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elezioni-referendum
S C E L T E D I C A M P O

(3 Aprile 2016)

La scelta condizionata di appartenere al movimento operaio e rivoluzionario non è, appunto, libera.
Anch'essa è collettiva, storicamente determinata,
e solo parzialmente dovuta alla scelta personale figlia della coscienza di classe.
La scelta di campo rivoluzionaria è il frutto maturo delle contraddizioni sociali,
dell'appartenenza di classe e
della verifica teorica nella prassi combattente.
E' un fatto, scevro da opinioni, che presuppone la comprensione profonda
delle sue motivazioni di fondo.

referendum-elezioni
S C E L T A DI C A M P O.

Non è in discussione l'utilizzo di ogni contraddizione tra le frazioni borghesi e le proprie espressioni politiche internazionali, nazionali, regionali e comunali, ma l'esistenza o meno di una posizione autonoma del movimento rivoluzionario e del rapporto di forza che si riesce ad imporre in queste contraddizioni.

L'internazionalizzazione capitalista e la planetizzazione della concorrenza interimperiastica impone l'epoca del riequilibrio funzionalizzante tra i poteri, accelerando la dinamica di confronto-scontro tra gli stessi

Questo vale per i tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario come nel rapporto da sempre dialettico ( soprattutto in Italia ) tra stato centrale ed autonomie locali attenzionate dalle politiche europee di centralizzazione degli esecutivi e dalle politiche di riduzione del debito pubblico.

Ogni tornata elettorale ed ogni consultazione referendaria, al di là della motivazione specifica della loro indizione, sono parte di questo panorama che toglie loro significanza reale fino a renderli inutili, confacenti a scopi ed usi diversi e contrari perfino alle motivazioni ideologiche del proprio essere.

E' il caso anche della tornata referendaria del 17 aprile che, indetto da 9 regioni, più che voler decidere sul cosa, decide, o prova a decidere, sul chi deve decidere (le regioni o lo stato, come deciderà il prossimo referendum sulla costituzione autunnale?) .
Non è infatti in discussione la devastazione ambientale tipica ed ineliminabile sotto le bandiere della “civiltà” capitalista, né il proseguio della “società del petrolio”, ma solo la possibilità di continuare a trivellare entro le 12 miglia dalla costa.
In sostanza, è in gioco unicamente l’eventualità che le compagnie petrolifere ottengano una proroga finché non s’esaurisca il giacimento, tutto qui.

Eppure, a fronte di un minuscolo quesito, si dispongono forze, poteri ed apparati ad utilizzarlo per posizionamenti, confronti e scontri futuri, di carattere politico-contingente e storico-strategico.
Il referendum del 17 aprile sembra parlare a suocera perchè nuora intenda dove la nuora è il referendum costituzionale programmato in autunno, alla disposizione di partiti e sindacati rispetto a questo appuntamento, ed alla disposizione all'interno del P.D. in particolare.

Al fianco della strumentalizzazione politicista si inserisce, appoggiata dal Si al referendum di 80 diocesi e di alttettanti vescovi, la strategia vaticana corroborata dall'enciclica “ambientalista e misericordiosa” di papa Francesco Laudato Si.


Un doppio uso dell'istituto referendario a cura del cielo politico e religioso tra chi ne attenta persino il quorum, chi se lo gioca nelle beghe tra correnti e capibastone, e chi lo proietta nella propria strategia planetaria equamente distribuita nell'insediamento tra est ed Africa.

Resta sullo sfondo, quasi innominabile, la questione della devastazione ambientale, prodotto endemico dello sviluppo capitalistico, e dell'impossibilità di porvi rimedio se non sulle macerie di questo sistema.

Lor signori padroni del mondo, delle nazioni, delle metropoli, dei quartieri, non riescono a coprire una buca, ma ci vogliono far credere di essere in grado di intervenire sul riscaldamento del pianeta, o di poter vivere senza i profitti da petrolio, o di poter fare a meno del nucleare.
Crederci è da utopisti, o da complici!
Come credere agli strumenti di funzionamento del sistema
di questi padroni, comprese elezioni e referendum.

Ecco perchè il movimento rivoluzionario, o almeno le sue donne ed i suoi uomini orfani di un'organizzazione autonoma, pur in questi sfavorevoli rapporti di forza tra le classi, devono fare una chiara e netta scelta di campo, dove l'astensione ed il combattimento sono il vero intervento nella contraddizione, per l'oggi e soprattutto per il domani, contro la devastazione ambientale capitalista.

Pino ferroviere

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