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Referendum sulla legge 40 del 2004

Si all'autodeterminazione femminile, no alla ricerca scientifica del profitto

(10 Giugno 2005)

Il 12-13 giugno si terrà il referendum sulla legge 40 del 2004. Quattro quesiti, dei quali il primo sulla "ricerca scientifica"; secondo e terzo sulla "salute della donna"; il quarto sulla fecondazione eterologa. Ufficialmente questa legge è sulla procreazione assistita (cioè artificiale). In realtà la legge 40, e il referendum che ha provocato, sono un passo avanti verso la statalizzazione del corpo della donna e pretendono di stabilire cosa sia la vita umana, la persona, in modo avulso dai rapporti sociali (1).

Il fronte dell'astensione e del no si contrappone al fronte del si. Il primo, partendo dal presupposto che "l'embrione è una vita umana da difendere a ogni costo" (2), anche a scapito della madre, vuole il mantenimento della legge attuale tale e quale. Il secondo perora il si ai quattro quesiti in nome della "libertà di ricerca scientifica" e del "diritto alla salute" (in realtà, alla medicalizzazione completa della salute). Entrambe i fronti sono ipocriti ed esprimono interessi anti-femminili e anti-proletari in genere.

Il primo, "oscurantista", spinge per la completa statalizzazione della donna, già ri-familiarizzata come persona, affinchè il suo ventre sia a completa disposizione della riproduzione diretta dallo Stato. La conferma della legge 40 porta all'abrogazione della legge sull'aborto (se l'embrione è sacro, come si può sopprimere il feto?). Per esso, la "difesa della vita" altro non è che la difesa dello Stato reazionario e dell'attuale sistema parassitario.

Il fronte del si, "illuminista" battendosi per la "ricerca scientifica", e rimettendo la salute di donne e uomini nelle mani della scienza capitalistica dei monopoli chimico-farmaceutici, si fa battistrada per gli investimenti nei recenti settori della bio-tecnologia e dell'ingegneria genetica, come volano per la ripresa del capitalismo italiano dalla crisi recessiva. Per esso, la "libertà di ricerca" altro non è che la libertà di ricerca scientifica del profitto da parte delle imprese monopolistiche che operano nei settori della tecnologia orrida del capitale parassitario.

Pertanto, i due fronti contrastano sui metodi, non sui fini. Nel loro contrasto chi ci rimette è la dignità femminile, il diritto all'autodeterminazione della donna sul proprio corpo, sulla propria salute, sessualità e maternità.

In conclusione, e in questo contesto, pare comunque giusto andare a votare, e votare si ai quattro quesiti, ma solo per incrinare una legge da affondare, nonchè per difendere (nei limiti di un referendum) la libertà di scelta e la salute delle donne. Ma questi si valgono un no, secco e risoluto, alla libertà di ricerca del profitto nel nome di una scienza completamente sottomessa al capitale.

Note

(1) La vita umana inizia quando il feto si rapporta in modo senziente con la madre, quando sperimenta il suo primo rapporto "sociale". La persona inizia a formarsi quando il neonato entra in contatto col "resto del mondo" (la levatrice, il padre, ecc.). Sono concetti prettamente sociali, non meramente biologici.

(2) Tralasciamo, in questa sede, di polemizzare con l'ipocrisia cinica e putrida, di chi s'interessa a spada tratta degli embrioni nel mentre vive beatamente sullo sfruttamento e sul macello quotidiano di forza-lavoro, cioè di persone vive e vegete.

s.b.

Fonte

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