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(16 Agosto 2012) Enzo Apicella

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Una città che aspetta di essere liberata, Manbij

(3 Giugno 2016)

manbij

I popoli della Siria si sono ribellati chiedendo un cambiamento in Siria nel 2011 e sono passati all’azione contro il regime Baath. Ma la sanguinosa repressione del regime Baath ha portato la Siria in una guerra civile.

Le bande locali e straniere si sono riunite sotto il nome Esercito Libero Siriano (ELS) e hanno tradito la richiesta di cambiamento, trasformazione, giustizia e libertà del popolo siriano e hanno iniziato ad agire per i propri interessi e per gli interessi delle potenze internazionali.

Oltre all’ELS, gruppi simili ad Al Qaeda come Jabhat Al Nusra, Ahrar Al Sham sono entrati nel fronte siriano. Con l’inclusione di questi gruppi nella guerra civile siriana, la situazione è arrivata a un punto morto.

Bande sotto ISIS, Jabhat Al Nusra, Ahrar Al Sham e l’ELS hanno iniziato a invadere le città siriane una per una e hanno spinto i popoli della Siria a una migrazione interna e verso l’esterno. Queste bade hanno imposto la loro visione del mondo alle persone in queste città, villaggi e borghi che hanno invaso e hanno oppresso, sfruttato e torturato la popolazione.

Manbij è una delle città invase dalle bande. Manbij è stata invasa dall’ELS all’inizio della guerra, seguito da Jabhat Al Nusra e Ahrar Al Sham, e infine da ISIS.
Tutto in città è peggiorato dopo l’invasione da parte di ISIS nel 2014.

MANBIJ
Manbij è nella parte nord della Siria, a 85 km da Aleppo, 45 da Jarablus, 65 da Kobanê e 40 da Al Bab.

Manbij ha 4 distretti: Ebû Qelqel, Ebû Kehef, Meskene e Xefsa. Manbij è una delle diverse città della Siria. Circassi, arabi, turkmeni e curdi e altre etnie vivevano nella città.

La città includeva 65% di arabi, 25% di curdi, 5% di circassi e il %2 di popolazione di altre etnie e fedi.

Il mondo ha sentito parlare di Manbij dopo l’invasione di ISIS nel 2014. Manbij è una città 30 km a ovest dell’Eufrate.

Manbij è stata invasa dalle bande nella Coalizione Nazionale Siriana tra il 2011 e il 2014 e ISIS ha mandato via le bande della CNS per prendere il loro posto nel 2014.

La vita tribale e i legami tribali sono molti forti a Manbij. La popolazione arabo-sunnita è quella maggioritaria in città, come a Raqqa. Questa popolazione di arabi sunniti ha legami e relazioni con gli arabi sunniti nell’ovest dell’Iraq.

Manbij aveva un’ampia popolazione curda come Ayn Isa, ma la popolazione curda nella regione nel tempo è sistematicamente diminuita.

L’attacco sistematico e le politiche contro la popolazione curda sono aumentate dopo l’inizio della guerra civile siriana. La popolazione curda ha affrontato sempre più massacri sia nel periodo di invasione della CNS nel periodo 2011-2014 e nell’invasione da parte di ISIS. Gli attacchi continuano fino a oggi, con l’obiettivo di liberare la regione dalla popolazione curda.

L’IMPORTANZA DI MANBIJ
Manbij è una città situata nel nordovest della Siria. Ha una collocazione strategica che collega le strade tra le maggiori città della Siria e le città dell’ovest dell’Iraq come Mosul e Baghdad.
La città di Manbij è un punto maggiore di transito che conduce ad Aleppo, regione Shehba, Raqqa, Azaz e Jarablus. Grandi progetti agricoli nella regione hanno attratto decine di migliaia da altre città della Siria verso Manbij. Questo ha naturalmente portato a una modifica della demografia della città e della regione. Manbij è collocata in un punto dove si incontrano le maggiori state che raggiungono l’intera Siria. Per via di questa posizione geografica e importanza strategica, Manbij funge da arteria carotidea delle bande di ISIS.

LA VITA A MANBIJ PRIMA E DOPO ISIS
Prima dell’inizio della guerra civile, la vita in Siria era relativamente diversa rispetto a altri Paesi arabi.

La popolazione di Manbij passava liberamente tempo all’aperto, frequentava parchi e caffè e nei mesi estivi consumava pasti nei ristoranti fino a tarda notte. Donne e uomini potevano andare insieme in luoghi di intrattenimento e partecipavano insieme a manifestazioni contro il regime di Assad.

Ma la situazione a Manbij è gradualmente cambiata dopo l’avvio della guerra civile iniziata nel 2011 e con l’occupazione delle bande affiliate alla CNS nel periodo dal 2011 al 2014. La città è degradata in un posto dominato dalle leggi della Sharia. La situazione in città è peggiorata con l’occupazione da parte delle bande di ISIS nel 2014.

Dopo aver preso in controllo dell’intera città, le bande di ISIS hanno formato un sistema con gente del posto e il precedente staff governativo. Hanno introdotto le leggi della Sharia e formato tribunali della Sharia ai sensi di questo sistema.

Era impossibile resistere o protestare contro le partiche delle bande di ISIS che occupavano Manbij. I residenti della città quindi dovevano ubbidire alle leggi delle bande di ISIS per avere sicurezza, cibo e servizi.

Ma le forniture energetiche e idriche della città sono state distrutte e la vita è diventata più difficile per i civili a fronte dell’intensificarsi dei bombardamenti aerei della coalizione internazionale a guida USA nell’ultimo periodo.

LA VITA A MANBIJ OCCUPATA DA ISIS
Il trattamento delle donne nelle aree occupate da ISIS è stato in una certa misura coperto dalla stampa. Dichiarazioni di locali, soprattutto donne, nelle aree liberate dalle forze delle YPG/YPJ e delle FDS rivelano come sono state trattate dalle bande di ISIS.

Le donne giovani non potevano mai uscire di casa senza un parente stretto (in genere padre, fratelli o mariti). Le donne dovevano indossare il burqa o un velo che copriva tutto il corpo dalla testa ai piedi.

Le bande di ISIS hanno anche istituito le cosiddette unità di asayish (pubblica sicurezza) islamiche che ispezionavano le donne a Manbij come lo facevano a Raqqa.

Un’unità speciale di asayish pattugliano costantemente le strade per ispezionare anche I vestiti degli uomini e accertarsi che le leggi della Sharia siano messe in pratica. È vietato fumare e coloro che lo fanno sono soggetti a frustate se sono colti sul fatto dalle cosiddette unità di sicurezza. Inoltre gli uomini devono andare alla moschea per pregare cinque volte al giorno.

MAHIR YILMAZKAYA

uikionlus.com

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