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La marea bianca e blu

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(29 Maggio 2010) Enzo Apicella
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    Democrazia: la Turchia ritorna velocemente indietro

    (16 Giugno 2005)

    Si tiene in questi giorni a Bruxelles il Consiglio Europeo; è pertanto opportuno sollecitare l’attenzione dei partecipanti sull’attuale situazione in Turchia, affinché se ne tenga adeguatamente conto.

    In Turchia è cresciuta la speranza di pace sociale da quando, il 1° settembre 1998, il PKK ha proclamato il cessate-il-fuoco unilaterale; in seguito le forze kurde hanno dato attuazione, in maniera sempre più approfondita, alla linea politica finalizzata a una soluzione democratica, che è stata avviata da Abdullah Öcalan dall’isola-prigione di Imrali. Non solo il movimento kurdo, ma anche le forze democratiche attive in Turchia hanno iniziato a lavorare per poter dar vita a tale speranza. Sia il governo che l’esercito turchi hanno tuttavia continuato ad avvicinarsi alla Questione Kurda con i loro ormai usuali approcci politici: si è adottata una politica che è una presa in giro dell’opinione pubblica, producendo alcune riforme legislative, ma soltanto sulla carta. È tuttavia comunque da apprezzare che sia stata fissata dall’UE, il 17 dicembre scorso, la data d’inizio dei negoziati con la Turchia: ciò costituisce infatti una nuova opportunità per far avanzare la democratizzazione del Paese. Il governo turco si serve ancora, però, di ciò per dar copertura alle proprie linee politiche: ne sono prova l’assassinio a Kiziltepe di un bambino 12enne e del padre e altre esecuzioni extragiudiziali perpetrate recentemente.

    Molti sono i casi di condotta antidemocratica verificatisi dopo il 17 dicembre. Nel solo anno 2004 sono state presentate 115 interrogazioni al Parlamento Europeo riguardo a comportamenti antidemocratici dello stato turco: ciò basta per sintetizzare quale sia il grado di sincerità della Turchia riguardo alla democrazia. Inoltre, la Corte di Cassazione turca ha ribadito che E?itim Sen, il piu’ grande sindacato del Paese, che raggruppa gli insegnanti, deve essere chiuso (il caso processuale era stato aperto su richiesta del Capo di Stato Maggiore, poiché nello statuto dell’E?itim Sen è menzionato il “diritto all’educazione nella lingua madre”). La reazione statale non è contro il sindacato in sé, ma è dovuta al fatto che esso ha previsto l’istruzione in lingua madre e in tal modo ha introdotto la Questione Kurda nel proprio statuto; si tratta, dunque, di una reazione contro i Kurdi.

    Sono attuate reazioni simili anche nei confronti delle forze democratiche. Le Madri per la Pace sono state maltrattate dalle autorità statali in quanto non volevano la morte dei propri figli, né di altri giovani. Eppure le Madri volevano contribuire a far calare la tensione che di recente è cresciuta nel Paese e ad attuare una soluzione pacifica. La linea politica violenta nei confronti delle donne è ripresa l’8 marzo; le donne intendevano manifestare pacificamente, ma quel giorno sono state attaccate brutalmente dalla polizia.

    I governanti turchi hanno constatato che durante i festeggiamenti del Newroz gli attivisti kurdi reclamavano i propri diritti civili e politici e hanno reagito producendo un ordine del giorno falso: propagandavano che si stava “dividendo la patria” e poi organizzavano un pericoloso gioco volto a fomentare il nazionalismo. Pertanto alle richieste di pace sociale le autorità rispondevano con una minaccia di scontri sociali.

    Cresce la dose di violenza giornalmente prodotta dai governanti: in primavera sono state avviate vaste operazioni militari in ogni parte del Kurdistan, che ancora proseguono, contro i guerriglieri delle Forze di Difesa del Popolo (HPG). Notizie di scontri si susseguono ogni giorno. Si tenga presente che nel solo mese di maggio ben 50 sono state le vittime di tali scontri. Il comportamento statale provoca dunque spargimento di sangue, come già in passato. Si pratica la violenza a un livello notevolmente elevato, in base alla motivazione che la Questione Kurda è una questione “di terrorismo”.

    Inoltre si attuano comportamenti antidemocratici nei confronti del leader del popolo kurdo Abdullah Ocalan, che riveste un ruolo-chiave nel cammino verso la soluzione della Questione Kurda. Il nuovo “Pacchetto di riforma per la democratizzazione”, che si è iniziato ad applicare dal 1° giugno, riguarda le leggi penali e non consente gli incontri tra il Presidente Ocalan e i suoi legali. Nel giorno in cui le nuove norme sono entrate in vigore, Abdullah Ocalan ha incontrato i suoi legali, ma la loro conversazione è stata registrata dalle autorità. Il Presidente Ocalan ha poi dichiarato, il giorno stesso, che tale comportamento e l’entrata in vigore della nuova legge dimostravano ufficialmente che il governo turco era deciso a mettere fine al processo volto a rinvenire una soluzione politica e democratica alla Questione Kurda, da lui stesso avviato sei anni fa. Eppure è trascorso appena un mese dal 12 maggio scorso, allorché la Corte Europea per i Diritti Umani ha pronunciato la sentenza sul caso ?calan, chiedendo la ripetizione del processo nei suoi confronti da parte della Turchia. Abdullah Ocalan ha anche dichiarato che non terrà colloqui con i suoi legali fino al ripristino di condizioni eque, in segno di protesta per i comportamenti adottati dalle autorità turche nei suoi confronti. Tutto ciò dimostra che la Questione Kurda è entrata in una nuova, avventurosa, fase; la Turchia procede verso la data di apertura del negoziato con l’UE (3 ottobre) all’ombra dei suoi persistenti comportamenti antidemocratici, delle operazioni militari e degli scontri armati, nonché di richieste di pace e di democrazia da parte dei Kurdi; il Kongra-Gel, invece, nella propria dichiarazione del 1° giugno ha richiesto che si concludano le operazioni militari, per riaprire la strada verso il dialogo e verso una soluzione.

    Riteniamo pertanto importante sollecitare l’attenzione sia dei rappresentanti dei Paesi UE che dell’opinione pubblica europea sulla necessità del rispetto di valori e principi, in particolare dei diritti umani e dei popoli. Occorre agire per fermare il cammino a ritroso della Turchia e affinché si creino condizioni di equità che consentano un nuovo processo nei confronti del Presidente Ocalan; occorre far sì che la Turchia si avvicini in maniera democratica e pacifica alla Questione Kurda.

    Roma, 15 giugno 2005

    UIKI-ONLUS
    Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia
    www.uikionlus.com

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