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L'angoscia dell'anguria

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(24 Luglio 2013) Enzo Apicella

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Contro la strategia del capitale

editoriale nu. 3/2016

(21 Giugno 2016)

Il compito della classe operaia non è salvare il capitalismo dalla sua crisi e dalle sue armi di distrazione di massa, ma salvare la classe lavoratrice e le masse popolari dal capitalismo

I salari e i diritti dei lavoratori sono sempre più sotto attacco, la disoccupazione cresce, nonostante i numeri della propaganda governativa, sono poche le industrie rimaste in seguito alla delocalizzazione. Renzi si gongola della sua politica antipopolare di tagli, decurtazione dei salari e precariato perché attrae investimenti esteri, ma i capitalisti stranieri si appropriano delle imprese italiane per chiuderle o ristrutturarle per renderle più competitive con conseguente riduzione del personale.
Privatizzazioni dei servizi pubblici, compresa la sanità (con tutte le conseguenze che ricadono sugli operatori e sui pazienti), Jobs act e accordo sulla rappresentanza, firmato con la complicità dei sindacati confederali, eliminazione delle tutele sindacali, repressione sui luoghi di lavoro dove aumentano i ritmi e si tagliano le pause, lavoro precario, libertà di licenziamento e più sfruttamento sono misure che eliminano gli ostacoli ai capitalisti e ne aumentano i profitti.
Per portare a compimento il disegno capitalista il governo Renzi - del quale è degno rappresentante - deve ricorrere alle riforme istituzionali e costituzionali. Per cambiare l'Italia è vero, nel senso di renderla sempre più barbara come gli Stati Uniti. Ma mano libera ai capitalisti non è prerogativa italiana. Le riforme delle riforme fanno parte della politica europea. Dopo aver affamato i portoghesi, gli spagnoli, i greci - dove continuano massicce lotte e scioperi oscurati dai mass-media a sostegno di Tsipras - tocca alla Francia. Paesi retti da governi che si definiscono di sinistra ma agiscono come la destra, sono governi reazionari quindi basta col considerarli di sinistra e stupirsi delle loro scellerate scelte antipopolari, questa paternità gli va tolta.
Solo che la Loi travail vede, a differenza dell'Italia, scioperare tutte le categorie e scendere milioni di lavoratori, giovani e studenti nelle piazze in difesa dei propri diritti e per salvare lo stato sociale. Mobilitazioni che si scontrano con la repressione, aumentata considerevolmente dopo gli attacchi terroristi, ma rivolta solo contro le proteste. Evidentemente i sindacati francesi sono meno condizionati dai partiti di governo che invece sono molto presenti nel nostro paese dove l'offensiva del capitale è favorita dalla concertazione tra governi, Confindustria e sindacati che, invece di mettere in moto la classe per la difesa delle conquiste storiche, cercano di frenare le poche lotte isolate causando passività, sottomissione e rassegnazione.
La strategia del capitale e dell'imperialismo è chiara. Il capitalismo è in una fase sempre più profonda della sua crisi, deve crescere la sua aggressività militare e, con l'alibi della lotta al terrorismo, ogni tipo di violenza, la deriva fascista, il ricorso alla repressione e all'offensiva antipopolare. Viminale e Palazzo Chigi stanno lavorando ad un decreto legge sulla "sicurezza urbana" per dare più poteri ai sindaci di intervenire su un settore finora affidato a prefetto e questore. Ulteriore tassello, insieme alla legge sulla rappresentanza che dovrebbe sancire l'accordo vergognoso tra Confindustria e sindacati e la nuova legge sugli scioperi, per tentare di chiudere la bocca a chi si oppone.
In questo contesto si inseriscono la promozione e le campagne anticomuniste. Persecuzioni, condanne, divieti contro i partiti comunisti ricorrono in tutti i paesi. Solo qualche esempio: in Polonia, dove si sta realizzando una "Aegis Ashore", l'installazione terrestre del sistema missilistico Usa già costruito in Romania, militanti del Partito comunista sono stati condannati a 9 mesi di carcere, molti al lavoro sociale obbligatorio e a multe per la diffusione delle loro idee sul giornale Brzack. In Ukraina il Partito comunista è al bando e la giunta golpista e nazista con il pretesto del rafforzamento della sicurezza nel mar Nero si allea con il governo fascista turco, e privatizza le terre, una manna per le multinazionali dell'agricoltura.
La politica anticomunista è adottata ufficialmente dalla UE che equipara nazifascimo e comunismo nascondendo persino il ruolo dell'Urss nella vittoria sul nazismo (l'87% dei giovani tedeschi, inglesi e francesi lo ignorano) per mantenere questa società marcia e moribonda in una presunta libertà e democrazia occidentale, a tutto vantaggio degli Stati Uniti che accrescono la loro influenza sugli alleati europei. Influenza che spazia dal campo culturale a quello militare (si intensificano le esercitazioni NATO), a quello economico e che trova, pur con qualche contraddizione, terreno fertile. Membri della UE come Svezia, Finlandia, Danimarca (in prima fila contro gli immigrati) - lodati da Washington per il loro mantenimento delle sanzioni contro la Russia - sono forti sostenitori del Ttip. La candidata Clinton, infatti, definisce la collaborazione USA-UE il "maggiore scopo strategico dell'alleanza transatlantica". Ovvero non un'alleanza con la UE, ma un blocco politico, militare ed economico sotto comando statunitense che, con Israele e le petromonarchie si affermi sulla cooperazione Russia, Cina, Iran e qualsiasi paese si contrapponga ai diktat di Washington.
La crisi del capitalismo è evidente dalla crescente aggressività militare (e relative spese sottratte dal sociale) delle forze imperialiste che non pongono limiti al controllo delle materie prime e dei mercati. Aumentano gli scenari di guerra, risorsa del capitale per superare la crisi e ciò comporterà maggiore sfruttamento e peggioramento delle condizioni di vita.
La classe operaia sempre più oppressa, ricattata, minacciata se organizza scioperi, da anni non è capace di organizzarsi per intensificare la sua guerra di classe e rispondere a quella che gli ha dichiarato la borghesia. Dimostrando la sua debolezza sarà condannata alla schiavitù. Il suo compito non è quello di salvare il capitalismo dalla sua crisi e dalle sue armi di distrazione di massa, ma salvare la classe lavoratrice e le masse popolari dal capitalismo con l'unità di classe - fuori dalla logica del proprio orticello - e con lotte decise e incisive. Cambiare profondamente e radicalmente il sistema sociale che rende i poveri sempre più poveri mentre l'1% diventa sempre più disgustosamente ricco è la sola soluzione. Ma per portare a compimento questo progetto è necessario che la stessa classe diventi protagonista del suo futuro sia sul piano sindacale che su quello politico attraverso la ricostruzione del proprio partito. L'autentico Partito Comunista basato sulle teorie di Marx, Engels, Lenin, il solo in grado di organizzare la rivoluzione proletaria e di costruire una società socialista senza padroni né sfruttamento.

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