo (260 lavoratori a rischio) il 31 maggio nel giorno del primo sciopero generale della provincia di Belluno gridavano “tra i monti il silenzio non è sempre d’oro, il Cadore urla lavoro”, infatti su 12 mila lavoratori delle occhialerie oltre 1000 hanno perso il lavoro, e con la Safilo chiudono le piccole imprese dell’indotto.

La provincia di Treviso ha registrato nel 2004 qualcosa come 3.727 licenziamenti e 2.380 cassintegrati. La crisi investe grandi aziende come la De Longhi (con 450 esuberi), la Zoppas (oltre 500 licenziamenti), il colosso Elettrolux-Zanussi (mancato rinnovo di oltre 100 contratti a termine e minaccia di chiusura della fabbrica).

La zona industriale di Porto Marghera vede una drastica riduzione degli investimenti nella cantieristica e nell’alluminio. Nel Petrolchimico 8.500 lavoratori sono a rischio, Eni ed Enichem hanno deciso di uscire dalla chimica a qualsiasi costo; nel distretto industriale di Santa Maria di Sala (Ve) la crisi investe medie imprese come la Speedline, OMV (gruppo Parpas), l’Aprilia (di cui non è chiaro il progetto industriale di Colaninno), le piccole imprese del tessile come Altino Confezioni (30 lavoratori in mobilità) e dei servizi S.M. Service (oltre 30 lavoratori in mobilità), nel Veneto orientale tutta la piccola impresa è investita dalla crisi.

A Padova in queste ultime settimane abbiamo assistito ad una crescita esponenziale dei processi di mobilità e cassa integrazione con perdita di diverse centinaia di posti di lavoro, attraversano una grave crisi piccole e medie industrie anche ad alto valore aggiunto (Gruppo Parpas, OMS firema, FinmeK, GBS, Liebert-Hiross, Main Group, Oz, De Nicola, De Angeli, Tecnosistemi, ecc).

I lavoratori rispondono come possono a questa drammatica situazione con scioperi spesso autorganizzati via sms, “chiudono tutto, i vigliacchi. Siamo a spasso” e si corre a presidiare la fabbrica come alla Fiamm di Montecchio Maggiore (Vi), si bloccano le strade come alla De Longhi, scioperi ad oltranza come nel Gruppo Parpas di Padova.

Ma queste lotte se rimangono isolate non sono sufficienti a bloccare i processi in atto.

Progetto comunista si rivolge a tutte le forze sindacali e alla sinistra politica per costruire una vertenza unificante di tutto il lavoro salariato e dei disoccupati contro il padronato e il governo. La vertenza deve essere sostenuta da forme adeguate di lotta: lo sciopero generale prolungato.

- garantire occupazione e potere d’acquisto dei salari;

- costituire un coordinamento delle fabbriche/aziende in lotta;

- avanzare la richiesta dell’apertura dei libri contabili;

- occupare le fabbriche che delocalizzano, licenziano, chiudono;

- avanzare la richiesta della nazionalizzazione sotto controllo operaio;

Se i padroni hanno fallito è ora che la direzione della società passi ai lavoratori.

Associazione marxista rivoluzionaria
PROGETTO COMUNISTA
sinistra del PRC

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