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ISRAELE: LE ARMI DI HEZBOLLAH COSTITUISCONO UNA SERIA MINACCIA

(5 Maggio 2016)

Yair Golan

Yair Golan

Diventano sempre più numerose e costanti le dichiarazioni di esponenti militari israeliani relativi ad un possibile scontro militare contro Hezbollah. In queste settimane, infatti, è aumentato progressivamente il numero di servizi televisivi o mezzo stampa che evidenziano come una “molto prevedibile guerra contro le milizie sciite” potrebbe rivelarsi un’ennesima sconfitta simile a quella riportata dalle forze sioniste nel 2006. Da quella data il governo israeliano ha costituito diverse commissioni d’inchiesta militari per comprendere ed analizzare quello che non ha funzionato durante l’invasione del Libano di dieci anni fa. Le conclusioni: numerose sconfitte sul campo con un numero elevato di perdite di militari, incapacità di neutralizzare il sistema di missili di Hezbollah, il fatto di aver colpito prevalentemente obiettivi civili e causato la morte di un’enormità di vittime inermi tra la popolazione, come, purtroppo, avviene sempre anche nelle invasioni della striscia di Gaza.

L’interesse e le preoccupazioni sono causa anche delle dichiarazioni del segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, sulle capacità di risposta delle milizie sciite ad una possibile invasione del suolo libanese e delle contromisure messe in atto da Tel Aviv. In un’intervista rilasciata alla stampa nazionale ed estera, il vice capo di stato maggiore dell’esercito israeliano, Yair Golan, ha espresso ”forti preoccupazioni sulle capacità militari delle milizie di Hezbollah” considerate ormai come capacità, armamenti e preparazione “equiparabili ad un vero e proprio esercito”. La stampa israeliana non ha mancato di evidenziare come le milizie sciite abbiano riportato numerose vittorie sul campo nel conflitto siriano e come sia enormemente aumentato il potenziale bellico di Hezbollah. Lo stesso Golan, per riproporre un tema caro alle forze sioniste in merito alla loro tipologia di intervento militare, ha precisato come “la presenza dei combattenti nelle zone e nei villaggi non permetterà ad Israele di eliminare questa minaccia se non attraverso forti danni alle infrastrutture e numerose vittime tra i civili (come nel 2006 o a Gaza, ndr)”.

In un’altra intervista sul quotidiano Haaretz, il responsabile delle comunicazioni dello stato maggiore dell’esercito, Uzi Moscovic, ha dichiarato che “un’invasione di terra insieme ai bombardamenti aerei non saranno sufficienti per eliminare il lancio di razzi e le capacità di risposta del nemico in territorio israeliano”. Moscovic ha inoltre aggiunto che “mancano diverse informazioni (nonostante i continui passaggi di droni, ndr) sulla dislocazione delle piattaforme mobili visto che Hezbollah ha costruito un sistema d’attacco su una rete di 170 villaggi, eludendo la nostra capacità di spionaggio” (fonte al Akhbar). Per rassicurare l’opinione pubblica israeliana il militare di Tel Aviv ha comunque escluso un possibile intervento militare in tempi brevi a causa sia della vicina situazione di conflitto in Siria, ma soprattutto del mancato sostegno politico dell’amministrazione americana ad un nuovo intervento militare in Libano. A queste dichiarazioni si aggiungono le informazioni relative alle nuove batterie di missili ed al nuovo sistema di radar, molto probabilmente di provenienza iraniana e russa, di cui sarebbe in possesso lo Hezbollah e che sarebbe una vera minaccia contro l’aviazione israeliana che in questi anni ha sorvolato indisturbato i cieli libanesi quasi quotidianamente.

Infine c’è stata l’intervista sul secondo canale israeliano di un ufficiale di battaglione di stanza al confine con il Libano, Eliav Helbaz, che ha messo in evidenza come sia diventata più costante la presenza di osservatori di Hezbollah e sia aumentato anche il numero di miliziani. L’ufficiale ha dichiarato che “nonostante siano impegnati in Siria, (i miliziani sciiti, ndr) hanno aumentato le loro truppe sul confine come era avvenuto prima della guerra del 2006 e controllano l’attività dei nostri militari lungo la linea di confine”. Non a caso le truppe di Tel Aviv hanno cominciato a prendere delle contromisure: la costruzione di mura lungo il confine, in maniera da evitare incursioni nel loro territorio, esercitazioni per lo sgombero delle due colonie, Meskafaam e Mokelleh, a ridosso del confine o, infine, lo spostamento di alcune attività chimiche, considerate a rischio, nella zona di Haifa.

Come è presumibile Israele si sta preparando ad una nuova invasione del Libano con l’obiettivo di eliminare il nemico che lo ha sconfitto nel 2000, causando il suo ritiro dal Libano, e nel 2006. La crescita di segnali in questo senso è anche legata alla nuova convergenza di interessi geopolitici con gli stati che gravitano intorno all’Arabia Saudita, suo principale alleato nella regione. Secondo alcuni analisti lo stato sionista sarebbe in attesa di vedere anche come andranno le elezioni in USA dove il probabile candidato repubblicano, Donald Trump, ha dichiarato in questi giorni che il governo di Tel Aviv deve continuare ed aumentare la colonizzazione dei territori palestinesi occupati in Cisgiordania, manifestando il proprio incondizionato sostegno alla politica sionista del governo israeliano per ingraziarsi anche l’appoggio delle lobby ebraiche americane.

Stefano Mauro

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