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Il capitalismo non è acqua!

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    Assistenti Educativi: un caso limite a Reggio Calabria

    (29 Aprile 2016)

    assist reggio calabria

    Reggio Calabria, 18 dicembre 2015 (da calabriapost.net)

    La peculiare, difficile condizione degli Assistenti Educativi della Provincia di Reggio Calabria è stata già ricordata da diversi media locali. Ma riteniamo utile affrontarla anche in questa sede, perché indicativa del modo in cui le istituzioni si rapportano a persone che svolgono un lavoro di estrema utilità, che favorisce l'effettivo inserimento scolastico degli alunni con disabilità. Senza aver mai conosciuto una situazione ottimale, gli Assistenti Educativi operanti nelle scuole medie superiori di Reggio Calabria e dintorni, si sono confrontati con uno scenario davvero pessimo a partire dall’autunno 2015. Fino all'anno precedente, vi erano graduatorie triennali che davano grande rilevanza all'esperienza e ai titoli. Quest'anno la provincia ha realizzato una short list dove i nomi di 200 Assistenti (in netta maggioranza donne) sono disposti in rigoroso ordine alfabetico, accompagnati dalla definizione senior, cioè in attività dal 2006, o junior, ossia dalla formazione più recente. Le scuole attingono a questo elenco e - potendo visionare i curricula - dovrebbero scegliere in base alle competenze necessarie. Ciò, sulla base d'un processo ufficialmente pensato per coinvolgere i genitori: la short list viene infatti giustificata con la necessità di ascoltare il parere di madri e padri degli utenti. Che c'è di male, ci si chiederà? Anzitutto, questo meccanismo partecipativo si è concretizzato solo in alcuni istituti; negli altri, la combinazione dell'apatia dei genitori e della spinta dei Dirigenti Scolastici a decidere da soli, ha portato a scelte meno "democratiche". Che, oltretutto, nemmeno sono state calibrate sulle effettive esigenze dei fruitori dell'Assistenza.

    Poi, va sottolineato che il servizio non è partito subito, ma a dicembre inoltrato, quando i giochi erano già fatti, con gli insegnanti di sostegno da tempo in attività, e quindi nell'impossibilità di definire con loro il piano di attività legato ad ogni ragazzo. Per non dire del dato più scandaloso di tutti, che rinvia a quanto viene percepito dagli Assistenti: 5 euro lordi l'ora che, netti, diventano poco più di 3 euro e 50 centesimi. Una cifra che colpisce, soprattutto perché fissata dalla Provincia stessa, in un contesto diverso da quello, poniamo, di Roma: qui cooperative sociali - dispensatrici di precarietà estrema assai attive nella capitale – di fatto non hanno voce in capitolo. Da quest'anno, però, gli Assistenti delle scuole superiori di Reggio Calabria stanno molto peggio di quelli che, nell’urbe, lavorano tramite le famigerate cooperative. Anche perché, non solo la retribuzione è incredibilmente bassa, ma vi è un notevole ritardo nei pagamenti, per cui ancora non hanno ricevuto un euro. E pensare che tutte le persone presenti nella short list - chi più chi meno - avrebbero i titoli di studio e le carte in regola per svolgere adeguatamente questo lavoro: la maggioranza sono laureate, tutte hanno almeno una formazione di base rispetto agli interventi necessari per favorire l'inclusione scolastica dei disabili. Era inevitabile che, in una siffatta situazione di disagio, si creasse un Comitato Assistenti Educativi, le cui attività ci sono state descritte da Teresa Foro, operante in questo settore da 10 anni, dopo aver lavorato per un po' di tempo come Assistente sociale, responsabile di uno sportello per famiglie con disabili. Teresa, che rispetto ai diversi aspetti della disabilità ha anche conseguito due Master, parla del suo lavoro con grande passione e con un'apprensione che non riguarda solo sé stessa e le sue colleghe, ma anche i ragazzi che dell'Assistenza hanno assolutamente bisogno. Una nota dolente, nel suo discorso, è rappresentata dai genitori che, almeno sin qui, non hanno sufficientemente solidarizzato con chi assiste i loro figli, dando tutto per scontato e non comprendendo che l'atteggiamento dell'ente locale, oltre ad essere iniquo nei confronti di chi lavora, peggiora la qualità del servizio in questione. Nonostante questo mancato sostegno, il Comitato s'è mosso, facendo leva anzitutto sulla contraddittorietà delle indicazioni operative della Provincia. La quale, per gli Assistenti Educativi e alla Comunicazione, parla espressamente di contratti a progetto: una tipologia contrattuale che nulla ha a che spartire con la paga oraria. Allo stesso ente locale è stata inviata una lettera in cui si esprimeva la ragionevole proposta di aumentare la spesa per il servizio. Ciò, non senza aver dato vita, il 18 dicembre 2015, ad una manifestazione di protesta che – svoltasi in quella Piazza Italia in cui si concentrano le principali istituzioni cittadine – ha avuto una certa eco nella stampa locale. Del resto il Comitato è stato presente, con una delegazione, anche alla manifestazione nazionale tenutasi l'8 aprile a Roma, organizzata dal Coordinamento degli Assistenti Specialistici e alla Comunicazione e caratterizzata dalla parola d’ordine dell’assunzione diretta da parte del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR). Ma va segnalato che, prima di questo importante momento di raccordo con colleghi provenienti da diverse parti d’Italia, nel mese di gennaio, vi è stato anche un incontro con la Regione, in cui quest'ultima si è impegnata a stilare delle linee guida per tutto il territorio di sua competenza. A oggi, ancora non sono giunti segnali in questo senso, ed è un male perché davvero ce ne sarebbe bisogno. Si pensi solo al fatto che, in relazione allo stesso servizio - attuato, però, nelle scuole materne, elementari e medie inferiori - il Comune ha definito un'altra short list. In questo caso, si percepiscono 8-9 euro l'ora e diverse colleghe sono iscritte in entrambi gli elenchi, quello provinciale e quello comunale. Ma evidentemente la situazione andrebbe uniformata e possibilmente al rialzo, tenuto conto che - sino allo scorso anno scolastico - la remunerazione era per tutti di 12-15 euro l'ora. Come si è giunti al livello attuale? Secondo la Provincia, a monte vi è il fatto che non sono pervenuti i fondi per il diritto allo studio, legati ad una delibera regionale. Ciò, in un momento problematico, segnato in ogni caso dall'incertezza: a giugno, infatti, si avrà il definitivo venir meno dell’ente locale in questione. A chi passerà la gestione del servizio nelle scuole superiori?

    Forse alla regione, chissà... Da parte sua, il Comitato è comunque consapevole che la battaglia non può risolversi solo a livello locale, dovendo assumere connotati sempre più nazionali. Anche se quello di Reggio Calabria rimane un caso tra i più gravi, in quasi tutt'Italia chi garantisce il diritto allo studio ai disabili non si vede riconosciuti i diritti più elementari. Certo, c'è una legge, la 104 del 1992 (Legge-quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate), che si riferisce a questa figura ed al suo insostituibile ruolo nelle scuole. Tuttavia, essa demanda la definizione di dettagliate regolamentazioni dell'Assistenza Educativa e alla Comunicazione agli enti locali. I quali o vi hanno provveduto parzialmente o non se ne sono curati. Il risultato è una situazione confusa, con grandi variazioni - nel modo d'intendere il servizio - da un luogo all’altro e con la costante di una condizione di precarietà di chi lavora che, lo rivela la situazione qui presa in esame, può toccare punte estreme.

    L'obiettivo da perseguire è quindi quello d'una Legge nazionale che, al pieno riconoscimento giuridico-professionale di questa figura, affianchi delle precise linee guida, che gli enti locali dovranno tradurre in specifiche normative in piena autonomia, certo, ma senza che si producano enormi difformità tra i diversi contesti. Negli ultimi tempi, qualche spiraglio in questa direzione sembra essersi aperto. Teresa cita, ad esempio, il Progetto di Legge 2444 (Norme per migliorare la qualità dell'inclusione scolastica degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali), presentato il 10 giugno 2014 da vari onorevoli, tra cui il Sottosegretario al MIUR Davide Faraone. Il quale, del resto, risulta direttamente investito dalla questione in quanto padre di una bambina autistica, come ha avuto modo di dichiarare alla stampa di recente. Se questo o altri progetti di legge - nel corso del loro iter parlamentare - sapranno accogliere le principali istanze degli Assistenti, non dipenderà tanto dalla "buona volontà" di deputati o senatori, ma dalla capacità di mobilitazione dal basso - possibilmente sostenuta dai genitori - che si dispiegherà di qui a breve. Però, finalmente si è aperta la possibilità di inserire il futuro di questo servizio al centro di quel dibattito pubblico italiano che finora se n'è disinteressato. Proprio al fine di dare un contributo a tale discussione, è allo studio del Comitato un'iniziativa-convegno da svolgersi nel futuro prossimo, con la finalità di approfondire tutti gli aspetti concernenti l'avvenire della figura professionale in questione. Un evento in cui si prevede la presenza di importanti addetti ai lavori, tra cui l'avvocato Salvatore (Tillo) Nocera, Vicepresidente e responsabile dell'Osservatorio sull'integrazione scolastica della FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap). Lo si organizzerebbe assieme ai romani del Comitato Sociale Aec, da tempo impegnati in una battaglia volta a riqualificare il servizio, partendo dalla sua internalizzazione e dalla spinta verso una formazione omogenea per tutti. Obiettivi che saranno ribaditi in un momento di confronto pubblico che servirà anche ad evidenziare quanta professionalità - dovuta agli studi ma anche all'esperienza maturata sul campo - si manifesta nella quotidiana assistenza agli studenti disabili.

    Il Pane e le rose - Collettivo redazionale di Roma

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