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L'angoscia dell'anguria

L'angoscia dell'anguria

(24 Luglio 2013) Enzo Apicella

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    Primo Maggio 2016

    Nel regime capitalistico non può esserci pace fra gli Stati:
    Che sia invece guerra fra le classi

    (30 Aprile 2016)

    La pace sociale che ammorba l’aria di questo primo maggio 2016 è solo il sottile strato di cenere che ricopre un fuoco pronto a divampare nuovamente.
    Lunghi anni di crisi hanno visto i maggiori capitalismi nazionali, da quelli europei agli Stati Uniti, dal Giappone alla Russia, dal Brasile, al Sud Africa, ridurre la propria produzione in una recessione senza fine. Il proletariato e le classi medie si sono impoveriti e la disoccupazione aumenta. Anche la Cina, ormai seconda potenza economica mondiale, che pareva sfidare la crisi, mostra chiari i segni della stagnazione.
    La crisi economica spinge i capitalisti in ogni Paese, con ogni tipo di governo, a premere sempre più per licenziare ed aumentare lo sfruttamento dei lavoratori, in difesa dei profitti.
    Gli Stati borghesi, nonostante i loro bilanci in rosso, aumentano la spesa per gli armamenti e si preparano a contendersi con le armi zone d’influenza, mercati e materie prime da arraffare a prezzi sempre più bassi.
    Questa pace è solo una tregua prossima a saltare sotto i colpi di un nuovo aggravarsi della crisi economica, che non potrà che divenire anche politica, sociale e militare.
    In Medio Oriente la fragile tregua nei combattimenti raggiunta in Siria nasconde una situazione di tensione estrema che prepara un nuovo più esteso scontro tra gli Stati che si contendono quella disastrata regione. L’Europa orientale, con l’appoggio degli Stati Uniti, si riarma contro l’imperialismo russo. Nel Caucaso meridionale si riaccende lo scontro tra Azerbaigian ed Armenia, alimentato dal crescente antagonismo tra Turchia e Russia. Nel Mar Cinese meridionale s’inasprisce la contesa tra Pechino e gli Stati rivieraschi: il Giappone accelera il riarmo, lo stesso fa l’Australia, mentre gli Stati Uniti dichiarano apertamente di avere nella Cina il loro principale avversario economico e militare.
    L’Europa dei borghesi, che sino a pochi anni fa vantava falsi ed ipocriti “Stati sociali”, “libertà”, “democrazie”, “accoglienza”, mentre opprime con la sua appena dissimulata dittatura la propria classe operaia, paga la Turchia perché si occupi di ricacciare indietro i profughi siriani in fuga in centinaia di migliaia dalle bombe, dalle stragi, dalla guerra, dalla fame provocate dall’azione criminale di tutti gli imperialismi, di Europa, di America, di Asia.
    Il terrorismo, mascherato dietro pretesti religiosi, è in realtà il prodotto della guerra fra gli imperialismi ed è foraggiato e protetto dagli Stati grandi e piccoli e dai loro servizi segreti, sia per comodo mercenariato sia per spargere ovunque nel mondo i semi dell’odio, calcolato ennesimo strumento per predisporre i popoli a nuove guerre.
    Sta alla classe operaia mondiale rispondere a questa sfida mortale, rovesciare il potere borghese e i suoi Stati, abolire i rapporti di produzione capitalistici, che sono il lavoro salariato e il capitale, per fare spazio alla gestione comunista della produzione e della distribuzione.
    Le avvisaglie di tutto questo ci sono. In molti paesi del Nord e del Sud del mondo, di Occidente e di Oriente, la classe operaia dà prova della sua combattività per la difesa dei suoi obbiettivi di classe. I proletari, spesso soli e disorganizzati, ricercano la smarrita solidarietà e fratellanza tra sfruttati, al di sopra delle divisioni di nazionalità, di sesso, di religione, di razza.
    Affinché queste lotte si affermino, si rafforzino e siano infine vittoriose è necessario che in ogni Paese i lavoratori si organizzino in veri sindacati di classe, indipendenti e nemici dei regimi e delle istituzioni dei padroni borghesi, decisi a non cedere di fronte alle lusinghe del riformismo opportunista e anche a resistere alla repressione aperta.
    È necessario che si rafforzi il partito rivoluzionario di classe, il Partito Comunista Internazionale, strumento indispensabile per dirigere la lotta fino alla presa del potere e all’instaurazione della dittatura proletaria, che sola può aprire la strada al Comunismo.

    PARTITO COMUNISTA INTERNAZIONALE

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