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Un appello interessante contro il “Premio Napoli Città di Pace” alla ministra Pinotti

(15 Maggio 2016)

Ospitiamo volentieri sul nostro sito l’appello che abbiamo letto sul manifesto del 5 maggio 2016. Lo firmano, insieme ad altri, alcuni uomini di chiesa, tra i quali il vescovo di Caserta Raffaele Nogaro e il padre comboniano Alex Zanotelli. Con questo appello si denuncia l’iniziativa dell’Unione Cattolica Stampa Italiana che ha attribuito all’attuale ministra della Difesa Roberta Pinotti il “Premio Napoli Città di Pace”.

Ovviamente non accade per la prima volta che premi “per la pace” siano attribuiti ai peggiori guerrafondai del pianeta. Con questi “paradossali” riconoscimenti si punta a coronare il quotidiano lavoro della propaganda imperialista volta a nascondere dietro un’insultante aureola di santità la vita e le opere dei peggiori criminali in azione ai nostri tempi, tali – prima ancora che come individui, tutto sommato insignificanti – innanzitutto e primieramente in qualità di rappresentanti di un sistema – il capitalismo imperialista – che detta all’intero pianeta le sue leggi di sfruttamento, oppressione e guerra, “necessaria” quest’ultima per preservare il dominio dell’Occidente contro la ribellione di quanti intraprendono la lotta per scrollarsene il giogo, come anche e all’occorrenza per contendersene tra briganti la fetta più grossa del bottino. Alcuni nomi di “premi Nobel per la pace”: Menachem Bechin, Shimon Peres, Barak Obama, etc., padroni e responsabili di ogni più infame crimine di guerra e al tempo dispensatori a se stessi di riconoscimenti di presunti “meriti di pace”. “Può sembrare paradossale” dichiara la ministra Pinotti, ma in un certo senso è vero che “le forze armate italiane operano per la sicurezza dei cittadini, la stabilità delle istituzioni e per riportare la pace”. In effetti, come viene detto solo in parte nell’appello, esse muovono guerra in ogni area del mondo dove le istituzioni del capitalismo imperialista sono messe in discussione e vada quindi ristabilita la “pace imperialista”, che è tutt’altra cosa dalla pace iscritta nelle aspettative più profonde dell’umanità lavoratrice, perché al metro capitalista significa tutt’altra cosa ovvero incontrastato dominio dell’imperialismo contro i bisogni di sterminate masse sfruttate dell’intero pianeta. E ancora, dice la Pinotti, “difendono la sicurezza dei propri cittadini”, dimenticando di aggiungere: “dopo che il capitalismo italiano e i suoi governi hanno operato e operano ogni giorno per scavare il solco e fomentare lo scontro epocale tra l’Occidente e le popolazioni da esso continuamente spoliate e aggredite in nome della ’sicurezza’ indiscussa dei propri profitti”!

Appelli di questo genere sono per noi la conferma che, pur nella scarsa attenzione e mobilitazione di questi tempi contro le guerre infinite continuamente scatenate dai “governi di pace” italiano, europei e occidentali (l’appello cita in fila Iraq, Serbia, Libia, Afghanistan...), i segnali e gli stimoli più attenti a riprendere la via della denuncia e della mobilitazione contro le guerre occidentali spesso e volentieri ci provengono non dalla sconquassata “sinistra” più o meno “estrema”, ma da alcune componenti cattoliche. Alex Zanotelli ha sottoscritto, beninteso insieme alle componenti di sinistra che ne hanno condiviso il merito, i più significativi appelli che negli ultimi mesi hanno chiamato alla mobilitazione di piazza contro le minacce di ulteriore escalation militare in Libia (mentre altri “ultrarivoluzionari” hanno disatteso quelle chiamate alla lotta e disertato quelle piazze perché non vi hanno visto messa al primo punto la denuncia dei “tiranni” libico e siriano: e come poteva esserlo, se la mobilitazione era ed è correttamente data contro l’aggressione imperialista che mira a fare fuori “i tiranni” per poter tiranneggiare direttamente quelle popolazioni e quei paesi imponendovi i propri Quisling?). Inoltre l’iniziativa di questi settori cattolici, generalmente di base, risulta dirompente e salutarmente divisiva all’interno di una gerarchia della chiesa ufficiale (in questo caso puntando il dito contro l’Unione Cattolica Stampa Italiana) generalmente adusa a stringere le mani di ogni Pinotti di turno, facendo finta di non accorgersi che le mani che si stringono sono sporche di sangue, se che si tratta dei Ministri della Difesa di paesi continuamente in guerra.

Un’ultima annotazione attiene alla denuncia del governo italiano, dei “civili uccisi dalle bombe italiane”, delle guerre “combattute anche da parte degli italiani” e nelle quali i ministri delle Difesa italiani hanno avuto e hanno un ruolo di “non di comparse ma di protagonisti”. E’ un linguaggio di verità, in quanto denuncia schietta del ruolo dell’Italia nelle guerre imperialiste, che invano andremmo a cercare nel 90 per cento degli scritti e delle denunce della”sinistra” più o meno “estrema”. Lasciamo perdere i “pacifinti” che, quando si “oppongono alla guerra” (beninteso quella condotta dai governi di centro-destra, cadendo invece in letargo se a condurre le “missioni di pace” sono i “governi loro amici”), in ogni caso giammai denunciano l’imperialismo italiano, cui sempre lavano la faccia, accreditandolo e sostanzialmente alludendo al suo ruolo di “imperialismo dal volto umano” che ben potrebbe e dovrebbe preservare con tutt’altri mezzi, “politici e non militari”, l’attuale “ordine internazionale” e la posizione (di dominio) che l’Italia vi detiene e condivide con i suoi sodali di maggiore e pari stazza. Ma anche nelle denunce della sinistra più estrema è raro riconoscere una linea che punti il dito contro l’imperialismo italiano, contro il proprio imperialismo, contro il responsabile e il nemico interno della guerra da noi denunciata e combattuta. Per decenni e tuttora la più gran parte delle denunce sono state e vengono piuttosto indirizzate solo ed esclusivamente contro gli Stati Uniti e la Nato, di cui l’Italia sarebbe una “provincia” e quindi mera “comparsa” di second’ordine e non “protagonista”. Da ultimo leggiamo bensì che occorre adesso denunciare “innanzitutto l’imperialismo di casa propria”, ma poi andiamo a scoprire che si tratta soltanto di sostituire a Nato/USA l’Unione Europea e “l’imperialismo europeo”. Insomma l’Italia non viene mai denunciata come protagonista a pieno titolo delle politiche di guerra che essa condivide con l’intero Occidente imperialista, ma si allude piuttosto a una sua perdurante situazione di sudditanza e di sottrazione di sovranità che la legherebbe al carro di queste politiche. E’ un linguaggio e una sostanza che non ci piacciono perché lasciano la porta aperta a discorsi che alludono a una diversa proiezione dell’“Italia” verso il mondo che la circonda, ma questa volta in proprio, dopo aver recuperato interamente la propria sovranità contro i poteri sovranazionali ed esterni che sempre l’hanno condizionata, libera quindi da ogni precedente sudditanza, “in pace e in affari” con un’ampia fascia di paesi, innanzitutto mediterranei, dove “l’Italia” (l’Italia capitalista: non è detto ma è implicito in un ragionamento del genere) ben potrebbe coltivare adeguatamente e finalmente “i propri veri interessi nazionali” invece di continuare a danneggiarli per rimanere legata e subordinata al carro USA/Nato o dell’Europa. Un linguaggio e una sostanza di rancido stalinismo fuori tempo massimo che omette ed elude la questione dell’imperialismo italiano, perché a conti fatti allude a una diversa collocazione, pur sempre imperialista quand’anche ammantata di “progressismo e pacifismo”, del capitalismo nazionale italiano (lasciando del tutto sullo sfondo la promessa fasulla che tale nuova collocazione dell’“Italia protagonista in proprio” possa integrare di per improbabili, e tutto sommato inessenziali nell’ambito di un siffatto svolgimento, “transizioni socialiste”).

Ovviamente non ci sogniamo di attribuire per converso all’appello qui proposto una linea internazionalista di classe (anche se vi è tratteggiata la denuncia degli specifici interessi del capitalismo nazionale italiano e di una Finmeccanica implicati nelle guerre in corso). Osserviamo piuttosto che gli effetti disastrosi dell’uranio impoverito lo hanno misurato non solo i soldati italiani esposti alle sue polveri durante le azioni di guerra, ma “innanzitutto” le popolazioni della ex-Jugoslavia prima bombardate e poi costrette a vivere in una terra contaminata. A questo appello, e pur con i limiti che non tacciamo, riconosciamo il rispetto e il merito di una denuncia autentica che non lascia spazio a finzioni e ipocrisie.

13 maggio 2016

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Brutta iniziativa della Curia di Napoli

Un premio per la Pace dato per la guerra

Dobbiamo con profondo rammarico denunciare che la capacità mimetica della guerra e la giustificazione della violenza si accrescono in modo inatteso nella generale indifferenza con un uso e un abuso della parola pace. Ne è stata dolorosa prova l’attribuzione, il 13 aprile 2016, del premio Napoli Città di Pace all’attuale ministra della Difesa Roberta Pinotti da parte dell’Unione Cattolica Stampa Italiana.

Le motivazioni del premio a lei dato costituiscono un’offesa all’intelligenza e sono un monumento alla mistificazione: «I notevoli primati del suo ruolo strategico e riformatore in materia di difesa nazionale e internazionale, declinati al femminile in piena coerenza con un impegno al servizio della politica come forma più alta d’amore, che, mette sempre al centro e tutela la dignità della vita umana».

Ci chiediamo da quando i ministri della Difesa si occupano della tutela e della dignità umana e non invece dell’organizzazione e realizzazione della guerra sebbene sotto la denominazione edulcorata e rassicurante di missione di pace e operazione di polizia internazionale. Le guerre in Iraq, i bombardamenti della Serbia e della Libia, la guerra in Afghanistan sono le azioni scellerate che i governi italiani e i ministri della Difesa hanno promosso riuscendo sia ad aggirare l’articolo 11 della Costituzione, sia a fare ulteriormente ingrassare i fabbricanti di armi, complici dei Parlamenti composti da maggioranze di alza paletta che rinnovano esorbitanti finanziamenti per sistemi d’arma, bombe, missili, aerei e navi da guerra tanto da non avere più denaro per curare i malati, istruire i giovani, sconfiggere le marginalità sociali.

La stessa ministra Pinotti, sempre pronta a mettere a disposizione soldati italiani per tutte le guerre del pianeta, ha intuito il paradosso della concessione del premio e, prevedendo critiche ha affermato: «Potrebbe sembrare paradossale premiare un ministro che si occupa di Difesa e Forze armate con un premio per la pace, ma si è capito che non è affatto paradossale perché le nostre Forze armate operano proprio per garantire la sicurezza dei cittadini, la stabilità delle Istituzioni e lavorano quotidianamente per riportare la pace».

Sarebbe istruttivo per tutti che a queste affermazioni potessero replicare i civili uccisi dalle bombe italiane, i morti iracheni uccisi a causa della fantomatica arma letale per cui venne combattuta – anche da parte degli italiani – quella guerra. E soprattutto dovrebbero parlare le centinaia di militari italiani morti e le migliaia di ammalati di cancro a causa dell’uranio impoverito alle cui polveri furono esposti senza alcuna protezione. Gli orfani e le vedove di quei militari, cui sono negate anche forme di assistenza, meriterebbero di non essere offese da questo premio.

È certo molto inquietante e moralmente grave che il premio sia stato promosso e attribuito dall’Unione Cattolica Stampa Italiana Campania nella persona del suo presidente regionale Giuseppe Blasi e della vicepresidente nazionale Donatella Trotta con la partecipazione dell’assistete spirituale dell’Unione il salesiano Tonino Palmese. L’Unione Cattolica Stampa Italiana ha commesso un grave errore che noi qui denunciamo. A chi il prossimo premio per la pace? A Finmeccanica? È evidente che l’Unione non presta attenzione alle parole che papa Francesco ha pronunciato, ripetutamente in questi tre anni, contro i fabbricanti di armi e i loro mediatori e clienti. Armi che sono realizzate con il solo scopo di uccidere, per essere utilizzate in questa terza guerra mondiale a puntate nella quale i ministri della Difesa italiani hanno avuto e hanno un ruolo non di comparse, ma di protagonisti premiati in nome della «pace».

Ma questo non è un paradosso, è soltanto vergognoso.

Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta, Sergio Tanzarella, storico della Chiesa, Alex Zanotelli, missionario comboniano, Francesco de Notaris, ex senatore e attivista per la pace, Francesco La Saponara, ex deputato e docente universitario

(Pubblicato su il manifesto del 5 maggio 2016)

nucleocom.org

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