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Riforma del lavoro in Francia: la continuità di una lotta strategica

da Prensa Obrera (giornale del Partido Obrero, Argentina)

(2 Maggio 2016)

La lotta contro la legge El Khomri, il Jobs Act francese, non è finita: non è il momento di farsi bastare delle "concessioni" ministeriali.

rif lotta in francia prensa obrera

Parigi. La mobilitazione del 9 aprile in Francia è stata meno numerosa e possente di quella del 31 marzo e, tuttavia, la crisi intorno alla nuova legge sul lavoro si approfondisce.
Il grosso delle manifestazioni in 220 città è stato rappresentato da migliaia di giovani e decine di migliaia di attivisti sindacali. La repressione poliziesca è stata una provocazione, soprattutto a Parigi e Rennes, dato che le colonne della CGT e di FO sono state attaccate. La giornata non è stata la grande marea annunciata, ma ha mantenuto la continuità della lotta contro il governo. A Parigi, e in misura meno significativa in altre città, una parte dei manifestanti si è riunita in Place de la République, per tenere assemblee generali del movimento denominate “Notte in piedi” (Nuit debout). Queste assemblea fanno ora parte del panorama della lotta.


IL PERCORSO DEL PROGETTO DI LEGGE

Per salvare la sostanza del progetto (deregolamentazione del lavoro a livello d’impresa, agevolazioni dei licenziamenti), il governo sta facendo una serie di concessioni. Il progetto è in fase di discussione parlamentare, nella Commissione Affari Sociali del Parlamento, che ha introdotto degli emendamenti minori, che rafforzano la trafila burocratica dei licenziamenti nelle grandi imprese. I ritocchi sono stati sufficienti a far suonare il campanello dall’allarme a Pierre Gattaz, presidente dell’organizzazione padronale Medef, e fargli denunciare la debolezza del governo di fronte ai sindacati FO e CGT, “fautori della lotta di classe”. Il padronato vuole una vittoria senza attenuanti.
Il governo perde il credito che aveva guadagnato di fronte alla borghesia e il primo ministro Valls ha ceduto il centro della scena al ministro dell’Economia, Emannuel Macron. L’ex banchiere ha appena fondato il proprio movimento politico, “né di destra, né di sinistra” e il capo del delle imprese Gattaz ha sostenuto l’iniziativa con entusiasmo. È un possibile rimpiazzo di Hollande nel caso in cui il presidente fosse incapace di presentare la propria candidatura alla rielezione. Sembra una "Comedie de boulevard", ma è, soprattutto, la disgregazione di un governo centrale dell’UE, e i protagonisti dell’opera pretendono prima di tutto che il pubblico non invada la scena.
Il progetto di legge deve passare alla plenaria dell’Assemblea Nazionale il 3 maggio e nulla esclude che i negoziati in corso e le votazioni degli articoli producano un pastrocchio reazionario e/o che il governo si veda costretto ad utilizzare l’articolo 49-3 della Costituzione, che permette l’approvazione di un progetto di legge senza che sia votato dal parlamento, a meno che una maggioranza non decida di far cadere il governo. Questa eventualità sarebbe l’epitaffio formale del governo Valls-Hollande.


IL CORSO DELLA LOTTA

Le direzioni sindacali continuano ad esigere “il ritiro del progetto di legge”, ma si danno venti giorni di scadenza. Plaudono alle trattative in corso tra il governo e le organizzazioni (burocratiche) degli studenti, come modello da imitare. Valls ha ricevuto queste organizzazioni lunedì 11 e gli ha concesso un variegato insieme di sovvenzioni, dal costo totale di 400-500 milioni di euro all’anno. L’Unef (principale organizzazione studentesca francese, n.d.r.) e le altre organizzazioni hanno dichiarato all’uscita dell’incontro di essere soddisfate dalle concessioni; ciononostante insistono con il chiedere il ritiro del progetto e invitano gli studenti a partecipare alle assemblee della “Nuit debout”. La “sinistra” del PS – che dirige queste organizzazioni – è finita con la "fine" del governo. Il PS, partito di governo, politicamente non esiste, diviso tra la sua destra e la sua sinistra.
Il rinvio sino al 28 aprile è stata una pausa negativa che non si giustifica con il Congresso della CGT, riunitosi dal 18 al 22 aprile. La Federazione dei ferrovieri della CGT ha proclamato uno sciopero per il 26, un segno del fatto che non ha scommesso sulla giornata del 28.
In questa situazione, che ruolo può svolgere la “Notte in piedi”? Riunire ogni notte diverse centinaia di giovani attivisti consente la discussione e l’iniziativa militante. Ma l’orientamento di una parte importante dei partecipanti è mettere da parte la lotta vera contro la legge, abbandonare le rivendicazioni perché significano sottomettersi allo Stato, ignorare le organizzazioni operaie, giovanili e popolari e guardare a se stessi per sostenere che la «lotta comincia a partire dalla nostra parola». Può non essere casuale che il PCF, il PG di Melenchon e altre tendenze democraticiste e conciliatrici appoggino questo movimento, malgrado i ripetuti pronunciamenti contro i partiti politici.
La sinistra anticapitalista e rivoluzionaria deve continuare con un lavoro sistematico di raggruppamento dei militanti e delle organizzazioni di base in comitati, e darsi gli strumenti per un appello nazionale allo sciopero e alla mobilitazione contro il governo.

Roberto Gramar

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