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(28 Gennaio 2011) Enzo Apicella
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(Lotte operaie nella crisi)

E qui, cosa aspettiamo a dare battaglia
al padronato e al governo Renzi?

(11 Giugno 2016)

Volantino distribuito ieri alla Fincantieri di Marghera (congiuntamente al testo "A fianco dei lavoratori francesi e belgi in lotta")

Lavoratori, lavoratrici,
mentre in Francia i lavoratori di tutte le categorie e la gioventù combattiva preparano lo sciopero generale per il 14 giugno, qui siamo fermi o, al massimo, andiamo avanti come le lumache.
Eppure Confindustria, Federmeccanica e Fincantieri ci hanno dichiarato guerra. Non vogliono aumentare i salari. Pretendono di allungare gli orari. Puntano ad aumentare produttività e profitti a spese dell'occupazione e della salute dei lavoratori. Non vogliono limiti agli appalti. Hanno già assicurata dal Jobs Act la libertà di licenziare - la banda di Bono l'ha usata per licenziare Giuseppe Muzio, 41 anni, magazziniere, da 11 in Fincantieri a Palermo, reduce da un infarto e assegnato a un turno di notte in cui si è sentito male... Non solo, ma le organizzazioni sindacali, invece di fare un mea culpa e rimettere in discussione gli accordi peggiorativi sottoscritti in tutti i cantieri, a Castellamare, Sestri e Ancona, con le flessibilità coatte, si preparano a chiudere un contratto integrativo, se mai l’azienda lo vorrà fare, che accetta la divisione normativa e salariale tra i dipendenti di una stessa azienda. E lo stesso rischio si corre con il contratto nazionale dei metalmeccanici.
Anche i burocrati-culi di pietra di CGIL-CISL-UIL e FIOM-FIM-UILM hanno capito che tira una brutta aria. Di mala voglia hanno deciso di bloccare gli straordinari nel comparto metalmeccanico e indire qualche ora di sciopero. Ma il tutto fatto senza molta convinzione, male organizzato, senza trasmettere ai lavoratori nessuna intenzione di dare realmente battaglia. Però con scioperi annunciati con settimane o mesi di anticipo, che non mordono gli interessi e l'organizzazione aziendali, invece di accumulare forze, si consumano forze.
Per piegare l'aggressività dei padroni e del governo serve ben altro! Serve una lotta vera, dura, ben organizzata, auto-organizzata, sulla base delle necessità operaie di aumentare i salari e gli occupati, ridurre gli orari e i carichi di lavoro senza contropartite, azzerare le 'flessibilità' concesse, imporre la parità di trattamento tra gli operai degli appalti e i dipendenti diretti.
Sappiamo bene che tra i lavoratori c'è paura, c'è sfiducia, c'è rassegnazione, e divisione seminata ad arte dai padroni e anche dalle burocrazie sindacali complici del padronato e del governo. Ma se non vogliamo perdere la salute e la dignità solo per arricchire pescecani come Marchionne, Bono &Co. e i loro tirapiedi alla Renzi; se non vogliamo farci la pelle gli uni con gli altri, pagandone alla fine il prezzo tutti quanti; abbiamo davanti una strada obbligata: rimboccarci le maniche ed entrare in campo in prima persona, organizzare da noi le nostre forze che sono potenzialmente grandissime, perché siamo noi classe lavoratrice a mandare avanti la società e perché siamo milioni e milioni!
Un primo passo è stato compiuto in questa zona con l'assemblea operaia del 21 maggio a Marghera, che abbiamo organizzato assieme ai compagni dell'opposizione in CGIL in solidarietà con i delegati della Fiat di Termoli e Melfi in lotta contro Marchionne. L'assemblea è riuscita, ha posto all'ordine del giorno la formazione di Coordinamenti di lavoratori disposti a organizzare una vera lotta per i contratti e contro il governo. Ora si tratta di passare dalle parole ai fatti.
Prendiamo esempio dai lavoratori francesi e belgi e dalla lotta della Fiat di Termoli e di Melfi! Lì i lavoratori e i delegati più combattivi si sono ribellati ai sabati obbligati di straordinario, ma sono stati lasciati soli e denunciati dalla stessa FIOM perché organizzavano ed organizzano scioperi che la direzione FIOM non vuole, nonostante siano sostenuti dalla maggioranza dei lavoratori.
Opponiamoci anche noi a questo attacco con la lotta e in modo organizzato, non lasciando spazi ad accordi separati o unitari, nazionali o aziendali, che peggiorino la vita di chi lavora e spianino la strada al carrierismo sindacale e alla totale libertà di azione dei padroni sulla pelle dei lavoratori.

Marghera, 10 giugno 2016

Comitato di sostegno ai lavoratori Fincantieri

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