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Francia: i dipendenti di un'impresa appaltatrice di Télécom France lavorano con contratto portoghese.

(10 Giugno 2005)

Una società d'installazione di pali e di cavi telefonici, Constructel, che ha ottenuto un appalto da France Télécom, dà lavoro in Francia a un centinaio di portoghesi. Lo si è saputo mercoledì 18 maggio sia dall'impresa sia dai sindacati.

Constructel, società di diritto francese, filiale della una società portoghese Vasabeira, ha iniziato la sua attività in Francia nel secondo semestre del 2003, e ha cantieri nel sudest e nel centro della Francia, secondo la direzione, che precisa di avere circa cento dipendenti con contratto portoghese e cinquanta con contratto francese.

"E' legale ed è previsto dalla legislazione comunitaria" ha dichiarato il direttore commerciale di Constructel, Luis Cunha, raggiunto per telefono. "C'è la possibilità di avere un distacco di mezzi operativi da un paese all'altro per un periodo di due anni. Questo periodo sta per terminare, e noi stiamo per trasferire i dipendenti che vogliono restare in Francia sotto contratto francese", ha detto.

La direzione di France Télécom, dal canto suo, ha affermato che i contratti con gli appaltatori comportano delle clausole sul rispetto del diritto del lavoro francese. "Se capitasse che una società non rispettasse le normative di lavoro francesi gli si toglierebbe l'appalto" ha assicurato un portavoce del gruppo, Patrick Thielemans. Ha anche precisato che Constructel, una delle 250 imprese che prendono appalti da France Télécom, rappresenta l'1,1% del volume di attività nel settore della posa dei pali.

"Tutto là è illegale" ha denunciato un membro della direzione dipartimentale del partito comunista a Valenza, Jean-Pierre Basset. "L'impresa deve assumere i dipendenti alla condizioni del paese di destinazione, mentre in questo caso le condizioni sono quelle del paese d'origine" ha affermato. "La direttiva Bolkestein (sulla liberalizzazione dei servizi) non è ancora applicabile", ha ricordato.

60 ORE A SETTIMANA

Ives Muller, vicepresidente dell'Acnet, un sindacato che raggruppa una cinquantina di PMI appaltatrici di France Télécom, ha denunciato una "delocalizzazione al contrario". "Siccome non di possono delocalizzare i cantieri, si prendono dei portoghesi per farli lavorare a basso costo, in condizioni da due secoli fa" ha accusato."Questo arrivo di nuovi concorrenti 'low cost' ha fatto sì che un certo numero di imprese sono scomparse e altre hanno ridotto la loro 'voilure'", ha proseguito Muller, che ha affermato di essere rimasto impressionato sin dall'estate 2004 per questa situazione in France Télécom.

I dipendenti con contratto portoghese sono pagati da 1.300 a 1.500 euro al mese ma lavorano fino a 60 ore settimanali, ha dichiarato Claude Caumel, delegato del personale Sud-PTT di France Télécom in Languedoc-Roussillon, dove c'è un altro cantiere di Constructel.

La direzione di Constructel, da parte sua, ha assicurato che le condizioni dei lavoratori assunti con contratto portoghese erano vantaggiose, in quanto godevano di vari premi.

L'ex ministro UE dei trasporti, Jean-Claude Gayssot, ha denunciato mercoledì queste assunzioni di dipendenti portoghesi da parte di France Télécom, vedendo in ciò un'applicazione ante litteram della direttiva Bolkestein. "France Télécom, impresa che si dice pubblica, utilizza da parecchi anni un'impresa appaltatrice portoghese pagandola alle condizioni portoghesi" si è scagliato Gayssot sulla catena Tv "Public Sénat". "E' un fatto grave, perché la direttiva Bolkestein è stata unanimemente contestata.

"Questa impresa è portoghese. Ha partecipato a gare di appalto in Francia avviate da France Télécom, che era diretta all'epoca dall'attuale ministro dell'economia e delle finanze Thierry Breton, che conosceva questa situazione al momento della polemica (sulla direttiva Bolkestein)", ha protestato l'ex ministro.

"Se non si mette uno stop, non solo la direttiva sarà applicata come lo è gia stata da un'impresa diretta da Thierry Breton" ha affermato Gayssot, che ha accusato il ministro delle finanze di voler "estendere a tutte le imprese francesi questa possibilità di dumping sociale".

Le Monde, 18/5/2005

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